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rezza del suolo, alcuni tratti di macchia di

castagno o di quercie che naturalmente rap­

presentano una stazione di rifugio per molte

specie spontanee di sotto-bosco. Pare che,

durante il periodo glaciale, la nostra collina

abbia potuto funzionare quasi da morena

nei riguardi della vegetazione, dando ospi­

talità alle piante respinte dalle valli alpine

coll'avanzarsi dei ghiacci ; ne sarebbe un in­

dizio il notevole sviluppo di pinus silvestris,

jamie, faggi, ontani, che allora coprivano

grandi estensioni sopravvivendo fin quasi ai

nostri giorni.

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pino formava ancora nei

tempi di mezzo selve d’una certa entità, ora

è quasi del tutto scomparso dalla scena del­

la collina, ma anni sono ricordo di avere

osservato qualche rachitico esemplare nelle

colline del Gassinese, ma... heu quantum

mutatus ab iliol (IO).

colle di Soperga ebbe a suo illustratore

floristico il prof. 0. Mattirolo con due suc­

cosi lavori, piccoli di mole, densi di sostan­

ziali informazioni (II).

La varia natura geologica delle colline —

argille, marne, calcari — determina corre­

lative varietà di flore — e così i calcari di

Gassino erano vantati dai botanici sistema­

tici quali stazioni predilette delle orchidee

nostrane, che purtroppo van facendosi ognor

più rare; ora bisogna appagarsi di qualche

meschino esemplare del genere ophrys, no­

tevole per le mimesie col corpo di imenot­

teri, di ragni, ecc., e là ancora noteremo per

la prima volta l’umile coronilla scorphides

che annuncia i terreni calcari e che invano

cercheremmo nei terreni schiettamente ar­

gillacei.

Lasciata la collina e scendendo a Monca-

lieri il botanico non trascurerà di dare una

capatina ai Sabbioni di Trofarello, ricordati

dal Brofferio, bellissimo esempio di duna

continentale ; ivi troverà in abbondanza una

interessante graminacea corynephorus ca­

de proprie delle sabbie più o meno sciolte,

che possono dare un’idea, sia pure molto

primordiale, di quel che può essere una

vera flora desertica o predesertica — altri

piccoli sabbioni d'origine eolica esistevano

nell'Agro Torinese, uno ad Arignano ornai

ridotto a misero scavo di sabbia ed uno alla

Loggia completamente acquisito aU’agricol-

tura.

Nè ometta il nostro peripatetico botanico

una breve visita al «Po morto» di fronte

alla Loggia, una lunata morta di circa un

chilometro importante per esser la stazione

classica, forse residuo di ben più ampia di­

stribuzione, della «Coda di cavallo acqua­

tica», hippuris vulgaris (

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).

Ma anche l’interno stesso dell'abitato

urbano dove più ferve l ’agitata vita della

città, può offrire campo alle ricerche bota­

niche ; il mondo vegetale ha questo di par­

ticolare che, appena non ne sia violente­

mente impedito, riconquista tosto le posi­

zioni perdute e ne acquista delle nuove :

abbandonato a sè uno spazio qualunque di

terreno ben presto va ricoprendosi d’una

varia vegetazione ; il suolo stesso delle vie,

così ben tenute dalla civica Amministrazio­

ne, ricetta una flora speciale contro la quale

si affatica la lotta dei tecnici della viabilità ;

e così la poa annua, il polygonum acicula­

re, ecc., sia pur ridotti e stentati, e varie

specie di muschi affermano la loro umile so­

vranità fra le commessure delle lastre dei

marciapiedi o fra i ciottoli del selciato. E si

può anche parlare d’una flora «muricola »,

cioè di quelle piante che crescono sui manu­

fatti murali; ne sono esempi un petulante

(10) G. Necm.

Le

ttsiom

di piarie imcroterme della

pianura torinese Milano. 1907.

— La vegetazione dalla collina di Torino in « Memorie

della R. Acc. Sciente di Torino >, LVI, 1906.

(11) O.

Mari

NULO. Flora del Colle di Soperga in

Gui­

da Ca—nova •. Torino. 1865

— intubazione drmn erbario del Colle di Soperga ù>

. . . .

. Atti R. Acc. Scienze di Torino .. XXVIII. 1010. p. 496.

nescens — insieme con un centinaio di spe-

04

Mussa

II

morto F .i*n*.

1923.

4