

C E S A R E
M A G G I
A
lla notizia che a Cesare Maggi, alla Mostra del
Paesaggio Italiano di Bologna, era stata aggiu
dicata la medaglia d'oro del Podestà per il miglior
quadro alpino, e cioè all’opera
II Monte Bianco,
già
premiata con la grande medaglia d’oro della C. N. F. A.
alla Mostra Nazionale d’Arte Montana del 1929, a
Milano (1), vivamente ci rallegrammo che fosse stato
riconsacrato l’alto valore del vincitore di tante signi
ficative battaglie artistiche, anche all'estero, dove in
importanti esposizioni e gallerie ufficiali e private le
sue opere onorarono ed onorano il nostro Paese.
Nel momento attuale poi, in cui l'arte si esprime
ancora, se pur verso l'ineluttabile suo assestamento,
in ima varietà di linguaggi, non solo di non sempre
facile comprensione per <
non iniziati,
ma talvolta
contrariamente alla missione che le dovrebbe essere
coscienziosamente
riservata e conservata, il premio a
Cesare Maggi acquista ima superiore importanza. È il
linguaggio della più nobile nostra tradizione artistica
quello, che, nella grande gara, è stato chiamato, per
virtù della tavolozza di un finte, pensoso e completo
artefice, tutt'altro che refrattario e lontano dalla
naturale evoluzione dell’arte (come vedremo in
seguito) a segnare il passo della nostra buona scuola;
che non può essere, per noi italiani specialmente, che
quella della più alta idealità e del
vero,
sentito attra
verso un’anima che ce lo renda suggestivo e commo
vente. Di questo abbiamo sempre bisogno. Dopo le
ansie e le lotte della quotidiana fatica,
rifugiandoci
nell'arte, aspiriamo a trovare, almeno in questa, un
sano
sollievo in visioni di nobiltà e di
« e
l'indispensabile conforto. E Cesare Maggi, da oltre
un trentennio, opera più che fervidamente per noi
in questo senso. Più die meritato e giustificato
quindi a così vigile, scrupolo» custode del più p«ro
nostro patrimonio spirituale, quest'ultimo ambitis
simo premio, che viene a coronare ancora ima volta
una carriera senza soste, realizzatasi febbrilmente in
un’operosità intensa quanto meditata.
La notizia del premio conseguito a Bologna era
segmta da queOa più recente èri premio ai «Con
corri della Regina » per an boaaetto di forti qualità
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pittoriche, notevole per la rievocazione dell'episodio
scelto dal Maggi fra i più gloriosi, e forse meno noti,
della Grande Guerra, quello dell’eroica morte del
colonnello Maurizio Pisricelli, la mattina del 24 ot
tobre 1917 a Kamno Alto sulla destra dell'Isonzo. Le
due alte distinzioni hanno subito richiamato alla me
moria di colleghi, critici, ed amatori l'opera multi
forme del Maggi, che se è più caratteristicamente «
sostanzialmente rappresentata dai quadri di mon
tagna, quelli che l’hanno resa forse anche più nota
alla maggioranza, pare nel ritratto, nel nudo, nelle
marine, nelle nature morte ha raggiunto forme così
personalmente elaborate e sincere di ispirazione,
intuizione e realizzazione da poter assicurarsi, anche
in un rapido sguardo d'insieme, un'invidiabile, M^ a
posizione nell'arte contemporanea italiana.
• • •
Cesare Maggi nasceva a Roma nel 1881, da
Andrea Maggi, l’indimenticabile interprete del
Ci
tano di Bergam,
e da Pia Marchi. Avviato agli stadi
Classici rpaare ncii ìoicnu) cu usiciinuui tuui posi*
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d’agni arte, a 16 anni li abbandonava dichiarando
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raggiato in questa sua aspirazione
dalla
madre che
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all’arte ari figlio
e che
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