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NUOV I OR IZZONT I DELLA SCUOLA FASCISTA
Patria e al Capo del Governo d’Italia, pro
dussero anch’esse forte nobilissima impres
sione nell'animo dei fanciulli. Anche qui,
alcuni giovinetti di più vivo ingegno e sen
timento esprimono con notevole efficacia
quanto in essi si agitava. Laura Fiorio «non
può dire la commozione che
le
serrò la gola
innanzi all’Altare della Patria » mentre
Duilio Balocco, orfano di guerra, pensa .
« ...quel povero Milite poteva anche essere
mio padre », e aggiunge concludendo :
(«Questo viaggio mi lascierà un ricordo im
perituro di ciò che è Roma e l’Italia ».
Brunilde Fancelli, umilmente e forte
mente, davanti alla Salma del Soldato
Ignoto afferma : « lo sono piccola, è vero,
ma un sentimento ben grande si agita in
me, il desiderio di fare come sono in grado,
anch’io, il mio dovere verso la Patria ».
Come si sente, nella semplicità della frase,
la sincerità del cuore !
Tutto il drappello inquadrato come un
minuscolo esercito disciplinatissimo, sentì
trascorrere su di sè la grandezza dell’ora e
dell’Altare e se più profonda ed intensa,
perchè più consapevole, era la commozione
degli adulti accresciuta anche dallo spetta
colo augusto di quella fanciullezza prona
davanti alla santità della Patria, potente fu
essa tuttavia nell’animo di quei 200 fan
ciulli.
Meglio di ogni altro, seppero tradurlo in
parole Giovanna Lorenzale e Luigina Bru
no. Dice la prima, accennando ai canti ese
guiti davanti alla Tomba sacra :
« //
Soldato Ignoto
molte volte l ’avevo
cantato nella mia classe, ma non mi parve
mai così suggestivo e commovente.
« Certo lo spirito dell*Eroe ha visto e
raccolto le lacrime che inumidirono il no
stro ciglio, ha sentito il nostro cuore palpi
tare di riconoscenza e di amore, ed ha esul
tato leggendovi la promessa di essere figli
degni di quest’Italia adorata e dei sacrifici
per Lei compiuti ».
E Luigina Bruno, pur fra qualche en
fasi :
(( ...Eseguimmo la
Leggenda del Piatie
e
quindi, salutata con romana fierezza la
Tomba sacra alla gloria eterna del Soldato
italiano, ci avviammo a Palazzo Chigi dove
ci attendeva l’Onorevole Mussolini.
0t«. t i G'Oiama Otlkotco «I [I
u m
V.
« E quando entrammo nel salone della
Vittoria, in quel salone immenso che sa
tutto il tenace e fecondo lavoro del Duce in
vitto, levando il braccio al saluto, io sentii
correre nelle mie vene un brivido di com
mozione mentre due lacrime di gioia m’im
perlarono il ciglio ».
Scultoria è la piccola Teresa Pautasso nel
descrivere il tragitto dal Monumento al
Gran Re a Palazzo Chigi :
« Sfiliamo per le vie di Roma con passo
marziale, ma con il cuore in tumulto ; sen
tiamo in noi di essere nella grande Roma,
nella Roma che tanto abbiamo imparato ad