

NUOVI OR IZZONTI DELLA SCUOLA FASCISTA
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passò nella schiera giovanile un brivido;
quasi si sentiva il palpito dei cuori.
« Quello fu un momento che non dimen
ticherò mai !» esclama Teresa Pautasso con
l'anima rapita ; e certo fu quella un’ora che
segna un solco nella vita.
« ...Il mio cuore batteva forte, — Alice
Baima Riva — pensando che mi trovavo
forse nel punto stesso in cui una ragazzina
come me aveva dato la vita per la fede;
come quando passammo in fila, nelle oscu
re Catacombe... ».
E Pierina Bertero ripensa al Quo
Vadis?
che ha letto a scuola : « Mi parve di vedere
nell*immensa arena i poveri cristiani dila
niati dalle belve, mentre invocavano e in
nalzavano a Dio ferventi preghiere; di ve
dere la bella Licia, la cui sorte tanto ci ha
fatto battere il cuore, finalmente salvata
dall’erculeo Ursus. Una nera croce però,
ora s ’innalza simbolo di pace e mi dice :
venera questa terra bagnata dal sangue di
tanti martiri, impara ad essere veramente
cristiana ».
Laura Fiorio dichiara che « non ha mai
cantato il « Cristo vince » con tanto slancio,
con tanto fervore ». Ma non essa sola ! Dal
petto di quei 200 fanciulli elettrizzati e
commossi, il canto glorioso del trionfo di
Cristo si levò gagliardo, solenne, potente
nell’aremi dei Martiri : sublime momento,
uno dei più sublimi fra quelli di quei giorni
memorandi !
Alle impressioni del Colosseo si riallac
ciano in certo modo quelle delle Catacombe
di San Callisto che i fanciulli visitarono in
raccoglimento sommo e pervasi di melan
conica dolcezza. Dice bene il giovinetto Al
fredo Fiorì, interpretando il sentimento co
mune :
« Eravamo come preti da una malinco
nia, ed una profonda commozione alterava
i noatri volti, al pensiero che tanti cristiani,
martiri per la fede, perseguitati crudelmen
te dai cattivi imperatori romani, avessero
per rifugio e per tomba i nudi luoghi. Nelle
urne, vedemmo qua e là ossa umane, avan
zi antichi dei corpi dei martiri ».
Il piccolo Costantino Costantini, pensa
« alla tristezza dei tempi in cui i cristiani
dovevano nascondersi per pregare » e nel
suo tenero cuoricino ringrazia il Signore
<i perchè noi abbiamo le nostre Chiese dove
possiamo andare quando vogliamo ».
Anche il paesaggio suggestivo aveva
operato sui ragazzi il suo inesprimibile fa
scino. Ancora era nei loro occhi la classica
visione della Via Appia Antica e della
Tomba di Cecilia Metella; sopra i labirinti
delle Catacombe campi di fiammeggianti
papaveri ondeggiavano al vento ; tra le ci
me dei cipressi neri, lontana, nel bluastro
azzurrino dell’orizzonte,
.geva — di
vina — la cupola di Michelangelo. Roma
immensa ed eterna, sovrastante nei secoli,
era là, e riempiva della sua voce immortale
e sovrumana l ’immensità dello spazio e
dei tempi.
E per i labirinti neri delle Catacombe,
guidati dal fraticello, si snodarono con le
candeline accese le file lunghe dei bam
bini ; sostavano alle spiegazioni, nelle sante
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cappelle, con brividi di commossa ammira
zione, poi, senza che alcuno lo suggeriste,
spontanei, dolci e soavissimi, ti levarono
dai giovani petti religiosi canti... Attori
etti medetimi, inconsci artefici di poetia, i
fanciulli ignoravano quanto fotte commo
vente e tubiime il loco tpettacolo !