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GEMMA VERCELLI E IL PROBLEMA DELLA SUA ARTE

or ora accennata, debba riuscire nuova e strana,

questa sia, prima che tutti, proprio Gemma Vercelli.

Eppure come meglio e più compiutamente si

sarebbe potuto esprimere in efficacia di forme il

pensiero del divino Platone, o rendere accessibili

al senso le più alte meditazioni di Plotino? La realtà

si è che l'artista, il vero artista, nel fervore della sua

creazione attinge direttamente ai mondi superiori,

di cui è tramite sacro al mondo dei sensi. Ricettivo

nel mondo dello spirito, egli compie il suo travaglio

nel mondo della materia rivelando quelle verità e

quelle bellezze che in uno stato particolare di eleva­

zione — e perchè non lo chiameremo stato di grazia?

— l’intuizione gli ha concesso di contemplare. Poiché

nessuno vorrà supporre in Gemma Vercelli quella

sbalorditiva eruditone che pochi ingegni filosofici

hanno potuto raggiungere, credo che il caso della

nostra artista sia eccezionalmente probatorio nel

fatto della vera essenza deU’arte. Ma questo è pure

prova luminosa che una sincera e profonda persona­

lità di artista vibra e freme nella nostra giovane

pittrice.

L'intuizione adunque è il segreto della genialità

creatrice di Gemma Vercelli; intuizione di altissima

forza e contenenza. Consapevolmente o no, lei stessa

ci rivela il segreto della sua arte nel dipinto che ha

appunto fl titolo significativo:

Intuizione.

Alla vista

dei due contemplanti — vista che nel graduale

ascendere dal mondo della materia si fa ognor più

interiore — dal caos delle scomposte forme emerge

la para visione della bellezza, die attraverso la soa

luminosità appare tuttavia riverbero e messo all’in­

conoscibile ed all'ineffabile profilantesi lontano, nel

mondo del mistero. E come non ricorrerebbe ancora

il pensiero alle teorie platoniche ed all'essenza catar­

tica dal divino filosofo assegnata alla bellezza? Di­

nanzi a tal quadro non ritornano forse naturalmente

al pensiero le pagine immortali del

Convito

ed il

perenne sospiro di Diotimo?

0

non ci sentiamo tratti

a ripetere fra di noi qualcuna delle più soavi e spi­

rituali canzoni del nostro Dolce Stil Nuovo, di Guini-

zelli, di Cino, o di Dante?

Ed identico valore di contenuto hanno pure le

due composizioni:

Estasi

di cui fu già cenno più

sopra, e

Bolle di sapone

ove all’occhio dei semplici

fanciulli, nel fragile specchio il volo della fantasia

prende ancora l'aspetto della bellezza, che è purezza

e verità nella nudità sua.

Anelito alla liberazione. Contemplazione della

bellezza e Sogno sono adunque nell'arte di Gemma

Vercelli le note dominanti, rivelazione di possibilità

umane e fattori di ineffabili ascese per i bisogni di

un mondo che si dibatte fra gli angosciosi travagli

di una crisi da cui dovrà uscire rigenerato.

Anche l’arte sacra, tentata con molto successo

dalla giovane pittrice, s'è arricchita per lei di alcune

tele mirabili, dove il sentimento religioso e il senti­

mento umano hanno accenti di profonda commozione,

e giungono ad un’altezza e ad una nobiltà di

<

sione quale d è dato trovare solo nelle opere dei

grandi. Ricorderò soltanto il quadro

Le tre Marie.

Come esprimere con evidenza maggiore la potenza

redentrice e sublimatrice del dolore attraverso le

mistiche intuizioni dell’amore? Il dolore, che ancora

sa di terreni egoismi, si abbatte nell’ombra e si

prostra; il dolore invece, che al di là della persona