Table of Contents Table of Contents
Previous Page  421 / 762 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 421 / 762 Next Page
Page Background

giacché superficialmente un mantello di

loess

maschera quasi ovunque

il sottostante conglomerato. Al materiale di origine prettamente alpino

si unisce però anche quello delle

Marittime

e dell’Appennino occiden­

tale in piccola parte trascinato dal Tanaro, quando questo fiume veniva

a sboccare nel Po nei pressi di Carmagnola; conviene però accennare

al fatto che tale antico corso del Tanaro probabilmente non si verificò

che assai tardi nel

quartenario,

cioè dopo compiutosi il gran complesso

di fenomeni

diluvio-glaciali

, all’ iniziarsi del periodo della

magra

ge­

nerale, caratterizzato dall’escavazione degli alvei nelle formazioni

di­

luvio-glaciali;

epperò il Tanaro avrebbe col Po rimaneggiato ed inciso '

i lembi

diluviali

preformati, poscia o per sopravvenuto movimento di

suolo o per sbarramento creato dallo accumulo di alluvioni si sarebbe

verificata la deviazione verso l’attuale 'alveo.

Il

loess

che ricopre e

diluvium

e

villafranchiano

è di posteriore for­

mazione, o, per lo meno, una parte di esso si è formata posteriormente ;

ma di questo

loess

ci occuperemo più particolarmente. Lembi di

dilu­

vium

troviamo ancor alle falde collinesche lungo tutto il percorso del

Po sulla destra, rivelabili là ove escavazioni naturali od artificiali hanno

messo a nudo il sottoposto materiale; e specialmente in rispondenza dei

tratti pianeggianti che intercedono tra le colline ed il corso del fiume.

Così presso Torino, al Rubatto, alla barriera di Casale, alla Madonna

del Pilone, allo sbocco di vai Mongreno si rivelò negli scavi profondi il

conglomerato identico a quello su cui sta Torino’ appartenente al cono

di deiezione,

diluvium recente

, della Dora Riparia. Lo stesso avverrà

per analogia in molti siti a valle, nei quali il Po abbia tagliato e lasciato

a destra lembi del

diluvium antico o recente,

che da sinistra si spinge

fino alla sua sponda. Ovunque però superficialmente questi lembi sono

ricoperti da materiali in genere di più recente formazione, di prove­

nienza collinesca. È probabilissimo che in corrispondenza degli sbocchi

dei torrenti della collina dei coni di deiezione speciali siansi formati in

iscala ridotta anche nel

quaternario antico,

essendo già allora conve­

nientemente emersa e sollevata la regione collinesca, e che siansi inne­

stati a quelli alpini ; ma questi coni di deiezione

antichi

collineschi ed

i loro rapporti cogli alpini sono mascherati da più recenti formazioni

che vi si sovrapposero. Il Sacco fa cenno nel lavoro già nominato di certi

conglomerati allo sbocco delle vallette; questi rappresenterebbero appunto

il

diluvium

collinesco; esclusi i conglomerati sui fianchi e dossi colli­

neschi o nei

thalwegs

vallivi, ma a maggiore elevazione. Questi ultimi

sono generalmente prodotti da sfasciamento e scoscendimento di masse

di conglomerati

miocenici

in posto, che intercalati a marne e molasse

formano l’ossatura delle colline, come già ebbimo occasione di esporre

DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI TORINO

397