

non essendo giusto che la popolazione torinese
debba subire nell’opinione nazionale l'onta di
una minore natalità, occasionata da elementi che
non dipendono da quelli che potremmo dire i
freni volontari
alla procreazione, che giustamente
la religione e il fascismo combattono senza quar
tiere. Certo è che se Torino fosse stata ampliata
coll’aggregazione dei Comuni limitrofi le statisti
che della mortalità e della natalità sarebbero no
tevolmente più favorevoli e le basse percentuali
delle nascite in confronto delle morti sarebbero
corrette in senso meno pessimista da quello che
può apparire stando soltanto all'esame quanti
tativo dei dati della rilevazione statistica. Il Fos
sati si fa in questo campo equo difensore della
nostra Torino e per questo la sua dimostrazione,
oltreché esauriente riesce simpatica per chi da
buon torinese ama l’onore e l’avvenire della pro
pria città. Certo che, se lo studio fosse stato più
ampio, si sarebbe potuto approfondire fino a che
punto l'osservazione del Fossati ha valore nella
pratica e nella vita della nostra città. Ma per que
sto occorrerebbe un ulteriore esame delle situa
zioni statistiche delle altre città, esame di lunga
indagine e non scevro di difficoltà pratiche. Ad
ogni modo il punto di vista del Fossati rimane ed
è degno di essere rilevato, perchè al movimento
della popolazione a Torino si sappia dare una
logica interpretazione, senza preconcetti dannosi
al buon nome del popolo torinese.
m c
A n to n io F o s s a t i
:
La politica doganale frumen
taria degli Stati Sardi di terraferma dal
1814
al
1831. Milano 1929.
%
Il
Fossati ci ha dato in questi ultimi anni di
versi lavori sulla storia economica e finanziaria
del nostro Risorgimento, che sono veramente de
gni della massima considerazione. In questo ar
gomento, poco o nulla è stato scritto che valga
la pena di esser rammentato. Il Fossati, ch'è for
nito di una solida coltura economica e di ottima
preparazione storica, esamina in questo lavoro la
politica doganale piemontese nel primo venten
nio del sec. XIX, opportunamente riferendosi ai
precedenti doganali della Monarchia piemontese.
La sua esposizione è diligente e sobria, ricca di
dati statistici in gran parte inediti, frutto di una
intelligente selezione di numerosi documenti del-
l’Archivio di Stato di Torino, finora del tutto ine
splorati.
M a r i o C h ì a u d a n o
G. L.
P a s s e r i n i :
La vita di Dante.
1265-1321.
Un Volume di pagine 400 con illustrazioni.
Editore Vallecchi, Firenze, 1929. L. 12.
Ancora una vita di Dante? Dopo le numerose
pubblicazioni uscite durante il sesto centenario
della morte del poeta, era ancora necessaria ed
utile, a così breve distanza, un’altra biografia?
Eppure questa è una delle vite più degne che
sul nostro abbiano visto la luce. L ’opera del
Passerini, dantista assai colto e meritatamente
apprezzato, forma uno studio amoroso, paziente,
accurato, che insieme alla
Vita di Dante
dettata
pure quest’anno da un altro nobile intelletto, Gal-
larati-Scotti, costituiscono una guida sicura per
comprendere l’alta figura dell'esule fiorentino.
Entrambe le
Vite,
quelle di Passerini e di Gal-
larati-Scotti, sono un rifacimento di una prece
dente loro opera di minor mole; rifacimenti però
totali tanto da doverli ritenere senz'altro come
lavori nuovi. Esse si completano a vicenda, in
quanto l’una, la seconda
a
piuttosto nel
l’animo irrequieto del poeta, rivelandocene il suo
intimo sentire; e l’altra segue passo per passo la
vita di Dante, dalla nascita alla morte, in tutte
le sue fasi, e le numerose sue peregrinazicni a
Verona, nella Lunigiana, nel Friuli, nell’Istria, al
l’estero ed a Ravenna. G vengono esposte con
vivezza di colori le singole vicissitudini della vita
familiare e pubblica di Dante, le lotte dei partiti,
le angustie dell’esilio, l’accorato suo desiderio
del ritomo in patria, la genesi e il contenuto del
le sue opere, e finalmente la morte.
La fama dell’Alighieri fu grande prima ancora
che egli morisse, ed il P. ci descrive i funerali im
ponenti che in suo onore ebbero luogo, gli studi
che sull’opera sua maggiore furono subito intra
presi, la varia fortuna del poeta traverso i secoli
fino ai giorni nostri.
Non è senza commozione che si ieggon le pa
gine in cui è narrato il tentativo dei fiorentini più
volte ripetuto, di ottenere i resti mortali del
Grande, il rifiuto dei Ravennati, e il trafugamento
delle ossa eseguito pietosamente dai frati france
scani. i quali, per tema di perdere ri prezioso
tesoro, le tolsero di nascosto dall’arca in cui gia
cevano e le rinchiusero nel loro attiguo convento,
ove furono ritrovate nel 1864 in una rozza cas
setta. donde furono ritolte per essere rimesse nel
l'arca attuale e per essere serbate « alla perpetua
venerazione e all’amore dell'Italia e del mondo >•