

LE ORIGINI TORINESI DELL'
“
ETTORE F I ERAMOSCA „
C a fM rU a a « M ia ■»«» ■<■ W l d r a * l a r l a n t
4*1 - H i r M M M ,
e mi pare che non può spiacere agli Italiani; v ’ho
fatte otto litografie ed una per frontespizio. Un po’
per colpa mia, un po’ per colpa della litografìa che
a Milano è inferiore a quella di Torino, non posso
dire che siano capi d’opera, anzi siamo molto lon
tani dalla perfezione, ma sottosopra potranno andare
come tante altre ».
La stampa che si stava compiendo nella stessa
officina del tipografo Vincenzo Ferrario dove nel 27
era stata portata a termine la laboriosa pubblica
zione del capolavoro manzoniano (8), ancorché si
riportasse a tanto precedente non riusciva, pare, di
gusto dell’autore; il quale ne faceva personalmente
le spese e non dimenticava, di certo, la sua mono
grafìa di tre anni addietro, il signorile in-folio della
Sacra di San Michele
stampato con bodoniana ve
nustà dai torinesi Chirio e Mina, con le belle tavole
a corredo tirate assai finemente dal litografo D. Festa
e con un frontespizio calligrafico di Bigotti su la
raggiera della Stella d’Italia ch'era d’un’eleganza
allora insuperabile.
(8)
I Promessi Sposi. Storia milanese del secolo decimo-
settimo scoperta e rifatta da A. M.
Milano, Tip. di Vincenzo
Ferrario, 1825-27, voli. 3, in-8°.
Ma Balbo non si fe’ vivo che a pochi giorni da
Pasqua, con questa lettera che produciamo inedita,
prima d’una breve serie, per graziosa concessione
di Donna Attilia Torelli (q):
Caro amico - Scusami, scusami, non posso incominciare
altrimenti, poiché ho ritardato troppo a risponderti. La tua
commissione è fatta, ed anzi, se non m'inganno, con con
dizioni vantaggiose, cioè o come vuoi prendendo un centi
naio di copie a conto tuo, ovvero comprandotene a dirit
tura <>6esemplari ad un prezzo che mi par discreto. Non mi
sono contentato di parlarne a
Pomba;
pur ne dissi a
Bocca,
il quale farebbe lo stesso colla differenza che vorrebbe il
il 50 p. 100 se le avesse a comprare. Della 13» copia, vera
mente non me ne ha parlato.
lo
ti ringrazio di ciò che mi elici per mio padre e per me
in nome del tuo illustre Suocero; sai quanto sia rispettato
ed amato da noi tutti con tutta l'Italia, e ti prego di rinno
vargli specialmente l'ossequio mio. Quanto vorrei che tu
e l'amabile tua moglie foste de’ nostri. Ma... non ti so dire
che tu abbia fatto male, vivendo con un tal uomo come è
tuo suocero; e poi in un paese, che non vale il nostro, certo,
per molte cose, ma dove le arti son più valutate che qui.
Ancor io, forse, se non avessi una famiglia ascendente
(o) Che l'ha desunta dall'avito Archivio Torelli di Novara.
•- <o
'*■
4
r i m u à ' *
30