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GEMMA VERCELLI E IL PROBLEMA DELLA SUA ARTE

nella sua orìgine e nella sua sostanza; a lei nuli altro

si può chiedere se non la comunicazione dell’arcana

parola per cui possa rivelarsi l ’intimo valore catartico

dei suoi aspetti e delle sue espressioni.

Ed eccoci a quello che unicamente ha valore e

che ho chiamato, nel caso specifico, il problema del­

l'arte di Gemma Vercelli.

Accostata, per l'ingenuità e la spontaneità di

certe tele, ai primitivi; paragonata ai maestri della

Rinascenza per la ricchezza e lo splendore della pit­

tura, è da stupirsi invero come nessuno abbia par­

lato di lei siccome di un’artista del nostro tempo,

schiettamente, onestamente novecentista.

Senonchè nei quadri di Gemma Vercelli, il 900 ci

appare qualcosa di forte e di bello; quasi una verità

rivelata, il segno di un’età che si impone finalmente

anche nell’arte pittorica.

«Due o tre artisti di questa forza e di questa

coscienza, e la battaglia contro il

bluff

è vinta ».

Sono parole di Pitigrilli, le quali esprimono con inci­

siva efficacia il valore della Vercelli in contrapposto

ad altre manifestazioni pittoriche del nostro secolo.

E Salvator Gotta, messo per la prima volta di

fronte alle pitture della fanciulla, scrive: «Sono

commosso e perplesso come la prima volta che vidi

le Stampe di Raffaello. Gemma Vercelli è una grande

pittrice. L'Italia fascista deve renderle giustizia.

V ’è nei quadri della giovanissima artista la sin­

tesi felice delle migliori caratteristiche della pittura

italiana nei suoi momenti più intensi e più fulgidi;

sintesi che rivela però una personalità inconfondibile,

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un’intuizione prodigiosa, un’al­

tezza d’arte, da molti anni non

raggiunta.

In alcune tele sorprendono in­

sieme la potenza dell’ispirazione

e la maestria dell’esecuzione. V ’è

nell’inimitabile gamma dei colori

una profonda ragione non sola­

mente estetica, ma essenzial­

mente spirituale; mi par anzi di

poter affermare in tutta verità

che nei quadri di Gemma Vercelli

tutto converge verso lo spirito.

Il valore estetico non è qui rag­

giunto attraverso la ricerca della

bellezza pura, ma per la potenza

del pensiero e del sentimento,

espressi con un vigore ed un in­

tuito che superano e sconvolgono

ogni nostra idea sulle possibilità

di una fanciulla poco più che

ventenne.

La natura stessa è da lei con­

siderata come qualcosa di vivo e

di operante ai fini dello spirito.

In un meraviglioso albero dise­

gnato da Gemma bambina e

sotto il quale Francesco Pastonchi

scrisse: «Ama le piante; non ti

tradiranno », già si sente un’anima che sembra ane­

lare alla liberazione. E questo anelito a sciogliersi

dalla materia, allora certamente inconscio nella bimba

decenne, è divenuto oggi il punto fondamentale del­

l’arte di questa prodigiosa fanciulla.