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~À~T~I

T " * H À M I W

U T .

Un fatto curioso suggerisce di fermarci

un istante per prendere atto di certe consue­

tudini teatrali abbastanza strane vigenti a

quel tempo, non fra noi però. Nel

Fornace

del David Perez maestro della Cappella

Reale di Palermo, «

che per essere intrec­

ciata di vari evenimenti

e spettacoli, oltre

i dilettevoli e ben

concertati balli incontra

lappiamo della R. Corte e del pubbli­

co

» (113) e nel

Dario

del Galuppi (114) can­

tava ìa prima donna Domenica Casarini,

veneziana, col musico Elisi, romano e col

Domenico Panzacchi. Che cosa sia precisa-

mente avvenuto, non si sa , trovo soltanto

in una lettera privata questa curiosa notizia :

Samedi gras

on a

arrété le signora Cazarini

première jemme de l ’Opéra sur des indices

que l ’on a, quelle a jait rosser le sieur Pan­

zacchi aussi musicien. On travaille aux in-

formations non tant pour elle, que parce-

quon a supposi certains

m.es

de la belle

mellés dans cette affaire, cor pour elle on

croti, que quand M. le Juge aura mangé

cent sequins qu i i a fuit sequestrer sur ses

payes on la renverra sans autre chatti-

ment

(115).

Nell’anno 1752 fu istituita dalla Società

dei Nobili Signori Cavalieri una piccola

scuola di ballo. A dirigerla fu posto il com­

positore di balli Claudio Lecomte, a l quale

fu anche affidato l ’incarico dell’insegna­

mento, retribuito con lire seicento annue. Le

allieve, nell’anno 1757, erano già otto, re­

tribuite con cinque lire mensili per caduna.

L'Artaserse

del Metastasio doveva esse­

re posto in musica ne ll’anno 1760 d a ll’Has-

se, ma avendo dovuto partire per Dresda,

fu chiamato in sua vece Giovanni Cristiano

Bach (116), figlio del sommo Giovanni Se­

bastiano. L ’opera, che andò in scena il ven-

tisei dicembre del 1760 ebbe sette rappre­

sentazioni, le quali fruttarono settemila sei­

cento quarantasette lire.

Seconda opera della stagione fu

Tigrane

d; Nicolò Piccini (10 gennaio), che ebbe

venti rappresentazioni, le quali fruttarono

ventiquattromila settecento cinquaquattro

lire e dieci soldi. Edmondo Rod, nel suo

Continental Dayri,

::he un suo pronipote ri­

battezzò

Old Wordl Joumey,

narra di aver

veduto una rappresentazione c’i quest’ope­

ra a Torino. Vi prendeva parte uno squa­

drone di cavalleria con circa sessanta ca­

va lli, che assalivano e si ritiravano con tanta

Erano anche copiosamente illuminate con lustri di cri­

stallo le anticamere, che son att'gue alla Corona, ossia

-palchetto Reale ; ed essendosi ornate le medesime in guisa

confacevole alla stagione, comparveio tappezzate di ricchis­

sime tappezzerie di stoffe in oro, ed in argento industrio­

samente ricamate e la Corona coperta di tela d'argento a

trine d ’oro, illuminata anch'essa con lustri di cristallo e

con bracci d'argento: corrispondeva alla magnificenza degli

altri ornamenti quella dello strato pendente dal balaustro

di detto Reale Palchetto, anch'esso d'argento sparso di fiori

e contornato con galloni e frangie d'oro.

E' noto a ciascuno quanto vago e maestoso sia questo

Regio Teatro il quale per la sua architettura, per la sua

ampiezza e vastità, j

> e comodo dei palchetti,

per la ricchezza degli ornamenti e per la bellezza delle

sculture e delle pitture del soffitto è comunemente a ra­

gione. indicato il più grandioso e compito d ’Europa, sen-

dosi riuniti in essa tutti gli ornamenti e le perfezioni di

altri somiglianti edifizi.

Era parimente illuminata anch'essa con 3 m ila torcie

e

candele in cera distribuite lungo i cinque ordini di pal­

chetti e disposte a braccia su foglie dorate con si bella

simmetria, che venivano a rialzare insieme la maestà e la

ricchezza del teatro ; e rischiarando tutti gli astanti, che

in abiti superbi trovavansi e nella Platea e nelle Loggie

formavano un complesso di oggetti vaghi che eccitò la

comune sorpresa ed ammirazione.

Le decorazioni delle scene anch'esse illuminate con lu ­

stri di cristallo e gli abiti non meno dei personaggi che

delle comparse, che furono straordinariamente vistosi e

ricchi, i balli di nuova invenzione ben concertati e ben

eseguiti ; e sopratutto la singolarità delle voci e la maestria

dei celebri virtuosi e particolarmente della signora Astrua,

torinese, e del signor Caffarelli, napoletano, che vi can­

tarono e rendettero per ogni parte sì dilettevole e magnifico

lo spettacolo, che incontrò il gradimento della Corte e gli

applausi del pubblico ».

Giornale di Torino,

num . 28.

(113) Ib.. ib.. ib., 6 genn. 1751, n. I.

(114) Ib.. ib.. ib. 6 febbr. 1751, n. 5. L'opera andò *n

scena il 30 gennaio.

(115) A rch . Cordero di Pamparato. Il cav. Ponzano al

conte Clemente Antonio Cordero di Pamparato, 26 febbr.

1751. V i accenna anche il Croce nei Teatri di Napoli.

(116) Detto il Bach di Londra, figlio di G iovanni Seba­

stiano.