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La riapertura con spettacolo d ’opera e di

ballo ebbe luogo con una stagione alquanto

ridotta in quanto alla sua durata, perchè

rinviata l ’apertura dopo la festa delI’Epifa-

nia d e ll’anno^l 798. Essa fu preceduta da

non pochi altri provvedimenti e da novità di

ogni genere. Accenneremo qui soltanto ai

principali. In primo luogo la Società Im-

presaria rinunciò alla dote di quindici mila

lire in contanti, che era data da lla Casa

Reale. In cambio però chiese, che le venis­

se concesso di poter realizzare alcune eco­

nomie nelle spese deU’allestimento scenico e

nella riduzione del numero degli addetti a l

servizio di Corte, che godevano il privilegio

dell'ingresso gratuito. Chiese ancora la fa­

coltà di poter raddoppiare il canone per l'a f ­

fìtto dei palchi e che il prezzo dei biglietti

fosse elevato sino a quaranta soldi. Questo

per la parte materiale e finanziaria (129).

Per quanto riguarda la parte morale, sarà

bene di conoscere almeno sommariamente

i punti principali di una relazione, che per

ordine del R e , il primo architetto. Piacen­

za, elaborò e sottopose circa lo stato del tea­

tro Regio. Appare subito, che il relatore

mirò specialmente nel suo documento, piut­

tosto lunghetto, a occuparsi di mettere in

evidenza ciò, che a lui sembrava poco orto­

dosso circa la decenza degli spettacoli e il

decoro delle Reali Persone, e indispensabi­

le per la buona conservazione de ll’edifì­

cio (130). Su l primo punto egli sembrava

molto rigoroso. Gli pareva doversi togliere

l ’abuso invalso e disdicevole, perchè a suo

modo di vedere, urtante colla decenza, di

far lavorare in giorno di domenica, o nei fe­

stivi, allora discretamente numerosi, per la

ridicola pretesa

delle opere. Egli voleva, che

si proscrivessero le stravaganze e le inutilità,

consistenti nel troppo ristretto spazio lascia­

to tra il primo e il secondo spettacolo. Il

primo si sarebbe dovuto terminare in dome­

nica, e andare in scena col secondo il sa­

bato successivo, lasciando così chiuso il tea­

tro per tutta una settimana.

In secondo luogo voleva ridotto il nume­

ro delle persone ammesse sul palco sceni­

co, e che si tenessero maggiormente d ’oc­

chio non tanto le attrici, quanto le loro ma­

dri e le accompagnatrici, e specialmente i

parrucchieri. Le prime dovevano essere ri­

dotte ad una per ogni cantante, gli altri di­

minuiti di numero e scelti fra i più morige­

rati e rispettosi.

il Piacenza voleva ancora che le prove

parziali e generali fossero vietate nella vigi­

lia e nel giorno di Natale.

Per il decoro delle Rea li Persone, voleva

che non fosse lecito il sussurrare, il bisbi­

gliare indiscreto, e l ’applaudire, in teatro,

anche quando la Corte era assente, e di por­

tare le tòrcie accese nella galleria delle Se­

greterie di Stato e nei corridoi dei palchi,

che, tra parentesi, non erano molto illumi­

nati. Voleva poi, che fosse anche vietato di

passeggiare, o di trattenersi dopo l'opera

nella galleria delle Segreterie e ivi fare po­

sta, conversare, motteggiare, amoreggiare,

far circoli, per passare in rivista, come si

dice, il bel mondo e d i fare in una parola

di quel luogo degno di rispetto, piazza e

mercato.

Secondo quanto asseriva il primo Archi­

tetto di Sua Maestà, che diventato poi il cit­

tadino Piacenza, doveva essere impresario

del teatro Imperiale, come vedremo meglio

quel

lioai

pourrtz vout atlendre pour avoir place à pauvoir

piacer le» cffett qui pourront étre d'empechement le

nou-

oeaux

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que /'on compie

d'y

tu

pplier. En vou

t

com-

muniquanl

Ut

ordret du Roi ne

me

rette,

eie.

Turin,

2

mai

1794.

Comte C*RPENÉ *.

(129) A rch . di St. di Torino. Lettera della Segreteria di

Stato per gli affari interni. A lli signori Direttori della No­

bile Società del Regio Teatro. 24 aprile 1797, e Memoriale

a capi 25 novembre 1797.

»

(130) Rapporto del Primo Architetto Piacenza sulle con­

dizioni del Teatro Regio. 2 maggio 1797. A rch. di St. di

Torino. Carie relative ai Teatri. (Carte della Dominazione

francese).

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