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zetti, musico sonatore della Cappella e Ca­

mera di Sua Maestà Sarda.

Chi legge le didascalie del libretto del

Vologeso

di Apostolo Zeo, posto in mu­

sica da Leonardo Leo (104) e dato il venti-

sei dicembre del 1743, trova, che dovevano

figurare sul palcoscenico tigri e leoni. Nel

Germanico

invece posto in musica dall An­

drea Bernasconi, milanese, e rappresentato

il diciotto gennaio del 1744 figuravano nella

scena del trionfo i trombettieri, la banda

degli

hautbois

del reggimento Rhebinder,

di presidio a Torino, e dodici cavalli. L or­

ganico de ll’orchestra in questa stagione

comprendeva diciassette suonatori di vio­

lino, cinque viole, due violoncelli, due con­

trabassi, cinque bassi di ripieno, tre oboe,

due fagotti, due corni da caccia e due cem­

bali, con una spesa complessiva di cinque­

mila seicento cinquanta lire (105). Era pit­

tore scenografo Giovanni Faglio di Reggio

Emilia.

Le trattative per la scrittura d e ll’illustre

maestro Cristoforo Gluck, desiderato dalla

Direzione della Società dei Cavalieri per la

composizione della prima opera del carno­

vale del 1745 furono un po’ difficili. La

prima difficoltà fu per la faccenda del re­

galo. Si offrivano al maestro quarantatTe do­

ble di Spagna, pari a trenta zecchini, col

solito onere di assistere a ll’andata in scena

dell’opera e di suonare il cembalo in orche­

stra durante cinque o sei rappresentazioni.

Il Gluck non accettò il contratto mandato­

gli e lo rinviò al marchese Scarampi ed al

barone di Carpeneto, che lo avevano ma­

neggiato, insistendo nella sua pretesa di

centotrenta zecchini. La Società, che deside­

rava vivamente il celebre maestro, finì per

accogliere la sua domanda e nel partecipar­

gli la sua decisione, lo invitò a servirsi delle

arie originali del libretto composte dal Me-

tastasio.

Il Gluck accettò, ma, stretto da altri impe­

gni, non fu esattissimo nel mantenere quelli

contratti colla Società dei Cavalieri. In no­

vembre infatti, non era ancora giunta la

musica dei due primi atti. Si fecero ricerche

del maestro in Milano e in Venezia, solle­

citandolo premurosamente a mandare la

partitura, la quale giunse con un discreto

ritardo. Il Gluck però non venne a porre in

scena il suo lavoro, che andò in scena il

ventisei dicembre d e ll’anno 1744 e fu re­

plicata per diciotto sere (106).

Al Gluck r opera fu poi pagata cento g i­

g liati, pari a novecento settantacinque lire.

AI Giovanni Battista Somis, primo violino

e direttore d ’orchestra, che ne curò le prove,

furono date in dono cento lire.

La seconda opera della stagione, che fu

La conquista del Vello d'oro,

venne com­

posta da Giuseppe Sordella, torinese. 11 no­

me di questo musicista, modesto, ma inde­

fesso lavoratore, tornerà certamente ignoto,

anche perchè i lessicografi non si indugia­

rono a parlarne per mancanza di notizie bio­

bibliografiche. Poco invero si conosce del­

l ’essere suo. Nato di famiglia oriunda di

Vigone, fu per molti anni maestro a l cem­

balo nelle orchestre dei teatri Regio e Cari-

gnano, co ll’obbligo, ben inteso, di suonare

il suo istrumento, e di accomodare g li spar-

(104) Il

Vologeso

fu dato la sera del ventisei dicembre

del 1743.

(105) A rch . Municip., Registro ad ann. della N. S. dei

Cavalieri.

(106) Nella sua « Cronologia degli spettacoli del teatro

Regio

d,

l'avvocato Giacomo Sacerdote accenna ad un

Miterere

che l'illustre Maestro avrebbe (tu

qu oqu e !!!),

composto per incarico del Duca di Savoia, a otto voci e

due cori senza accompagnamento. La stessa cosa lo stesso

Autore dice del Leo. Questo Duca di Savoia era dunque

un attivissimo collezionista di

M ite rere?

La verità nuda e

cruda si è. che la biblioteca del Capitolo Metropolitano di

Torino possiede bensì un

Muerere

di Leonardo Leo, che

esisteva già nrl suo tutt‘altro che disprezzevole archivio da

tempo, assai prima che la Corte vi facesse versare il fondo

rimasto della disciolta Cappella. Di una composizione con­

simile del Gluck scritta per Torino nessuno, che io mi sap

pia, ebbe mai a parlare e non esiste in realtà.