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NUOV I O R IZ ZON T I DELLA SCUOLA FASCISTA

Ma del fascino di Roma qualcuno e qual-

cuna sa parlare con poche parole.

Non si sente forse in questo accenno di

Flora Barraia?

« Ero già stata a Roma da piccola, ebbi

l'onore di fare i primi passi sulla Via Ap-

pia; non so se questo ricordo c’entra per

qualche cosa, ma ho sempre avuto per

Roma un senso di ammirazione infinita e

appassionata; questo nome della grande

città mi turba, mi commuove, mi esalta ».

Così alcuni pochi sanno, di volo, espri

mere l ’impressione provata al Gianicolo;

un ragazzo virilmente dice : « Guardando

il monumento di Garibaldi mi sentii pieno

di orgoglio », mentre Brunilde Fancelli con

commosso accento, prorompe : « O Gari­

baldi ! benché tu non esista più tra noi, il

tuo ricordo sarà sempre vivo in ogni petto

che arde per la Patria », e ripete fra sè i

versi della

Rapsodia Garibaldina

studiata

a scuola « con tanta passione ».

Anche il sentimento della natura è reso

da qualche anima privilegiata. Giusep­

pina Piccolis, di ritorno dal Pincio, coglie

e traduce la bellezza dell’ora meraviglio­

sa : splendeva dietro i lecci e i pini a om­

brella un divino tramonto. E la bambina

così si esprime: « ...Il cielo là a ponente

pareva in fiamme e in quello sfondo lumi­

noso comparivano nettamente la gigante­

sca cupola di San Pietro e il Vaticano. Il

Gianicolo sorgeva di fronte a noi in mezzo

a un mare di luce e giungeva ai nostri

orecchi lo squillo delle campane delle ba­

siliche e il rumore lontano e confuso della

grande Città. Era una meraviglia, un in­

canto ! »

Ma un sentimento che a tutti fu comune,

anche se non saputo tradurre a parole, fu

insieme con l’amore, il rimpianto di ab>

bandonare Roma ! Roma, che da lungi

aveva sedotto i fanciulli; Roma, che ap­

pena li ebbe, questi nostri fanciulli, tosto

li afferrò col suo fascino, Roma lasciò in

essi un inestinguibile desiderio di sè. Ita­

liani veramente questi nostri ragazzi, a

Roma si sono votati per essere degni di lei

e renderla sempre più grande e gloriosa.

KIo darei anche la mia vita per salvarla e

per difenderla » afferma con appassionato

ardore Giuseppina Piccolis, mentre molti

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fanciulli fanno il proposito di ritornare alla

grande Madre per visitarla ancora e cono

scerla meglio e amarla sempre di più.

Di sommo interesse per lo studioso del­

l’anima del fanciullo erano le impressioni

che su di lui avrebbe esercitato il mistici­

smo di Assisi. Avrebbero i nostri ragazzi

torinesi poco avvezzi alla contemplazione

dell’arte pittorica ed architettonica, com­

presa la medioevale bellezza della Città di

San Francesco, l ’architettura e gli affreschi

della duplice basilica, l’arte di Giotto e la

sublime povertà di San Damiano ? Chi du­

bitava, ebbe la gioia di potersi ricredere

senza indugio. Ben è vero che durante

l’anno Francescano in cui il Santo Pove­

rello aveva avuto nelle Scuole di Torino

celebrazione degna, i nostri fanciulli ave­

vano ricevuto una preparazione a com­

prendere Assisi, tantoché nel diario di

Costantino Costantini vi è questo passo :

« Ad Assisi ebbi l’impressione quasi

quasi di esserci già stato, perché ne avevo

sentito parlare in una conferenza alla mia