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Cesare Poma, Console d'Italia a riposo,

scrisse, una ventina d'anni fa, un piccolo

libro rievocatore di grandi ombre, per accer­

tare « Dove morì il Bajardo ».

Ci sono molti uomini d'una certa età, spe­

cie in provincia, che, come il Poma, s'inna­

morano del piccolo fatto storico, quasi sempre

avvenuto nei luoghi in cui vivono, o vicino;

e indagano, nelle ore d'ozio (poiché sono di

solito gente d'affari, o di studi diversi dagli

storici) per quale colle Annibaie passò le

Alpi, o su quale sponda fu combattuta la

battaglia del Metauro, o che strada tenne il

Ferruccio per giungere a Cavinana. Intelletti

curiosi e sottili, ma sopra tutto nostalgici,

che si tuffano nel passato per fuggire il pre­

sente; la provincia, che rammenta e rimpiange

volentieri, è vivo stimolo al fantasticare.

Da quando, la prima volta, lessi il libric-

cino ad oggi, che lo rileggo, molti avveni­

menti grandi e piccoli si sono seguiti. Dove

sarà e che farà, innanzi tutto, il signor Cesare

Poma, che mi mandava in dono tanto corte-

semente la sua opera? Sarà ancora vivo?

Spero. E gli piacerà ancora la storia? Bellis­

sima arte, la storia, ma arte; e più vado

innanzi negli anni, più mi assicuro che insieme

con quel tanto di verità che essa può conte­

nere (e che di solito è evidente, e si dimostra

prima quasi che sia cercata) importanza capi­

tale hanno il modo con cui sono raccontati i

fatti e rappresentate le persone. E, cominciato

storico, sono finito romanziere; quasi rico­

noscendo tanta capacità di rivelare quello

che si chiama il proprio tempo ai protago­

nisti inventati da chi quel tempo sente prò*

fondamente, quanta ai più illustri personaggi

storici. Basta; ma oggi voglio aver l'animo

e i gusti del signor Poma; e rivedo il bravo e

sagace uomo, nelle belle giornate di primavera,

uscire dalla industre città di Biella, dove egli è

tornato dopo molti anni di vita operosa fra gli

Americani degli Stati Usiti, che ammira ed

ama; e andare pacatamente fra i campi, tatti

gonfi di nnovi socchi

D

cielo sìacsnra

ni­

tido sulla campagna fumante;

le

acque

lim­

pide del Cerva e

dei

cento

canali sctnfflUna

al sole; sotto

il vesto, che

ttmà t

dale Alpi

ancora nevato,

lunghe file di piappi stormi

scono un poco. Gran pace sulla terra, appena

turbata dal richiamo dell'aratore, o dal rauco

grido del falchetto. Il vecchio console muove

passo dietro passo, ora guardando oziosa­

mente intorno, ora leggendo il memoriale di

Giovann'Andrea Saluzzo di Castellar, che trat­

ta degli avvenimenti paesani, dal 1482 al

1528: «... li franzosi veniteno a Novara et

de Novara a Romagnano, et essendo per

passare la rivera de la Sessia si mosse a lo

incontro la armata de lo imperatore et esca-

musareno assai, et per conclusione li svinceri

che erano con fransesi non volsono combatere

perchè non erano pagati, er se amassò (am­

mazzò) assai persone de l'una banda et de

l'altra, fu ferito l'armiraglio de Fransa d'esgio-

peto et morto lo capitanio Bajardo govemator

de lo Darfinato v.

-imo capitanio... ».

Novara s'accenna lontana nella pianura, e

Romagnano è ad oriente dietro quelle col­

line, e quel nastro d'argento, che un po' si

vede ed un poco no, è proprio la Sesia: il

pensiero, dai luoghi immutati, è portato vio­

lentemente indietro, a quattrocento anni fa.

E dai morti balza su a cavallo, tutto armato,

« lo capitanio Bajardo govemator de lo Dar­

finato », che fu il più nobile ed illustre di

tutti.

Delicato godimento, allora, quasi volut­

tuoso, far fiorire la fantasia attorno al gentile e

prode cavaliere. Poiché i fatti più grandi della

vita di questo sono bene conosciuti, il signor

Cesare Poma sceglie, per il proprio studio e

piacere, un particolare un po’ controverso od

ignorato, ma che concerne l'ultimo, il più

augusto episodio di quella vita: dove è morto

il Bajardo. C*è chi lo fa morire a Rebecco c a

Corbetta, chi al passaggio della Sesia a Ro­

magnano, chi a Quaregna, e chi tra I«essona,

Cessato e Quaregna. Il signor Póma è deciso

a sciogliere il nodo: e comincia animosamente,

con Tarato di amici acuti e pazienti come fari,

la ricerca delle antiche testimonianae.

Ed

ecco,

partito dalle insigni biblioteche

di

tutta

Italia, entrare nella tranquilla casa

di Bietta

il corteo

nobile e grave degli anfiehi crenàsti

e

storici,

che

domarono finora

eoa

dignità

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