

Le orìgini torinesi dell’ “ Ettore Fieramosca
Indagini e determinazioni
A
Cesare Balbo suo cugino, ch’era stato — ognun
sa — consultore primo delTintrapreso lavoro del
Fieramosca
sul punto critico del procedere o meno in
quella novissima audacia d’un romanzo storico a fine
politico, Massimo d’Azeglio scriveva, la vigilia della
pubblicazione: «Ti ricorderai che due anni sono, hai
avuto la pazienza di ascoltare il principio d’una
certa storia, che m'hai consigliato di tirare innanzi
e finire »; per informarlo: «La quale ho seguita
appuntino ».
Tolto com’è da lettera del 18 marzo 1833 (i), il
passo darebbe a risultare per risalente al '31 la let
tura a giudizio de’ capitoli iniziali
àeVL'EUore Fiera-
mosca',
mentre, a riportarci al racconto dei
Miei
Ricordi,
si può desumere — pur con la non chiara
cronologia d’un'evocazione a circa trentacinqu’anni
(1) E.
P a s s am o n ti,
Massimo d’Azeglio
ti
gim del
«
Fieramosca
»,
ecc..
in • I l
i-XII-'ay
;
Le ori-
», Torino,
e a solo lume di memoria — che l’idea originale del
romanzo gli era sorta in principio del dicembre '29,
e che il saggio de' «primi capitoli » esposto a Balbo
una sera «accanto al foco » fosse della fine del
verno '30: non a due, sf a tre anni di distanza (2).
È pur noto, sempre pe'
Ricordi,
con quanto
entusiasmo il cugino autorevole e amorevole avesse
approvato e l'idea e il modo del nuovo lavoro:
«che pareva fosse una sua vittoria! ». Onde Azegho,
tutt'incoraggito, s'era rimesso, l'indomani, a scri
vere «con pàti furore che mai»; sicché il ricordato
consiglio di
tirare innanzi,
corrisponde
appuntino
fin qui. Come, del resto, per un certo tratto ancora:
ché tutta la state del '30, il manoscritto seguitò ad
accrescersi, nelle villeggiature trascorse da Massimo,
a svago qua e là presso nobili amici (3).
(2) Cap. XXIX (deU’edù.
gine 3za acg.).
(3)
ib ii.,
cap. XXX, 322.
origin. dd
’&j,
voi. II, pa-