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festa,
per la Galleria della Nuova Galles del Sud a
Sidney.
Alla Esposizione del 1906 a Milano figurava poi
il suo quadro
La melanconia del sole,
giudicato dal
compianto Enrico Thovez l’opera di maggior senti
mento di tutta la Mostra ed uno della terna, con Pel-
lizza da Yolpedo e Baldassare Longoni, proposta per
il Premio Principe Umberto. Vinse Pellizza da Vol-
pedo con
11 sole,
ma il successo dell’opera può anche
essere dimostrato da un sintomatico episodio: il
Maggi lavorava in quell’epoca per Alberto Grubicy,
che non voleva che opere divisioniste (quelle di
Segantini, Previati, Fomara e pochi altri quali il
Minozzi, il Tominetti), ma quantunque per l’esecu
zione di questa sua
La melanconia del sole
il Maggi
avesse seguito altra tecnica, tutta a velature, tanto
piacque al Grubicy e lo conquistò, che volle assi
curarsela per la propria collezione.
Che l’opera poi fosse seguita con particolare sim
patia dal Grubicy sin dall’apertura dell’esposizione,
avrebbe potuto facilmente trapelare da quest altro
curioso episodio: collocata nell’angolo d'una sala,
proprio dietro
La fortuna
del Renda, era seria
mente pregiudicata ed il Maggi protestava vivace
mente per un così dannoso collocamento. Il Grubicy
gli suggeriva semplicemente di tagliare con un tem
perino la tela, e di ritirarla, lasciando esposta la
sola cornice e il Maggi si disponeva senz’altro ad ese
guire, ma ne era impedito dai.... carabinieri di ser
vizio, che avevano notato la sua eccitazione e la sua
decisa intenzione
Nel 1907 un altro ben lusinghiero successo lo
attendeva consacrandolo fra i più eccellenti nostri
paesisti poiché una delle sue due opere
(La prima
neve
e
L ’ultimo fieno)
esposte alla Biennale Vene-
neziana, e cioè
La prima neve,
era acquistata per la
Galleria d ’Arte Moderna di Roma.
L ’opera in realtà era stata subito acquistata dal
noto negoziante Stefani, il quale dichiarava però che
se una qualche galleria ufficiale l ’avesse voluta, cor
rispondendo la somma in più all’autore, egli l’avrebbe
senz’altro ceduta. Il caso si verificò con la richiesta
dell’opera da parte della Galleria Rivoltella di Trieste,
ma quando fu chiesto allo Stefani se sarebbe stato
disposto a cedere il quadro egli fu obbligato a svelare
un segreto: che avrebbe voluto acquistarlo la Gal
leria d ’Arte Moderna di Roma. Quindi, trattandosi
della prima Galleria d ’Arte Moderna d ’Italia, riuni
tasi subito la competente Commissione, l’opera, così
disputata, entrava definitivamente alla Galleria a
Valle Giulia.
Nel 1908 al Maggi era conferito il Premio Fuma
galli e l’opera premiata,
La montagna,
era acquistata
da S. M. il Re. L ’importanza di quest'opera può
essere dimostrata dalla richiesta anche fattane dal-
l’Agembund di Vienna e che non potè essere sod
disfatta non volendo l ’Augusto Sovrano privarsene.
Nello stesso anno, alla Quadriennale di Torino, gli
era assegnata la targa d ’argento del Club Alpino per
L ’invemo
a La
Tkuile,
opera eminente nella sua pro
duzione per la profonda, religiosa osservazione e pene-
trazione del vero e che gli assicurava anche la me
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