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DISCORSO DI S F. HFNITO MCSSOI IN I

che molti di quei fenomeni sono in via di

esaurimento o definitivamente scomparsi.

Mi occupavo dello squadrismo che è stato

una grande cosa, come strumento dell'atti­

vità fascista, ma è semplicemente assurdo,

ridicolo e stupido di farne qualche cosa a

se. Lo squadrismo deriva da squadra; così

noi potremo fare anche il battaglionismo ed

il reggimentismo. Può una semplice forma­

zione tattica, di battaglia, dare motivo ad

un ordine, ad una teoria? No. E poi, o si­

gnori, lo squadrismo c’è stato in una sola

parte d ’Italia. Il vero grande eroico squa­

drismo va da Torino a Trieste, nella Valle

Padana, nella Toscana e nell’Umbria: più

in giù non ce n ’è stato

(Approvazioni)

sal­

vo nelle Puglie o in pochi altri centri.

E ’ quindi semplicemente assurdo lo

squadrismo fatto in ritardo. I fascisti devo­

no essere tempisti. Io non posso soffrire fi­

sicamente coloro che sono ammalati di no­

stalgia, che ad ogni minuto traggono dai

loro petti sospiri e respiri profondi : come

erano belli quei tempi ! Tutto ciò è sempli­

cemente idiota!

(Applausi).

La vita passa,

o signori, e continuamente si ha di fronte

la realtà vivente.

Lo squadrismo quando porta il grigio

verde è esercito che deve combattere.

(Ap

plausi).

E v’è una distinzione profonda per quel­

lo che concerne l’illegalismo. Anche qui il

discorso ha un valore retrospettivo. Io ho

fatto l ’apologia della violenza, per quasi

tutta la mia vita

(Approvazioni);

io l’ho fat­

ta quando ero a capo del socialismo italia­

no. e allora spaventavo il ventre, talvolta

esuberante, dei miei compagni di tessera,

con molte previsioni guerriere : il bagno di

sangue, le giornate storiche !

Volevo provare la capacità combattiva

di questa entità mitica, intangibile che si

appellava il proletariato italiano. Ma ho

sempre distinto la violenza dalla violenza,

sin dal congresso di Udine, sino ai discorsi

dei circoli rionali e ho sempre detto che c ’è

la violenza tempestiva, cavalleresca di uno

contro uno, nobile, migliore del compro­

messo e della transazione. Ma le violenze

che servono agli interessi personali, quelle

non sono fascismo.

(Vivissimi applausi).

E

sono finite da quando il Regime ha rias­

sunto in sè tutta la forza e in una sola tutta

l’autorità.

Altro punto di carattere retrospettivo :

quando un regime, quando un partito ha

assunto la terribile e grave responsabilità

del potere, allora è responsabile in

toto

ed

anche l ’ultimo gregario de ll’ultimo Fascio

d ’Italia ha la sua parte di responsabilità. 11

Regime è giudicato da lui come è giudi­

cato da me e il popolo ha perfettamente il

diritto di giudicare il Regime dai campioni

che esso gli offre.

(Applausi).

E se quei

campioni non sono a ll’altezza della situa­

zione, il popolo ha diritto di manifestare il

suo severo giudizio. Perchè? Perchè siamo,

e ci vantiamo di essere, un Regime autori­

tario e non si deve nemmeno pensare, nem­

meno dubitare che abbiamo adottato questa

severa disciplina semplicemente per n a ­

scondere qualche cosa che non sia purissi­

ma e cristallina.

(Applausi vivissimi).

Ma poi c era una distinzione piena di

dottrina e piena di vita in quella circolare :

la distinzione fra l ordine morale e l ’ordine

pubblico. Non è la stessa cosa. Ci può es­

sere un ordine pubblico perfetto e ci può

essere un disordine morale profondo.

(Com­

menti).

Dobbiamo preoccuparci dell’ordine m o­

rale, non dell’ordine pubblico, perchè per

l ordine pubblico, nel senso poliziesco del­

la parola, abbiamo forze sufficienti: dob ­

biamo invece preoccuparci dell’ordine mo­

rale e dobbiamo vc’ere, lavorando in pro­

fondo, che l’adesione tra le masse e il Re­

gime sia sempre più vasta, sempre più sal­

da, sempre più consapevole.

(Applausi).

Ma intanto quale è stato il risultato di

questa politica? Un senso di pace diffuso

in tutto il paese. Le piccole prepotenze lo­

cali sono finite, gli illegalismi anche. Tutti

gli elementi di parte sono inquadrati; del

resto, quando non lo sono, li colpisco. Nes­

suno si illuda di pensare che io non sappia

quello che succede nel paese fino nell’ulti­

mo villaggio d*Italia. Lo saprò un po’ tar­

di, ma alla fine lo so, ed allora arriva la

mia spada, come arrivò di recante in una

grande città, dove ho sceverato i fascisti

che lavorano, e che dimostrano come lavo­

rano, da quelli che non possono fare que­

sta brillante, questa necessaria dimostra­

zione.

Vi dicevo che in questi primi quattro

mesi del 1927 gli incidenti seguiti da feri­

menti sono stati undici in tutta Italia. In