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DELLA PROVINCIA DI TORINO

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furioso irrompere dei torrenti laterali, in ispecie del Messa (Almese e

Rivera), del Cessi (Chiavrie), del Gravio (Condove), dei torrenti di Bru-

zolo, di Chianoc, di Foresto e di Monpantero, che hanno creato impo­

nenti coni di deiezioni ed in ogni tempo recarono danni e rovine. Po­

steriormente altra via si costrusse, prima mulattiera, poi carrozzabile,

che da Torino per Rivoli guadagnava le alture

moreniche

e giungeva

ad Avigliana per Buttigliera Alta, percorrendo la falda delle colline

moreniche.

Da Avigliana scavalcata la diga rocciosa di sbarramento già

mentovata, appena sbrecciata al passo del fiume Dora Riparia, detta

strada tagliava il piano torboso a valle dei laghi di Avigliana e giun­

geva a Sant’Ambrogio, donde rasentando il piè dei monti di destra

passava a Chiusa San Michele, Vayes, Sant’Antonino e Villar Focchiardo,

ove si trovava di frequente guasta dalle formidabili deiezioni del Gravio;

poscia per il Mal Passo e San Giorio giungeva a Bussoleno, dove va­

licava la Dora a raggiungere il tracciato della via romana e seguirlo

fino a Susa. E questa strada fu in attività di servizio fino alla costru­

zione della grandiosa via napoleonica.

Questa da Torino (m. 249 stazione ferrovia di Bivoli) sale a Kivoli

allo incontro dell’arco

morenico

scendendo nell’interno del bacino di

erosione

glaciale

o vera valle (m. 345); percorre sulle alluvioni la

valle per San Antonio d’inverso, Avigliana, S. Ambrogio (m. 356),

Condove (m. 368 stazione ferroviaria), S. Antonino (m. 380) fino alla

Giaconera, ove dalla destra passa alla sinistra della Dora (m. 398).

Nell’epoca romana, ed anche più tardi, non era possibile il percorrere

ovunque il fondo pianeggiante della valle, a causa di ristagni di acque

che col tempo scomparvero, per opera specialmente di colmataggio na­

turale, di coltura delle terre e regolarizzamento dei corsi d’acqua. Da

Borgone sulla sinistra (m. 400 stazione) procede la via a Bussoleno

(m. 435) ed a Susa (m. 501) mantenendosi più nel mezzo di valle che

non le antiche strade, allo scopo di evitare i danni dei rovinosi tor­

renti di Chianoc e Foresto, i quali cionullameno riescono talvolta a

portare fino ad essa le loro deiezioni ed a destare qualche apprensione

per la conservazione del tronco stradale. Questa grande strada, vero

capolavoro nel genere se ci riferiamo ai tempi in cui fu costrutta, non

penetra in Susa come la romana antica e la medioevale valicando la

Dora Riparia, ma prosegue verso il Moncenisio mantenendosi sempre

sulla sinistra, anzi abbandonando la valle della Dora Riparia per pe­

netrare nella tributaria della Cenischia. L’ampiezza della valle, l’asso­

damento delle alluvioni sulle quali risale questa strada, il mantenersi di­

stante, almeno in parte, dal piede dei pendìi montuosi al riparo delle

rovine di frane o dalla deiezione di torrenti irrompenti, concorrono a