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regolarità, che parevano essere in piazza

d ’Armi (117).

Ci conviene ora fare qui una rettificazio­

ne per quanto riguarda l ’autore della prima

opera

Demetrio,

data nel 1761 a l teatro

Regio. Essa non fu composta, come so­

stengono le cronologie, dallo Scarlatti, ma

dal Giuseppe Ponzo. Lo Scarlatti fu cer­

cato per la seconda, dopo che lo Jomelli e

il Gluck avevano per cagione di precedenti

impegni declinato l ’impegno. 11 Traetta e

il Casali, il primo già accaparrato per Par­

ma, non erano in grado di accettare impe­

gni. Si trovò finalmente il Bertoni, che ac­

cettò (118).

L ’anno 1764 ci presenta il caso di un car­

novale lunghissimo.

L'Arianna a Teseo

del

maestro Giuseppe Pasque, data per la pri­

ma, ebbe venti nove rappresentazioni ; la

Sofonisba

del Galuppi, non citata dal Chi-

lesotti, che andò in scena il quattro febbraio,

ne ebbe ventotto. Entrambi i lavori furono

posti in scena dai rispettivi autori.

Nell' anno successivo erano chiamati a

comporre le due opere l ’Hasse, detto il Sas­

sone, e il Francesco Di Maio, maestro di

cappella del Re delle Due Sicilie, già noto

a Torino per un

Catone in Utica,

rappre­

sentato con successo alcuni anni addie­

tro (119). A lui era stato consegnato un li­

bretto scritto dal torinese Amedeo Cigna-

Santi, intitolato

Montezuma,

nel quale la

parte del protagonista era stata affidata a

Giuseppe Aprile, musico contralto, che

Wolfango Mozart lodava, dicendolo buon

cantante, dotato di voce bella ed eguale, e

quella di Fernando Cortez al celebre tenore

Giuseppe Ettore. Per la prima opera di que­

sta stagione i Cavalieri Direttori donarono

al suo autore una ricca tabacchiera in oro

del valore di seicento lire. Pel

Montezuma

il De Maio ricevette m ille seicento sessanta

due lire.

Su\YAlessandro nelle Indie,

che A les­

sandro Sacchini fece rappresentare a l teatro

Regio il ventisei dicembre del

1765,

dob­

biamo rettificare non poche inesattezze, che

fanno capo a l Clement. Egli nel suo Dic-

tionaire des Operas,

tanto per non fare una

eccezione al solito sistema di dirle grosse,

quando si tratta di opere italiane, asserisce

che quest’opera fu data a Venezia ne l

1768

e riprodotta a Torino due anni dopo. Il Chi-

lesotti, attingendo a lla fonte inquinata

(120),

diede la stessa indicazione, aggiungendo

che quest’opera gli valse la nomina a diret­

tore d e ll’Ospedaletto. Lo stesso Clement fa

rappresentare in quest’anno

1765

a Torino

un

Artaserse

del Piccini, che viceversa non

fu mai data e che il Chilesotti

(121)

dice

scritta per Napoli nel

1768.

Di vero si ha,

(117) In

O ld W ordl Journey.

Napoli 1897.

(118) Nel libretto dell7/ìffemio in

Aulide,

del Bertoni,

data nel 1762 per seconda opera è inserito per la prima

volta il libretto dei balli, o meglio delle

Nozze Hammin-

ghe.

azione coreografica del compositore Eligio Devisse,

che si qualifica Accademico di Parigi, e di G iuseppe A n ­

tonio Le Messie. torinese, autore delle ariette. L ’argomento

è molto semplice. Credo opportuno di riprodurlo, onde si

conosca il gusto del pubblico per questo genere di spet­

tacolo : « Nell alzarsi della tela si vedranno vari contadini

fiamminghi, parte a sedere a tavola, e parte a ballare, altri

a giuocare ed altri sparsi per la piazza.

V ari di questi comincieranno il loro divertimento, il che

formerà il primo corpo di ballo ; seguirà il prim o passo

a due dalla terza coppia dei contadini fiamminghi, da quel­

la dei Panduri della seconda e finito questa si ved rà giun­

gere il padrone, il quale accompagnato dalla sua dama

con un numeroso corteggio di alabardieri e paggi verrà

anch’esso per ballare alla festa suddetta. Il carattere suo

sarà di nobili fiamminghi e questo sarà il pasao a due

della prima coppia. Rinnoveranno qui la loro danza i Fiam­

minghi, in fine della quale fingerà il padrone di volersi

ritirar; al suo castello e così seguitando tutti i ballerini e

il corteggio si darà fine al ballo >.

G li altri « balli » dati colla stessa opera furono

L'arrivo

di Europa nell'itola di Creta

e una danza di G reci.

Nella scena settima dell’atto primo

òe\YIfigenia,

nel

tempo del sacrifizio a Nettuno, s’intrecciava una festevole

danza di guerrieri e marinai con rami d ’alloro e corone in

mano ».

(119) Nell’anno 1762-63. Il auo

Catone

in

litica

fu dato

per la prima volta il ventisei dicembre del 1762. Seconda

opsra fu il

Pelopida

di Scarlatti (quindici gennaio 1763).

(120) O.

C h il l e s o t h ,

/

Notiti Maestri del Pattato.

Milano

• Ricordi.

(121) Ib.. ib., ib.. ib., ib. ad voc. Piccini.

} 638 {

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