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PARTE II — DESCRIZIONE GEOLOGICA

tenerle

preglaciali

ed opera di correnti

diluviali

, senza che mai si ac­

cenni a

pliocenità;

l'autore le ritiene

plioceniche

per ciò che al

pliocene

riferisce le

alluvioni plioceniche villafruncinane;

noi riteniamo le

allu­

vioni plioceniche

là ove esistono, come

postplioceniche quaternarie;

al

piede delle Alpi poi per noi non si costituivano dette

alluvioni

, ma una

formazione distinta e speciale il

diluvium

, diviso in

antico

e

recente

sempre

preglaciale.

I nomi di

löcherige Nagelflue

,

Diluviai Nagelflue, Preglacial Schotter,

Preglaciale Breccie, Aelteres Schwemmland, ancien Diluvium, Alluvions

anciennes, Alluvions anteglaciaires, Alluvions ferrugineuses

,

Alluvions

infraglaciaires, Alluvions ipoglaciaires

non hanno valore cronologico se

non in quanto che stabiliscono la precedenza in tempo di tali forma­

zioni alla

glaciale,

ma non da riferirle al

pliocene.

Cita l’autore il lembo ricchissimo in ligniti di Momello sopra Lanzo;

è questo dovuto ad un’ansa montuosa in cui trovavano relativa tranquil­

lità a deporsi le acque torbide delle correnti

diluviali

di Stura di Lanzo

e del Tesso, ed ivi ancor trovavano agio ad accumularsi i legnami flui­

tati; nulla havvi di particolare in questo lembo entro alpino di

dilu­

vium;

altri se ne incontrano più internati, ma che non si trovarono nelle

condizioni favorevoli a depositi di fanghiglie e resti vegetali.

Consigliamo poi l’autore a non dar sempre gran peso alle asserzioni

di rinvenimenti di ossami; se tal cosa fosse avvenuta nella regione Mo­

mello, qualche cenno certamente se ne troverebbe in qualche lavoro geo­

mineralogico dell’epoca (un 40 anni addietro), tanto più se fossero quei

resti scheletrici stati portati ad un museo, nel quale certamente gli

scienziati d’allora avrebbero avuto tutto l’interesse, in pro della scienza, a

non lasciare nel dimenticatoio documenti di tale importanza. Qui abbiamo

come al solito ripetute alternanze di banchi marnoso-argilloso-sabbiosi,

ghiaiosi e ciottolosi, con stratificazione non affatto, ma bastantemente

regolare, in vista della tranquillità relativa di deposito, con lenti ligni-

tiche, e ghiaiette dilavate. Esistono anche qui sotto le argille e le ligniti

e le ghiaie banchi ciottolosi a grossi elementi che il Sacco attribuisce

al

villafranchiano

solo per ciò che sono dilavati ; non ci pare che questo

basti per separarli dal resto

diluvium,

come già esponemmo precedente­

mente. L ’autore riferisce le filliti incontrate e determinate dal Sismonda a

specie

plioceniche,

pur non mostrandosi affatto sicuro sulla esattezza

delle determinazioni.

L ’autore descrive poi il

diluvium

, che chiama

sahariano,

a ciottoli

poco dilavati, ricoperti dal

loess

’giallo-rossastro, eroso posteriormente

in terrazze, nel

periodo terrazziano

: nulla abbiamo ad aggiungere in pro­

posito a quanto già esponemmo, salvo ad affermare ancora essere questo-