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insomma l'a rte toscana è tu tta prim averile,

tu tta fatta di contrasti e di scoperte inattese.

Ch i' ho veduto già nel verno prima

il prun mostrarsi rigido e feroce,

poscia portar la rosa in sulla

cima.

La gioventù è l’età dell’oro, l’età della filo­

sofia e della musica. P iù tard i si conosce il

mondo, nei suoi aspetti concreti e corporali.

Ed è a questo punto che si comincia a capire

qualche cosa della p ittura. Ma il dono della

poesia, pure attraverso smarrimenti ed errori,

assiste sempre, in qualunque stagione, chignon

ne sia del tutto sfornito. Io mi ricordo qui

d’un tempo che ero così orgoglioso da trascu­

rare un sim ile dono. Colpa di quella cattiva

coltura di cui parlavo dianzi, la quale nondi­

meno ebbe il suo scopo. Essa ci ha permesso

di scoprire in noi cose che, nei lim iti del

nostro vecchio gusto provinciale e scolastico,

non avremmo potuto mai ritrovare. A llonta­

nandoci bruscamente da un periodo storico

ormai rim piccinito e logoro, ci mise in con­

dizione di rivedere la nostra c iv iltà , la nostra

arte, con occhi nuovi e senza pregiudizi. Ed

è perciò (permettetem i di cavare una inorale

da questo discorso) che mi sembrano da com­

piangere, oggi, tanto i ritard atari della mo­

dernità per partito preso, quanto coloro che

negano o ignorano l’importanza della crisi da

noi superata, ci fanno carico, mettiamo, di

esser giunti a Leopardi attraverso Nietzsche,

credono che a ll’arte si a rriv i per concessione

gratuita e stimano, per conseguenza, di poter

disprezzare le nostre esperienze e non tenere

in nessun conto le nostre fatiche.

VINCENZO CARDARELLI

S P I C C I O L I

Processo delle a rti. Processo alle arti. — Diamo un»

-guardo al prom<o delle arti neU 'ullim o cinquantennio all'in-

rirra . Molenda dal più tardo C rianne a Gaugnin a Pira»»*, da

Rimbaud e M allarm é -ino afeli m a rtiri, da Le (-orbn-irr ai piè

rrrrn ti funzionali-li. via via che la ribellione al reale e all'umano,

al lim ite e alla Legge, di\eniva piè radicale, tanto piè l'arte de­

clinava. contro ogni previsione degli autori, a quel rango di valori

che fri -noie comprendere, meglio che nell'arabe-co. nel nome di

• decorativo a. Beninteso, ri deve prendere codcMo termine in

■na larga, anche alta accezione, in un margine ampio ed elastico

di significati: ma nel complesso un linguaggio che rimane aSdato

soprattutto all e»orazione dei puri co lo ri, linee, vocaboli. Moni,

volum i, in tè e nei loro accoramenti e atmo-ferc. è necessaria­

mente relegata, • almeno rischi» continuamente di essere relegata,

ripeto, nel decorativo . Dal quale ri solleva solo e in quanto ri

ribagna nei tem i prof ondi del reale; o allorché una estrema ten­

sione dello spirito produca qualche p iè forte strappo dello stile.

Ciò che. tuttavia, forte apparirà anche piè rara nel futuro, quan­

do. dimentirala H rivo fermento delle intenzioni e dei propaliti,

la loco asperità e Ambiatone, non sopravviverà rbe la nnda testi-

delle forme realizzate.

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Occhiai

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s r a c ls a

« I.‘ Ita lia è ab antico la terra degli esilii. Così granili

e così frequenti non trovanti in nessun’altra storia, se

non forse in quella della G recia antica; sia che venga

tal somiglianza di lor sorti dalla somiglianza di lor li-

iie ilà e Sor p a rli; ovvero dalla sintii bellezza, che fa

quelle due patrie tanto più care a chi v i nacque, tanto

più gelosamente tenute da chi le possiede, tanto più

amaramente desiderate da chi le perde: ondechè il per­

derle fu sempre dato e sofferto poco meno che come

pena mortale. Ma la G recia, prontamente serva, ebbe

pochi secoli di questo come d'ogni altro politico speri­

mento. L ’Ita lia , più lungamente libera o lottante, n'ha

ventiquattro oram ai; dai quali si potrebbe trarre una

storia compiuta di ogni sorta d 'e s ilii; una serie intiera

d'esempi ed ammaestramenti a sopportarli. Abbiamo

antichissimamente i Tarqu in ii cacciati per libidinosa

tirann ia, e sforzanti^ di rientrare collo straniero: poi

(W io la n o virtuosamente uscito, ed egli pure empia­

mente tornante, ma rattenuto da privata pietà; poi il

sublime esilio, il sublime ritorno di Cam illo, capo di

fuorusciti contro lo straniero, salvator della patria,

creatore della grandezza d i lei in Ita lia , e detto cosi

dai Romani secondo fondatore di Roma. Abbiamo quin­

d i, fino alla fine della repubblica, quasi tanti esilii

quanti uomini grandi, in vid ia ti gli uni dalla plebe, gli

a ltri d a ' patrizii, e fra gli u ltim i C icerone; e final­

mente, agli in iz ii de ll'im perio , gli esilii per brighe ed

invidie di palazzo, d'un O vid io , un T iberio , un Germa­

nico. Cessata ogni libertà, ogni lotta, cessan gli e s ilii:

parendo a que* tiranni la morte, se non più crudele,

aimrn più pronto ed irrevocabile supplizio. Durante la

barbarie, non essendo preferib ile niuna terra, non si po­

trebbe d ir esilio il vagar d i tutti qua e là. Ma risor­

gendo la civiltà e la patria fra le parti in Ita lia , risorse

insieme quella loro conseguenza naturale degli esilii con

tanta fu ria, che potrebbero questi cercarsi in ogni città

quasi primo segno di lor libertà ; che quanto fu ognuna

più potente ed illustre, tanto più grandi uomini fornì

alla storia degli e s ilii; e che a tale storia, a tal politica

trovasi ridotta quasi tutta la storia, la politica italiana

per quattro secoli e più, sforzandosi ogni prepotente di

esiliare i più deboli, e gli esiliati poi d i ripatriare, per

farsi essi esiliatori. (Quindi, tra tanto moto, tante pas­

sioni e, diciam pure, tanta perversità, meritano compa­

timento gli errori frequenti di parecchi esilia ti; ma me­

ritano tanta più lode le rare e difficili virtù deU*esilio.

la fedeltà alla patria, la costanza, la moderazione, i per­

doni. Nè mancano di queste alcuni solenni esempi; es­

sendo immancabile quella legge della divina Pro vv i­

denza, che le età afflitte da ' grandi vix ii sieno pur con­

solate dalle grandi virtù . Abbiamo di que' tempi un

Alessandro I I I , ramingo dentro e fuori d 'Ita lia , per es­

sersi messo a capo della nazional resistenza contro le

riusurpazioni d i Federigo I ; un Giovanni da Precida,

recante oltre ogni monte ed ogni mare a tutte le corti

d 'Eu ropa la fedeltà a* suoi p rincip i, i disegni preoccu­

p a ti poi dalla sollevazione popolare; un Farinata degli

( berti, felice im itator di Cam illo nel difender l'e si­

stenza della propria c ittà ; e più vicino a noi, un Co­

simo de ' Medici, quasi più magnifico nell’esilio, che

non il figlinolo nel principato. I quali ta tti e parecchi

a ltri esilii sarebbero degni soggetti di storiò' generali •

speciali ».

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