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D ISCO RSO DI S. F. B FN ITO M U SSO LIN I

qui gli atroci disinganni, le tragedie e i

macelli della storia.

Signori, è dell’altro giorno la grande pa ­

rata berlinese degli elmi a chiodo. Erano

120 mila, e questo ci potrebbe interessare

mediocremente; ma una delle loro tabelle

aveva questa dicitura: « Da Trieste a R i­

ga ». Pazzesca, paradossale,

gaffeuse,

se

volete; ma è un fatto. Allora? Allora il do ­

vere preciso, fondamentale, pregiudiziale

dell'Italia fascista è quello di mettere a

punto tutte le sue forze armate della terra,

del mare e del cielo.

(Ripetuti e prolungati

applausi).

Bisogna potere ad un certo momento

mobilitare cinque milioni di uomini e bi­

sogna poterli armare; bisogna rafforzare la

nostra marina e bisogna che l ’aviazione,

nella quale credo sempre di più, sia così

numerosa e così potente che l ’urlo dei suoi

motori deve coprire qualunque altro rum o ­

re nella penisola e la superfìcie delle sue ali

deve oscurare il sole sulla nostra terra. Noi

potremo allora domani, quando tra il 1935

e il 1940 saremo nuovamente ad un punto

che direi cruciale della storia europea, po

tremo far sentire la nostra voce e vedere

finalmente riconosciuti i nostri diritti.

(V i­

vissimi reiterati applausi).

Questa prepara­

zione richiede ancora alcuni anni.

E c’è poi la battaglia economica e finan­

ziaria.

Io

non voglio anticipare il discorso che

il mio cuiiicc c collega Volpi pronuncierà

giovedì prossimo in questa assemblea; ma

tuttavia è necessario che qualche cosa io

dica. E qui la mia polemica diventerà pun ­

gente e qui suonerò con sei

diesis,

in chiave

di violino naturalmente.

(Si ride).

Voi ricordate che l’estate scorsa, quando

la sterlina (parliamo della sterlina a parità

col dollaro, perchè così volle l’Inghilterra,

come fanno i popoli forti) andava a 140 e

a 150, c ’erano dei risolini in giro. Tutti gli

antifascisti pareva che avessero una parola

d ’ordine comune: bella cosa il fascismo;

g rand’uomo il Duce; però, non si sa come,

guardate i cambi : la sterlina è a 140 ! Ci

vuole altro, signori, che la vostra dittatura.

I banchieri di Wall Street e della City non

sono « ricinabili ».

(Si ride).

Il manganello

non fa salire il termometro dei cambi !

Ebbene, venne il mio discorso di P e sa ­

ro. Il mio discorso di Pesaro, che fu im ­

provvisato, naturalmente. Bisognerà però

che dica che lo avevo meditato da tre mesi

c che in data 8 agosto lo preannunciai con

una lettera di ben sedici pagine al ministro

delle finanze. Le mie improvvisazioni sono

di questo genere!

(Approvazioni).

Che cosa dicevo? Che il Regime fascista

non poteva accettare la sconfìtta sul terreno

finanziario. La può subire, se doman: le

forze saranno superiori alla sua volontà,

ma certo non può accettarla.

(Approva­

zioni).

E allora, dopo il mio discorso di Pesaro

(che pronunciai a Pesaro semplicemente

perchè vi ero di passaggio nel pomeriggio.

(Si ride)

perchè è una bella città che mi è

simpatica, ma che potevo pronunciare an­

che a Sassoferrato, perchè non ho mai cre­

duto che per fare un discorso interessante

ci sia bisogno di salire su una bigoncia bril­

lante), i risolini ironici e sarcastici sono

scomparsi.

Ma adesso, che cosa succede? Quando

l'altro giorno la sterlina, con mio grandis­

simo piacere, andò ad 85, pareva che ci

fosse in vista una catastrofe nazionale. Si

vedevano in giro delle faccie ancora più

grigie, come se si trattasse di impiantare

ovunque delle succursali di Raveggi.

(Viva

ilarità).

« Ma è una rovina ! Ma è una cata­

strofe nazionale ! ». Si lamentavano così

gli elementi della borsa, i manipolatori dei

titoli e dei cambi.

Costoro io li stimo abbastanza, ma qual­

che

v o l t a , q u a n d o

li vedo col distintivo al­

l ’occhiello, mi dànno la nausea. (Vivissimi

applausi).

E non è facile, dato il mio regi­

me dietetico.

(Si ride).

Ma dov’è poi questa catastrofe, signori?

Non piangete prima del tempo ! Non fa­

sciatevi la testa prima di averla scassata !

(Si ride).

Adagio ! Calma, signori disfatti­

sti del rialzo, che prima eravate disfattisti

del ribasso.

Per me la storia comincia nell’ottobre

1922. Se voi prendete il punto culminante

della sterlina, allora sì, abbiamo un mi­

glioramento di 60 punti ; ma se prendete la

quotazione media di 120, il miglioramento

si riduce a trenta punti e se tornate alla

quotazione della Marcia su Roma il miglio­

ramento si riduce a 15, perchè a ll’epoca

della Marcia su Roma la sterlina era a 105

e 110. Ma allora, o signori, avevamo un

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