

-i -ubilo la ristampa del romanzo ma la volle illu-
«li ila. e fu allora che il Gonin venne rhiamato per
co rreda re
il volume delle necessarie litografie,
h i ceco
il Gonin all'opera con il consiglio e il sug-
"•■rimento
de!
d'Azeglio t>lesM» che era entusiasta
«it i processi litografici, tanto che egli stesso tentò
quest'arte illustrando un suo lavoretto intorno alla
Silura
d i San M ichele,
che egli vedeva in quell'arte
un mezzo di espressione grafica atto a rendere lo
spirito il genio e il profumo ideale delle opere lette
rarie.
K fu Massimo d'Azeglio a suggerire ad Alessandro
Manzoni il nome del Gonin come illustratore della
edizione definitiva riveduta e corretta de'
Promessi
S/
h isì
.
edizione che costò all'autore non poche ama
rezze. perrhè improvvisatosi editore, elihe un di
sastroso successo finanziario. A Torino il Gonin
e*eguiva direttamente su legno di bosso le illustra
zioni e le inviava poi a Milano a « don Alessandro »
che tutto voleva vedere e controllare e giudicare.
Perche voleva che l'edizione riuscire completa
mente di suo gusto, oltre al fatto di arginare — con
la nuova edizione illustrata — le contraffazioni del
'ilo immortale romanzo. Scriveva infatti nell'otto-
l»re 1839 al Marchese di Montgrand: « ... je m'oc-
cupe d'en préparer line editimi
illu s lrée .
>eul mo-
ycn qui me re>te d'en donner un revue par moi,
;>aii!» avoir à soutenir ime lutte toujours inégale aver
le» contrefacteurs... ». Ma non solo il Gonin colla-
horò per la parte illustrativa — fu però quello che
inceri maggior numero di illustrazioni, per lo più
di figura, ma anche di paesaggio e ornamentali. —
oltre 260 delle quattrocento e più che ornavano il
volume. Dopo di lui il maggior illustratore fu Paolo
Kiccardi: poi vengono Massimo d'Azeglio. Luigi
Bisi, il Boulanger di Parigi, Luigi Riccardi e G iu
seppe Sogni.
I- edizione venne diretta, come ahhiam detto, dal
Manzoni stesso che volle farsi editore: voleva un
lavoro di tuo gusto. Aveva cercato illustratori in
I rancia oltre che in Ita lia : aveva fatto approcci
«•*n l'Havez. ma poi, per consiglio del d'Azeglio
pmsò di affidare il lavoro a Francesco Gonin. che
già conosceva dal 1835, a cui si unirono gli artisti
pia ricordati, più Federico Moia. Ma tutte le illu
ta z io n i furono ideate e suggerite dal Manzoni.
'» r v i a tal uopo steso un promemoria « Motivi del-
I** vignette de* Prometei Sposi ecc. » con il quale
' -'uendo capitolo per capitolo il romanzo indica il
posto che deve occupare l'illustrazione, dando per
10 più anche il
motivo
: una vera guida per tradurre
« in immagini » la fisionomia |Mietica del Romanzo.
Era lui che dava il tema : per esempio
Don Abbon
dio che dis/tuta,
oppure quando Renzo è all'osteria
di Gorgonzola:
Renzo che salda il conto
ecc. Il
Gonin doveva accontentarlo; che sempre sia riu
scito a perfezione non diremo: forse non aveva il
temperamento adatto nè la penetrazione psicolo
gica necessaria per interpretare uno scrittore come
1 Manzoni, e neppure la forza comica e la potenza
sentimentale. Le sue figure, scrive il Momigliano,
sono quasi tutte fredde e la loro espressione è sche
matica in confronto del testo del romanzo. Con
serva molto fedelmente i particolari materiali delle
pagine manzoniane, ma non ne conserva quasi mai
lo spirito. Non seppe in una parola interpretare il
grande romanzo: il suo tono è sempre modesto an
che quando mo»tra « disinvoltura di macchiettista e
abilità di compositore».
La stampa del romanzo non fu però completa che
nel ló ._ , r*sa si pubblicava a dispense, e se le pri
me sci uscirono nel novembre 1840. le ultime usci
rono due anni dopo e precisamente nel novembre
1842. G li è che gli illustratori non erano mai pun
tuali e forse più di tutti Francesco Gonin che sem
pre sopraccarico di ordinazioni non inviava a tem
po i disegni con arrabbiature e disappunti di don
Alessandro e forse anche con suo danno materiale.
E allora le lettere si susseguivano alle lettere: il
Manzoni si rivolgeva al Gonin supplichevole quasi
implorando « all'am irahile traduttore e carissimo
amico » e invitandolo a recarsi a Milano per ritrarre
le figure della Colonna Infame: « Sono in gran par
te disegni da farsi qui a cagion dei fondi, i quali
non dico che voglion esser presi a puntino dal vero,
ma non devono nemmeno essere tanto lontani, quan
do può andar l'ideale » (1). Come Dio volle l'opera
fu terminata, ma il Manzoni a conti fatti si accorse
di aver fatto — finanziariamente — una pessima
speculazione. L'edizione gli costò, come egli con
fessa, 80.000 lire, assai più che non ricavasse, es
sendogli rimasta la più parte delle copie in casa.
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