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scolastico. La Scuola di guerra, rivolgen­

dosi agli eletti per intelligenza e per vo­

lontà, già pratici della vita militare, li ap­

profondisce in tutte queste discipline mili­

tari, li solleva ai principii della scienza, li

avvezza ad applicarli nei casi concreti e

svolge in essi l'iniziativa, che solo emerge

dalla sicurezza infusa dal sapere.

Ma gli studi hanno ancora un altro in­

tento.

Destinati alle ambasciate, chiamati a le­

giferare in Parlamento, inviati al governo

di provincie o delle colonie, nominati

membri di Congressi internazionali, non

possono gli Ufficiali che aspirano agli alti

gradi della milizia rinchiudersi nel campo

esclusivamente militare. Se vogliono adem­

piere a tali uffici con cognizione di causa,

devono allargare il loro orizzonte intellet­

tuale, elevare lo spirito scientifico, cono­

scere la via percorsa dalla società per giun­

gere alle presenti condizioni, aver chiara

idea degli ordinamenti politici e ammini­

strativi del loro paese e dei maggiori Stati

d’ Europa, saper quali siano le relazioni in­

ternazionali determinate da convenzioni e

consuetudini, aver idea del mondo econo-

mico-sociale presente, conoscere talune del­

le principali lingue moderne, sì per gli usi

della vita, come per istrumento scientifico.

Infine la Scuola di guerra, sebbene abbia

per alunni Ufficiali scelti, già uomini e sol­

dati fatti, perfino capitani, non ha soltanto

azione e virtù istruttiva, come può sembra­

re a primo aspetto, ma anche educativa,

imperocché, come giustamente dichiarava

il generale Corsi, che ne tenne per otto

anni la direzione, « un triennio passato in

Kun ambiente di forte disciplina, di serii e

« rigorosi studi, di studiosa ed anche fati­

ti cosa operosità, di ottime tradizioni mili­

ti tari e civili, in compagnia e sotto il go­

ti verno di persone elette, non può non ave-

(i re un’ influenza grandissima, così sugli

« animi, come sugli elementi d ’ uomini an-

« che più maturi che noi fossero gli Uffi-

« ciali di maggiore età ammessi a quell’ lati­

ti tuto, influenza che si estende persino a

ii coloro che vi esercitano per qualche tem-

<po l'insegnamento ».

111. Ammissione alla Scuola di Guerra

Determinato l'intento e lo spirito della

Scuola di guerra, si presenta quale primo

problema quello dell’ammissione, proble­

ma grave e delicato, perchè dalla sua solu­

zione dipende in gran parte il risultato del­

l’ istruzione.

Anzitutto, in omaggio al principio di

eguaglianza, che è poi fonte di buon came­

ratismo e disciplina militare, non privilegi

nè esclusioni a priori ; di regola tutti gli U f­

ficiali deU’Esercito devono ritenersi am­

missibili, senza distinzione di arma, di con­

dizione famigliare e di studi precedenti.

Eppure fin dalle origini della Scuola, con

esclusione alla rovescia, non furono com­

presi fra gli ammittendi gli Ufficiali d’ar­

tiglieria e genio. E perchè? Per due ragioni

principali :

1

° per mancanza di chiaro con­

cetto dello scopo della Scuola di guerra :

2

per antico pregiudizio sul valore degli

studi matematici.

Parve nel 1867, che per gli Ufficiali

usciti vittoriosi dalla Scuola di applicazio­

ne fosse una

diminutio capitis,

un regres­

so, o almeno una superfluità tornare sui

banchi della scuola in compagnia di Uffi­

ciali fuor di dubbio meno istruiti di loro

nelle matematiche. Era un errore, perchè

la Scuola di guerra, non mirando a forma­

re Ufficiali tecnici per i gradi superiori del-

l ’Esercito, doveva essere ed è qualche cosa

di affatto nuovo, tanto per gli Ufficiali d'ar­

tiglieria e genio, quanto per quelli di fante­

ria e cavalleria.

Lo squilibrio che ne derivò nelle promo} e o (