Table of Contents Table of Contents
Previous Page  307 / 1821 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 307 / 1821 Next Page
Page Background

UN POETA TORINESE ALL’ALBA DEL SECOLO

GIULIO GIANELLI

A lba di Secolo

B

isogna riportarci ai primi anni di questo secolo,

anzi proprio a quel 1900, intorno a cui gli

oziosi disputavano per le gazzette se dovesse asse­

gnarsi al secolo X IX oppure al XX .

Torino non era metropoli, e di essere la linda e

ampia capitale del Piemonte si contentava, anche

perchè molte gemme della sua corona splendevano

intatte e tutte le memorie del non lontano Risorgi­

mento s'affollavano ancora per i portici di via Po,

in certe sale di caffè storici, nei palazzi gentilizi e

in alcuni venerandi uomini che tenevano desta, ahi

più pochi!, la fiaccola. Erano appena scomparsi i

trams a cavallo, appena terminato lo sventramento

che apri via Pietro Micca; a Pozzo Strada si arri­

vava con due soldi sulla caffettiera di piazza Statuto;

piazza Venezia era ancora l’enorme «piassa dèi Bosc «;

piazza d’Armi Vecchia era l ’usato campo delle eser­

citazioni militari, e sul corso Massimo d'Azeglio si

stendevano più giochi di bocce

che case. Aria d’intimità, aria

di una città signora che ha

aperto i battenti dell’ospitale

«cà granda », ma distingue i

forestieri dagli indigeni.

Gli studenti (per i non tori­

nesi: camere ammobigliate

a

lire

15,

pranzi e cene

al «Ca-

nónet » per 14-16 soldi, com­

preso il vino; paletot e man­

tello

da

Bocconi; veglione allo

Scribe, Monte di Pietà aperto

tutti i giorni) si conoscevano

fra loro quasi tutti. I ricordi

dà recenti stadi liceali spinge­

vano la maggior parte, anche

dalla facoltà di medicina, a

fare visita ai compagni di legge

e di lettere: quei di matematica

non avevano che da scendere

dai piani superiori.

L ’Università unica e vera,

quella di via Po: & il con­

vegno, lì la fornitura delle di*

spense, fi il chiasso e le assem­

blee per gli scioperi e per lo

smercio della relativa «Campana degli studenti ».

Ogni facoltà aveva i suoi grossi calibri: croce e

delizia. In medicina, Giacomino, Lombroso, Mosso,

Tibone. In legge, Ronga, Mosca, Chironi. Le Istitu­

zioni di diritto romano, nel primo anno uno scoglio;

poi le faccende diventavano più lisce.

L ’istituzione più caratteristica dell’Ateneo erano,

in facoltà di lettere, i «sabato

»

di Graf, consuetudine

cara agli studenti tutti e ricercata da alcuni numerati

e casti gruppi della intellettualità cittadina. La

facoltà contava gran nomi di professori: Graf, Frac-

caroli, Pezzi, Renier, Hugues, Carlo Cipolla. La gloria

e il simbolo di essa era però Arturo Graf. Lo circon­

dava l ’aureola della poesia e l'uomo gh.

toso e

solitario diventava men guardingo e più benevolo. La

ricerca erudita aveva in lui aperto l’adito al dottrinario

e al polemista dell’estetica, misurandosi col Carducci

e col De Sanctis, ma i giovani andavano cercando e

discutendo piuttosto i volumi di

Morgana e

di

Rime

iella Selva

usciti in quegli anni. Tra gli studenti di

lettere, c ’eran quelli onorari e

fuori corso: Giovanni Cena,

Francesco Pastonchi. Cena, nel

corso dell’anno, aveva letto

Madre.

Era stato un avveni­

mento universitario prima che

cittadino. Tuttavia, dà poema

Renzo Straglio non ne

stampò

più di mille copie, che

si

ven­

dettero, ma senza fretta. E

costava una lira al volume, e

c’era insieme un bel disegno

di

Leonardo Bistolfi! La

fama

letteraria non aveva ancora

imboccata

la chiara

tromba

die adesso possiede. La gente,

il gran pubblico, non s’inte­

ressava agii avvenimenti let­

terari, e, dd resto, Cena

non

eramolto cooosduto all’infuori

d’una stretta cerchia di

vani artisti e scrittati Non

era un uomo che amasse le

intimità: povero, si restrin­

geva con la sua povertà come

con «'amante. Non

credo

neanche che le relazioni

con

v ;

I

11