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C E S A R E MAGG I

La

m h

d i Natola a C a a r a a i f a r

diniana,

della contessa Maria Ricciolio Arrigotti

e

Bianca Maria

(Esp. Circolo degli Artisti 1918-19),

della signora Adele Pavia,

esposto con quelli

della con­

tessa Pia Nasalii Rocca

e

della signora Wolf

alla Società

Promotrice del 1920,

delle signore Amalia Cattaneo

Grocco

e

Mary Rodi

(Soc. Promotrice 1922, con

L'Aquille noire de Peteret

e

II contrabbandiere), di

mia moglie

e

di Maria Grazia ZàmbeUini

(con altro

Pastore

alla Quadriennale 1923della Soc. Promotrice),

della

Signora Gilli Cerutti,

e quello

delle sue figliuole

Vanna e Pia,

uno dei più recenti, che nell’originalità

della linea d’impostazione e nelle ricerche della colo­

razione è convincente prova dell’indirizzo saggiamente

moderno a cui si ispira anche nella figura l’arte del

Nostro. Questo ritratto figurava all'Esposizione della

Soc. Promotrice 1931, alla quale il Maggi partecipava

con dieci ben notevoli opere, fra cui ricordiamo:

Marguette, La saltimbanco, Donna che fa la calza, La

casa abbandonata, Il piano di Breuil, Case nuor'e.

Certo non dubbie prove, queste opere, come

poi

La modella

(Soc. Promotrice 1932), di quel nuovo

sempre vigilato, indirizzo, che, sotto certi aspetti, la

sua pittura ha preso in questi ultimi tempi ed i cui

primi significativi sintomi si ebbero con

Le ombre

sulla strada,

la già citata opera

La rimembranza

(ambedue alla Esp. Soc. Amici dell'Arte 1924) e

con

La figlia del Sindaco

(esposto alla Soc. Promo­

trice nel 1925) ed accentuatosi in quel suo quadro

La strada di grande comunicazione,

discusso quanto

apprezzato, esposto nel 1930 al Circolo degli Artisti

e che fu poi subito acquistato da un diplomatico

estero alla Mostra dei cento artisti di Atene.

Non si può pensare al ritratto della ricordatis­

sima contessa Stenbock-Fermor (che figurò a Ve­

nezia) senza accennarne alla storia. Elettissima

dama dell’alta aristocrazia russa, imparentata con

la Famiglia Imperiale, pittrice apprezzata a Parigi

(espose pure alla Promotrice di Torino del 1913)

ch’ebbe a maestro anche il pittore Filiberto Mi-

nozzi, aveva ordinato e pagato il quadro. Si scate­

nava però poi sulla Russia la terribile travolgente

bufera e della contessa Stenbock-Fermor più nulla

si seppe per quante ricerche siano state fatte. Il ri­

tratto trovasi tuttora nello studio dell’autore, sempre

in attesa di poter ricongiungersi alla committente,

tutta avvincente fascino per l'imponente bellezza

della figura e le superiori doti intellettuali, sulla cui

sorte, ormai, sono purtroppo possibili tutte le ipotesi,

anche le più dolorose...

Fra i

Ritratti

del Maggi ancora notevole quello

del conte Alberto di Pessinetto

(Biennale Veneziana,

1912) per una certa spontanea, originale spigliatezza

d’impostazione e per un raggiunto rilievo che pos­

sono ricord".-e alcune opere del Tallone, e non può

essere certo dimenticato quello, eseguito nel 1921,

nel quale ci appare

l ’anima stanca e passionale d'una

eroina di romanzo, una raffinata occidentale che l'amore

ha gettato tra la caotica esistenza del mondo orientale

in rivoluzione, in atteggiamento di olocausto mistico e

sensuali.

Questo ritratto, intitolato

Chiuso mar di

tempesta,

d ’una colorazione più vibrante ed accen­

tuata, non rivelataci prima dall'artista, potrebbe

essere indizio di quali opere il Maggi ci potrebbe

dare se all’oriente, verso il quale si sente sempre

fortemente attratto, potesse rapire i segreti della

poesia e le magnificenze del colore.

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