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GEMMA VERCELLI

E IL PROBLEMA DELLA SUA ARTE

S

e di questa eccezionale fanciulla e della sua

opera, dinanzi alla quale si resta attoniti, presi

da ammirazione, da entusiasmo e da gratitudine,

quasi nessuno parla a Torino e in Italia, molto in­

vece si parla e si scrive all’estero.

Nello studio di via S. Francesco d'Assisi, il

padre, geloso ed orgoglioso custode delle tele e dei

disegni della sua Gemma, conserva, incollati su

grandi cartoni, i ritagli di giornali che parlano di

lei: e sono studi e note scritte in francese, in inglese,

in spagnolo; ben pochi all’incontro gli articoli ita­

liani, e ancora brevi, affrettati.

Dovremo dunque una volta di più attendere

che gli stranieri ci additino le glorie nostre e che

d’oltr’Alpe ci si insegni ad apprezzare l’arte che

qui nasce, vive, si ispira?

Tuttavia se la critica ufficiale ostinatamente tace,

artisti e pensatori di larga risonanza e di chiarissima

fama hanno scritto sull’album della pittrice la loro

entusiastica ammirazione, mentre S. A. R. la Prin­

cipessa di Piemonte acquistava, per adomarne le

proprie sale, uno dei primi, già eccellenti quadri

della giovanissima artista,

La canzone del bosco,

e

S. E. il conte Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon

arricchiva la Cassa di Risparmio di Torino di una

mistica, splendida tela:

La Mamma i i Gesù.

Anche in questi ultimi tempi, in occasione della

mostra personale del padre, Giulio Romano Vercelli,

cui onorava della sua visita S. E. Iraci, l ’illustre

rappresentante del Governo espresse parole di lode

e di incoraggiamento alla fanciulla; parole che suo­

nano monito severo a chi di lei tace, e non dovrebbe

farlo. Chè il riconoscimento, per quanto altissimo,

dei singoli non basta all’artista, che per creare ha

bisogno di sentire la sua passione alimentata e riscal­

data da un’atmosfera d ’amore e di consenso, o per

lo meno di interessamento e di attenzione.

Fino a quando dovrà durare la schiavitù di pre­

giudizi accademici? E a che serve domandare da

quale scuola sia uscita questa Gemma Vercelli, quali

siano stati i suoi primi passi, a quali autori si sia

ispirata, e dove abbia formato la sua tecnica del

colore e l’efficacia espressiva delle forme? Quali

canoni abbia accettato, per la cui professione le

possa essere concesso il diritto di cittadinanza in

arte, anzi nell’Arte, quella che si fregia di lettera

maiuscola?

Ma chi ha mai potuto pensare seriamente di

chiedere al fiore ragione della sua capacità a fiorire

quando urge la primavera, e chi si meraviglierà se

alta nel cielo s’alzi l’allodola, ed ebbra di canto,

saetti l’azzurro infinito? L ’arte è quello che è: divina