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ritampa presso la Società Editrice Internazionale;

l.ui-

a Sclaverano, che passò con l'editore Paravia

di l'orino a fondare e dirigere un'elefante rivista:

l.d Domenica dei fa n c iu lli

; Guglielmo Stocco, di-

\<ntato direttore, in Casa Smuovilo a Milano, del

(>tornale Illu strato dei fia g g i,

settimanale che toccò

pei iodi di larga diffusione; Umberto Gei, che aveva

•:ià dato, con alcuni lib ri, ottime speranze di sè.

quando la morte immatura lo colse in un incidente

tli volo.

Ira i viventi, ecco due operose scrittrici: Rina

Maria Pierazzi e Cesarina Lupati; Oi<ri Michelotti.

critico drammatico, inviato speciale di quotidiani.

•:ià condirettore de

La Stam/>a

e adesso, da una de­

cina d'anni, direttore del

Rad ioco rriere

; Onorato

Ca-tellino. sagace studioso del teatro, cultore delle

scene d ile tta li piemontesi alle quali, con

Prim e

s/iliie.

diè una vivida rievocazione di vicende e fi­

gure intorno ai moti costituzionali del 1821; Athos

(iasione Bau ti. che dopo essere stato direttore di

quotidiani a Livorno e a Firenze, dirige attualmen­

te. a Roma, il

G iornale della Domenica;

Augusto

Piccioni, narratore ag’le; Anacleto Francini, pas­

sato dalla redazione della

Gazzetta del Popolo

al

teatro della rivista, che dotò di un copioso reper­

torio firmandolo con lo pseudonimo di

B e l Am i.

Altri sarebbero da ricordare, chè la schiera è

piuttosto folta, ma non intendo impegnarmi in un

ciclico. Ho segnato, fuggevolmente, i nomi lì per lì

riconosciuti.

* * *

E un'altra benemerenza è da mettere all'attivo

dei periodici Speirani: l'iniziativa di erigere sul

Kocciamelone, col solo contributo dei bimbi ita­

liani. un monumento alla Vergine.

« La punta del Rocciamelone » rilevava il Chiara

nell'articolo citato « è per la sua popolarità sopran­

nominata la

madre

o la

balia

dei torinesi, come il

Monviso ne è detto il

/ladre

». Di più: tra le cime

della frontiera « è la più prossima a Torino, da cui

la -eparano, in linea d'aria, cinquanta chilometri ».

( n simulacro della Madre di Cristo sulla vetta

dominante la valle di Susa avrebbe significato pe­

renne invocazione di celeste ausilio alle fortune e ai

dentini della Patria.

L'idea fu lanciata il 10 maggio '96 nelle colonne

de

l/lnnocenza

dal direttore Ghirardi, sotto la cui

presidenza si costituì un'Opera detta appunto

dei

Bim bi d 'Ita lia ,

ch'ebbe la pronta adesione dei So­

vrani. La Regina Margherita ne accettava l'A lto Pa ­

tronato; il Re Umberto I la giudicò « Opera che

onora la Religione, la Patria e l'A rte ». Il Papa

Leone X III dettò l'epigrafe per il mouumento.

>i stamparono migliaia e migliaia di schede, di­

stribuendole in tutt'Italia per raccogliere le obla­

zioni nelle famiglie e nelle scnole. Si accettava qual-

*ia«i offerta. Concorsero fanciulli e bimbe di ogni

erto e condizione. Mischiate alle cifre notevoli ab-

fondavano quelle minu«ole di venti, quindici e

dieci centesimi. Per un po' le liste degli oblatori

si stamparono su

L'Inm tcenza

. ma il loro numero

si moltiplicò cosi presto che a un certo momento si

dovè rinunziare alla pubblicazione.

Tra gli offerenti erano i figlioletti della P r :nci-

pessa Laetitia, della Duchessa Elena d'Aosta e del

Duca di Genova. Ho sott'occhio una copia della cin-

quantadue.sima lista, pubhlVata il 10 aprile ‘98.

E ' aperta — postillava la redazione — « con i nomi

di quattro Principini, di cui l'u lt mo crediamo sia

il più piccolo fra gli oblatori ». L'Altezza Reale il

Duca Tommaso di Genova vi aveva fatto iscrivere

gli Augusti suoi figli Ferdinando, Filiberto, Bona e

Adalberto con duecento lire.

In tutto, centotrentainila furono gli offerenti.

La statua di bronzo, modellata dallo scultore to­

rinese G. A. Stuardi, fusa a Milano, alta tre metri,

pesante seicentocinquanta chilogrammi, venne in­

nalzata sul Rocciamelone in due riprese. Dapprima

i soldati alpini del battaglione Susa la portarono a

spalle a Casa d 'Asti, a 2800 metri; di qui alla vetta,

a 3537 metri sul livello del mare, il trasporto fu

eseguito, sempre da alpini e zappatori, in un se­

condo tempo. Con la statua s'era portata su anche

una forte armatura divisa in trentadue pezzi, che

da sola pesava altri ottocento chilogrammi.

L 'in

/ione seguì con solennità alle 5 di mat­

tina del 28 agosto 1899. « dopo celebrata la Messa

in vetta » — come avverte il verbale — alla presen­

za di autorità c iv ili, m ilitari, religiose, d'una rap­

presentanza di bambini e bambine e d una folla di

pellegrini saliti arditamente lungo i fianchi della

montagna. In una cassetta di ferro collocata in un

cavo della base si chiusero il verbale, l'elenco degli

oblatori e sei medaglie, una delle quali, inviata dai

Sovrani, ne recava sul recto i profili con la leggen­

da:

Umberto I Re d 'Ita lia e M argherita d i Savoia

Reg ina

, e sul verso la iscrizione : /

B im b i d 'Ita lia a

M a ria

-

Medaglia fatta coniare d a lle Loro Maestà

Iper il monumento a lla Vergine del Rocciamelone.

L'epigrafe di Leone X I II , incisa su una lapide di

bronzo a piè della statua, invoca nobilmente :

Alma

D ei M ater

- /Vire

candidior

-

M aria

-

lum ine beni

-

gno Segusiam respice tuam

-

Ausoniae tuere fines

-

Coelestis Patrona

( « O Maria - Gran Madre di Dio

• più di neve candida • riguarda con occhio benigno

la tua Susa - e proteggi - Celeste Patrona • i confini

d 'Ita lia »).

Per la circostanza Anton:o Fogazzaro aveva scrit­

to un « Inno alla Vergine », che fu recitalo al ter­

mine della cerimonia inaugurale.

I periodici Speirani, rendendo conto della felice

realizzazione, tenevano a far rilevare come il mo­

numento alla Madonna sul Rocciamelone fosse c il

più alto della Cristianità » e il primo, per quei tem­

pi. « innalzato da bambini ».

In iz iatila gentile e grandiosa, degna di Torino,

donde l'invito era corso per l'Ita lia , destando ovun­

que cordiali echi e plaudenti consensi.

CAM

j

O

n m u m