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DELLA PROVINCIA DI TORINO

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Germagnano. Ivi si divide in due rami, il più meridionale si addentra,

dopo ripida salita nell’angusto canale di

chiusa

donde scende la Chiara

(Stura di Viù) fino alle Maddalene, poi segue fino a Viù la valle di

comba

d’ interstratificazione, sempre stretta e rovinosa. A Viù un solco,

che possiamo considerare di

sinclinale

, sale a Sud pel Colle San Gio­

vanni al colle del Lys, a Nord al colle della Ciarmetta, pel quale solco

potrebbero stabilirsi buone mulattiere di comunicazione con llubiana in

valle di Susa e con Mezzenile in Valle Grande di Lanzo, forse anche due

modeste vie carrozzabili. A monte di Viù non è più attendibile altra via

rotabile che quella di fondo di valle, e non crediamo sia ancora comple­

tamente costrutta; essa condurrà, per la valle sempre assai incassata a

Lemie; poi per una faticosa salita in

morenico

al bellissimo piano di

Usseglio, che in alto si biforca nei valloni di Amas e di Malciaussìa,

amendue percorsi in tempi antichi da strade romane, oggi appena da

cattivi sentieri pei pedoni. Da 500 metri al ponte di Germagnano la

strada salirebbe a Viù a metri 785, a Lemie a m. 960, ad Usseglio a

m. 1265, con un percorso approssimativo di 28 chilometri, ed una media

pendenza del 28 per mille, pendenza che riesce molto maggiore alla sa­

lita di Castagnole ed a quella della Saletta sopra Lemie. La costruzione

della via riuscì assai difficile in molti tratti per resistenza di rocce, per

degradabilità di lembi

morenici

, ed è anche soggetta alle irruzioni dei

torrenti.

Il ramo settentrionale risale la Valle Grande sulla sinistra lungo l’a­

rido pendìo del monte di S. Ignazio in piena serpentina, raggiunge i

verdeggianti pendii di Pescinetto, e poco a monte si divide nuova­

mente in due rami; l’uno rimonta la Valle Grande, l ’ altro valica la

Stura di Valle Grande e giunge a Ceres nell’angolo di confluenza delle

due Sture di Valle Grande e di Ala. Da Ceres la via sempre sulla si­

nistra costeggia la base montuosa in leggiera salita per un buon tratto,

poi supera ripide rocce levigate da antichi ghiacci e giunge al fresco

bacino di Ala; la valle è sempre però ristretta. A monte, sui pendii

ripidi di roccia, su lembi scivolanti di

morena

, raggiunge Mondrone, poi,

dopo anche più ripido scaglione, Balme ; nè sarebbe male si prolun­

gasse fino ai ricchi pascoli della Mussa ai piedi della Ciamarella e della

Bessanese. Anche questa via ebbe a vincere nella sua costruzione non

lievi difficoltà, e non ovunque presenta sufficiente garanzia di stabilità;

essa è completamente costrutta da poco tempo. Da Ceres (m. 704) ad

Ala (m. 1081), a Mondrone (m. 1257), a Balme (m. 1458) detta via

percorre 14 chilometri con un dislivello di m. 754, con una pendenza

media di m. 54 circa per mille, maggiore ben inteso alle salite di Ala

e di Balme.