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e mezza e che i balli, ridotti a due soli, fos­

sero

allegri

e non pantomimici.

Mentre si stava provvedendo per l'a lle ­

stimento di questo spettacolo e si svolgeva

regolarmente la solita stagione di carnovale,

s'affacciò improvvisamente una prima que­

stione abbastanza strana e che si può consi­

derare come segno dei tempi. Il conte Sal-

matorsi uno dei direttori della Società im­

presaria, informò i suoi colleghi, che i con­

ducenti delle mule provvedute da Sua Mae­

stà per condurre in teatro e ricondurre a casa

le donne destinate a cantare nel coro, sol­

levavano l'eccezione, che queste signore non

dovessero, nè potessero venire comprese nel

numero degli artisti, ai quali, secondo il

memoriale a capi, spettava di venire tra­

sportati gratuitamente nelle portantine. La

cagione di questa alzata degli scudi fu pre­

sto conosciuta.

Siccome vi era g ià , almeno in apparenza

una specie di tacito accordo per evitare ciò,

che avrebbe potuto far sorgere nubi, o de­

stare malumori, la Nobile Direzione de li­

berò di aumentare adeguatamente l'assegno

fissato ai conducenti stessi. In questo modo

il servizio potè proseguire regolarmente.

Ciò però non fu tutto. Balzarono fuori

anche certi abusi riprovevoli, che si verifi­

cavano su vasta scala a lla porta del così

detto Paradiso. Già nell'anno 1781 si era

cercato di porvi un freno, ma senza alcun

risultato. I servitori in livrea avevano per

lunga consuetudine l'ingresso libero in una

parte del Paradiso a loro specialmente r i­

servata. L'uso finì col tempo per degene­

rare in abuso, a danno della Società Impre-

saria, la quale vedeva in ultima analisi il set­

tore destinato ai servitori di livrea buon nu­

mero fornito di spettatori, superiore a lla

media, ma viceversa, la cassetta si mante­

neva vuota. Fra i contravventori, poi risul­

tò, che tenevano un discreto posto anche

g li addetti a lla Casa Reale. Da essi si

presero le mosse nello stabilire i prov­

vedimenti restrittivi. Si cominciò dal fissare,

che nessuno della livrea di Sua Maestà po­

tesse essere ammesso a godere dell'ingresso

gratuito, quando non fosse vestito col man­

tello, e col frack. Si vietò severamente l'a ­

buso di cedere in prestito ad rstranei l'ab i­

to, o il mantello di livrea, oppure di intro­

durre amici, o altre persone, non munite di

regolare biglietto. Fu proibito l'abuso di

lasciar entrare le persone avvolte nel man­

tello. Questo doveva essere portato aperto,

in modo che chi lo indossava, potesse essere

ben riconosciuto e si potesse ravvisare se

portasse o no l'ab ito .

Da ultimo si sentì il bisogno di ricordare

a tutti la volontà Sovrana, che in teatro non

s'avesse da mangiare, o da bere presso il

parapetto dei palchi, da versare in terra del­

le bevande, da fare rumori, o da gridare ad

alta voce, e da stare a capo coperto, quando

il sipario era alzato, r ’er ultima conclusione

si vietò di spegnere i lumi tenuti accesi

nelle scale, nei corridoi e altrove, di gua­

starli e di portarli via (126).

Dopo due stagioni, che non si potrebbero

dire floridissime, avute negli anni 1790 e

1791 il teatro si chiuse a cagione della guer­

ra (127). Nel 1794 per ordine sovrano ven­

ne adibito come magazzino di riserva dei

grani ed eventualmente per altri gene­

ri (128).

(126)

A rch. di Stato di Torino. Istruzione Pubblica. Tea

tri. Mazzo 3°.

(127)

Nella adunanza generale della Società dei Cavalieri

del primo dicembre dell'anno

1792,

i convenuti decisero

di sottoscrivere per dieci azioni della

Società

patriottica

per la Manifattura delle stoffe in aeta. iatituita per venire

in aiuto di molte famiglie ridotte alla mendicità per ’a

cessazione del lavoro di molti telai e per la conseguente

disoccupazione.

(I2S)

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