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PARTE II — DESCRIZIONE GEOLOGICA

Anzitutto ci domandiamo come il Sacco non abbia notato:

1° Il dislivello notevole tra l’altipiano di Ciriè 413 metri e l’alti­

piano dei Boschi di Barbania 375 metri ; 2° la marcatissima differenza

petrografica tra le pareti o fianchi a destra ed a sinistra della valle;

ricordiamo a tale riguardo che precisamente al Rio Grande sotto alla

Buretta, e dallo sbocco di esso nella Fandaglia pel corso di questa fino

alla confluenza col Mallone corra il limite tra il

diluvium antico

della

Stura di Lanzo e quello del Mallone, il che, come già osservammo a

suo tempo, noi già constatavamo nel nostro lavoro geologico sul gruppo

del Gran Paradiso; ma ciò veramente non riguarda l’attuale questione.

Che cosa troviamo noi di tanto differente in questo materiale? Sono

60 metri di ciottoli e terra, poi 10 metri di ghiaia, sabbie e marne

(perchè non argille?) alternanti e strati ghiaiosi a lenti e sabbie dila­

vate, poi 3 metri di marne a filliti alternate con sabbie e ghiaie. Il

Sacco avrebbe potuto scegliere anche altra regione ove le marne (come

egli chiama le argille compatte) sono assai più sviluppate. Tutta la dif­

ferenza sta nella diminuzione degli elementi, e nell’essere questi in basso

più fini, ghiaie, sabbie, marne ; e su tale differenza il Sacco vuol fare

di quella massa due piani geologici distinti? La parte inferiore egli fa

equivalente al

villafranchiano

subalpino, 3 metri in tutto; ma quello

che lui chiama

villafranchiano

subalpino è per noi il

diluvium antico

e tutta la massa sovraincombente fa parte del gran cono

diluviale an­

tico

della Stura di Lanzo a destra, del Mallone a sinistra;

villafran­

chiano

subalpino che fa equivalente al

villafranchiano

tipico

pliocenico,

diluvium antico

che noi facciamo

quaternario antico inferiore.

Però a

proposito delle sorgenti afferma che queste sono un carattere dei più

appariscenti del

villafranchiano;

a noi pare che qualunque formazione

presentante alternanze di ghiaia e marne od argille sarà ricca di sor­

genti al piano di contatto tra ghiaie permeabili e strati impermea­

bili marnosi od argillosi, senza che ne venga come conseguenza inevi­

tabile che debba appartenere al

villafranchiano.

È a notarsi che nella

valle del Mallone predominano gneiss che per alterazione dànno argille,

nulla di più naturale che all’ iniziarsi delle correnti

diluviali,

queste

dapprima moderate cominciarono dal portare in basso e deporre le melme

che trovarono preparate a monte, che, come succede in qualunque cir­

costanza analoga frammezzarono a ghiaie e sabbie finché sviluppatesi in

potenza portarono ed accumularono grossi ciottoli. E queste alternanze

il Sacco le troverebbe anche in ciò che chiama

sahariano

o

diluvium;

sull’altipiano di Barbania le lenti argillose sono a meno di 5 metri di

profondità ed anche superficiali ad un’altitudine di 370, 375 metri senza

bisogno di andarle a cercare in fondo alla Fandaglia; ciò prova che