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F R A 1 L I B R I

Esaminate le varie teorie più accreditate circa le emo­

zioni e rilevatene le opposizioni e le deficienze, l'Arrighini

conclude, in base ad un oggettivo procedimento di selezione

e di sincretismo, che la emozione si risolve in una percezione

cosciente di una incosciente reazione psico-fisica e deter­

mina i successivi momenti del suo meccanismo che hanno

la loro radice prima nella emotività dell'individuo. Ogni

emozione provoca una trasmutazione organica che dà luogo

ad una mimica variabilissima e complessa cui possono

attingersi utili elementi per la classificazione e lo studio

delle emozioni: inoltre deve tenersi conto del comporta­

mento delle emozioni nel tempo, del rapporto di propor­

zione che le collega alla causa, della natura delle cause, ecc.

Ne conseguono insegnamenti preziosi circa la possibi­

lità e i metodi di educazione delle emozioni che l'Arrighini

riduce a sei principali integrabili, se ne è il caso, con cure

somatiche opportune.

Lo studio sulle emozioni completa quello sulle passioni

e forma con esso un quadro unico ed organico di osserva­

zioni accurate, di indagini acute, di proposte utili e —

sopratutto — di dolorose realtà retaggi di una natura umana

migliorabile soltanto con la comprensione fraterna delle

tristezze altrui e con lo sforzo assiduo verso il bene.

P

a o lo

R

a m k l l o

.

N in o S a lv a n e s c h i,

Il Tormento di Chopin.

Milano, Cor­

baccio (I Corvi). 1934. Pa«g -

57

- L 5.

Nonostante le apparenze esteriori che possono indurre

a diversa sentenza un lettore affrettato e non preparato,

questo

Tormento

non è una biografia romanzata.

Salvaneschi, scrittore e pensatore cattolico, non l'avrebl>e

neppure potuta concepire data la Sua ansia di trovare il

sostanziale ed oggettivo essere delle cose e delle persone

all’infuori di ogni soggettiva ed arbitraria interpretazione

di esse.

Che, anzi, ragione essenziale del Suo studio è quella di

indagare

l ’uomo

Chopin sotto un angolo di visuale specia­

lissimo. che i biografi di lui, anche preparatissimi e dotati

di peculiare sensibilità, non hanno affatto od hanno insuffi­

cientemente curato e pel quale Salvaneschi era. viceversa,

particolarmente adatto poiché soltanto un poeta che avesse

molto sofferto e del suo dolore si fosse valso per acquistare

una superiore veggenza, poteva bene vedere nell’intimo

d ’un altro poeta che di tormento e. più tardi, di accetta­

zione aveva animata la sua arte e sostanziata la sua vita.

Bisogna ricordare Guy de Pourtalés che ha interpre­

tato Chopin come

poeta

e che nella prefazione della sua

biografia meravigliosa afferma: «

toute ime vous possède

dans la mesure où vous faites effort pour la recevoir

». Per

avvicinare Chopin, per

sentirlo,

per svelarlo a noi non

poteva esservi in questo momento, in Italia, altro scrit­

tore che Salvaneschi; il meglio preparato per ricevere in

sè la grande anima, e per esprimerne il tormento e la fati­

cosa conquista della Verità.

Prezioso in se stesso per questo suo carattere fonda-

mentale di guida oggettiva e sicura, lo studio di Nino Sal­

vaneschi è particolarmente interessante per i lettori — e

sono numerosi e in questi ultimi anni notevolmente aumen­

tati — che seguono con affetto l’opera sua e dalla sua

esperienza di pensatore e dal suo insegnamento di credente

vedono a poco a poco svilupparsi un

sistema

di originale

ispirazione e di compiuta organicità.

Il

Fiore della notte,

il

Breviario,

ia

Cattedrale,

la

Giovanna

d ’Arco,

l’

Arcobaleno,

le

Consolazioni,

e — ultimo — questo

Tormento

non sono che tappe di successiva conquista di

una sua interiore ed organica verità, elementi successiva­

mente lavorati e messi in opera per la costruzione d ’un

edificio di cui vediamo a poco a poco delinearsi le linee

maestre e le cui chiavi di volta sono date dalla affermazione

della necessità cosmica della sofferenza e della efficacia

formativa di essa al raggiungimento e alla comprensione

delle realtà soprasensibili attraverso alla consapevolezza

del destino personale e alla educata percezione delle loro

emanazioni misteriose.

In

Consola;toni

la mistica del dolore come strumento

di perfezione ha tentati i primi lineamenti di una sua orga­

nica sistemazione. In questo

Tormento

è la volta del Destino,

definito per il complesso delle reazioni dell'anima alle prove

incontrate nel cammino della vita (di cui possiamo quindi

di colpo, per intuizione donata da Dio, o lentamente, per

faticoso succedersi di prove, acquistare progressivamente

la consapevolezza e di cui, ad ogni modo, con atto di volon­

taria accettazione illuminata possiamo renderci padroni)

e del Mistero che è dentro a noi attorno a noi e sopra di noi.

raffigurato non come paurosa entità irreale, ma come Realtà

d’ vina, in pienezza assoluta di essere, non percepibile dal

nostro senso mortale, ma conoscibile e sensibile dagli spi­

riti superiori che hanno saputo col dolore o con l’amore

oltrepassare i limiti della materia.

Salvaneschi ha affermate le sue conclusioni teoriche

con lucidità e precisione matematiche, e. attraverso il

caso

Chopin

— uomo e artista — ne ha data la prova e ne ha

seguite di tappa in tappa, di conquista in conquista le rea­

lizzazioni nel mondo della pratica.

«

Le anime ferite, lacerate o trafitte sono abissi di cui la

scienza non ha misurata la profondità: ma son sempre gli

abissi che invocano l'azzurro...

».

Con queste parole Egli afferma il dolore come strumento

di conoscenza superiore e stimolo di produzione artistica:

genio e sofferenza, attraverso a prove e riprove, a cadute

ed a vittorie, portano l'anima alla graduale consapevolezza

di sè, del suo destino, delle sue possibilità, la inalzano sino

alle frontiere del mistero, la educano a protendere la sua

sensibilità oltre il sensibile, a ricevere e a trasmettere le

onde misteriose che partono da un oceano di luce insospet­

tata alla grandissima maggioranza degli uomini. Sentinelle

avanzate ai confini dell'irreale, gli spinti superiori sono come

potenziati dal loro stesso tormento, magnificati dalla con­

templazione della suprema Realtà e di Essa fanno parte­

cipe la loro arte, che non soltanto diventa per ciò stesso

immortale, ma anche costituisce per gli uomini elemento

insuperabile di vita, sorgente eterna di luce, mezzo incor­

ruttibile di comunione con l’Assoluto.

Come la preghiera, l'espressione artistica del genio che

ha conquistata la verità attraverso alla sofferenza diventa

una (oirente di continui rapporti fra il mondo visibile e

l'invisibile, uno strumento di soprannaturale potenza per

porre in sintonia la parte divina che è in noi con l'infinito

che ci sovrasta, il mondo caduco delle contingenze umane

con quello eterno del Mistero.

Provato duramente dalla sventura, Salvaneschi conosce

per espenenza personale il cammino che Chopin ha cento

anni prima percorso e per ciò. esprimendo Chopin, ha espresso

se stesso superando la difficoltà che nessun altro poteva

superare di essere soggettivo e contemporaneamente ogget­

tivo nel più rigoroso dei modi, di aderire alla vicenda trat­

tata sino quasi ad identificarvisi e di esserne contempo­

raneamente sempre distinto.

I

>a «juesto felice concorso di elementi nascono non poche

pagine del

Tormento,

quelle, ad esempio, della introduzione,

quelle su 1

destini e le sinfonie,

quella per il

Preludio della

goccia d'acqua,

quelle per la

Cartmja di Valdemosa.

quelle

per l'agonia il transito e la trasfigurazione nella grazia.

Pagine di poesia fra le migliori che Salvaneschi abbia

scritte, ricche dei più immediati e purificati mezzi di espres­

sione e di commozione, smaglianti per abbondanza di colori

e di suoni e insieme ridotte alla più casta semplicità di

tessuto, irnienti d'impeto e insieme disciplinate

quasi

con

durezza.

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