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LE ORIGINI TORINESI DELL'" ETTORE FIERAMOSCA

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appena pronti i due volumi del suo lavoro ne abbia

spedito omaggio al cugino promotore; da cui, infatti,

ricevè simile gratulatoria:

Tonno, sabato

[

20 apule 1833].

Caro Amico - Grazie, mille grazie dell'esemplare man­

datomi. In 24 ore l'ho letto, tutto d’un tratto, come feci

de'

Promessi Sposi,

delle

Prigioni

di Pellico, e delle opere

di primo ordine, od anzi di primo interesse che usurpano

tutta l’attenzione mia. Sai tu che hai fatta una cosa bellis­

sima? Per lo stile, te ne dissi qui il parer mio. Non hai

rivale in Italia, se non in casa tua. E se ti ricordi, quando

mi leggesti il principio, dissi, se pur c'è il merito

dell'affetto

che è il principale in un romanzo, tutto ci sarà. E tutto c'è.

Non sarebbe dirti gran cosa, che dopo i

Promessi Sposi

non

s'è pubblicato nulla in tal genere da paragonare alla tua.

Dico di più. Sei secondo, e non hai terzo né quarto; gli altri

stanno giù giù assai.

Un giorno dopo, cioè Mercoledì [17] ricevetti i due

esemplari del Gargani, e del Rabi; li mandai subito. Dio­

data Saiuzzo’ ti ringrazia molto del suo. Anch'essa lo trova

bellissimo, raramente bello.

Ma, e la spedizione grande? Mandai dal Calcina 'fattore

di Casa Azeglio], venne, non ne sa nulla. Alla diligenza

[del servizio postale con Milano], nulla. Nemmeno non mi

dicesti per che mezzo mi mandi il pacco. Pittore, poeta,

cantante, meriti tutte le ingiurie possibili; e te lo diciamo

e noi tuoi amici, e, chi è più. i librai Bocca e Pbmba, che

arrabbiano di non averne [copie]. Bocca principalmente

che. come libraio del Re, voleva avesse il i° esemplare

Io ci sto sotto, ché mi dicono, se non fosse ella... avremmo

scritto e sarebbe qui. Dunque fa ciò che non hai fatto.

Di me non ti parlo; credo che m'hai dato del pazzo. La

mia salute d ’animo e di corpo è buona, almeno secondo il

solito. Ma sono seccato assai, e te lo dirò un’altra volta.

Ora ho fretta, e addio. Saluti amichevoli nostri a’ tuoi.

C.

B a lb o .

Non occorre spiegare come in casa Manzoni

questi primi echi dell’accoglienza del romanzo in

Torino dovessero tornar de’ più graditi, si per i

concetti personali di Balbo, come pel giudizio super­

lativamente favorevole della poetessa Marchesa Sa-

luzzo, zia di Massimo e da tempo amica del Man­

zoni molto stimata.

A conferma, poi, di quanto asserivamo in prece­

denza, si rileva che avendo Balbo ricevuta la sua

copia, come desumesi dalla lettera, il martedì 16,

la spedizione da Milano ne fu fatta il lunedi 15 aprile,

appunto il giorno in cui cominciò a pubblicarsi il

romanzo.

Notevole, infine, nel concitato dell’esultanza vera­

mente fraterna di Balbo, il passo relativo al libraio

Bocca impaziente che il Re ne avesse il primo esem-

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