

LE ORIGINI TORINESI DELL' " ETTORE FIERAMOSCA
„
e discendente numerosa che mi tien qui (e con legami feli
cissimi), ancor io non vorrei fare il letterato a Torino. E il
vero è che non lo fo quasi più, e in breve forse non farò più
nulla in nessun genere. Ma sarà poco danno.
Tu si, e il tuo suocero, poi, farete molto bene a produrre.
Dio ve ne dia quella forza che ogni giorno mi vien meno.
Ma è meglio non entrare in queste seccature, e del resto il
l ’omba avendomi fatto aspettare il bigliettino che ti mando,
ecco l'ora della posta che s’avanza.
Addio, dunque. Non prendere né il ritardo, né la fretta
con che ti scrivo, per cattiva o poca volontà di scriverti.
Anzi se tu me ne dai l'occasione, sarà una delle pochissime
consolazioni che avrò alle mie infinite seccature.
Addio, di nuovo; ricordaci, mia moglie e me, alla tua.
Torino, 3 Apr. 1833.
Tuo Am.° Cug.° C.
B a lb o .
Vi sarebbe parecchio da rilevare, dalle allusioni
personali specialmente; ma per non dilungarci note
remo appena, quanto riguarda l’argomento, che
aveva interessato alla faccenda Giuseppe Pomba,
suo editore, proprietario della principale libreria
cittadina, ubicata sotto i portici di piazza Castello
in principio della Contrada di Po.
Bruciava, Massimo, d’impazienza nel preveder
pronta per la Pasqua l’edizione del romanzo. Fu,
invece, necessaria una settimana supplementare. Le
prime copie del
Fieramosca
uscirono a smercio verso
la metà di aprile, siccome da tempo avevamo asse
rite (10) contro la persistente data erronea di pub
blicazione del i° maggio (11).
(10) In «Lettura », Milano, ia maggio '26, p. 321;
cfr.
in
Cavaliere della prima passione nazionale.
Bologna,,
Cappelli, 1930. p. 44.
(11) E*, l’ediz. dell’E.
F.
per con di Aldo And*eoli.
Milano, «Unitas », 1926, che nella introd., p. xxiii, pone:
«Il mercoledì i» maggio del 1833. da una stamperia na
scosta in una certa viuzza di Milano, usciva per la prima
volta in pubblico
\'Ettore Fieramosca,
ecc. a.
! • Cari* AlWtto
A tanto ci avvalorava un cenno sincrono nella
corrispondenza del march. Antonio Trotti-Benti-
voglio, in lettera da Milano del 19 aprile '33, annun
c ia le alla sorella Costanza Arconati-Visconti, allora
di residenza a Parigi: «Par le peintre Sanquirici qui
est parti avant-hier [cioè il mercoledì 17 aprile],
recevrez le roman de d’Azeglio qui vient d’étre
publié » (12). Sollecitudine d’invio che sta a denotare
l’importanza, o, quanto meno, il merito attribuito
alla nuova opera, in una consapevolezza dallo stesso
patriotta milanese cosi attestata: «je l’ai déjà lu
presque entièrement et j ’attends avec impatience
votre jugement ».
Trattavasi, evidentemente, di far conoscere per
tempo alla eletta d’esuli nostri, facenti capo ai
fervidissimi e generosi coniugi Arconati, un romanzo
ch’era nuovo segno del risveglio
della coscienza
nazionale. Il marchese Trotti avea potuto procurarsi
de’ primi la novissima pubblicazione ne* giorni pre
cedenti, vale a dire il 16 o fors’anche il 15
aprile,
ch’era lunedi; e alla prima conoscenza
deOa bontà
dell’opera, affrettavasi a mandarne copia
per tramite
sicuro.
Ora a suffragare che la divulgazione del romanzo
azegiiano s’iniziasse, anzi che in principio di maggio,
su la metà d’aprile, viene a buon ponto una nuova
lettera di Balbo, che, sebbene senza data esplicita,
può positivamente attribuirsi al sabato della terza
settimana di quell’aprile, ossia al giorno ao. Dopo
quanto abbiam visto, si
può
ammettere die Massimo
(12)
A. Malvezzi,
Il
Risorg. Ital.
m tm
(arieggia éi
pa
in o *
lombardi.
Milano, Hoepli. 1924. p. 88.
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