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SISTEMAZIONEDELAZONADI PORTAPALAZO

P R E M E S S E

Se non è proprio per tutti indispensabile cono­

scere il pensiero d e ll‘architetto Juxarra nella con­

cezione architettonica della monumentale piazza

Emanuele Kiliherto. la Piazza d'Armi di allora

presso la Porta Vittoria ( 1730). è per lo meno in­

teressante e non sarà del tutto inutile che esso sia

noto a chi tenti la soluzione estetica ed urbanistica

del problema della zona di Porta Palazzo.

Il « pensiero » che riproduciamo fa vedere chia­

ramente l'intenzione dell*Architetto di chiudere la

piazza, molto allungata, con un arco trionfale, con­

trariamente alla sistemazione avvenuta in seguito

della piazza quasi quadrata con le testate risvoltate

parallelamente al corso Regina Margherita.

Chi si affacci da via Milano sente infatti la ne­

cessità se non di chiudere (dato anche che Torino

non finisce più alla Porta Vittoria ma si è spinta

molto più in là) almeno di segnare con dei bre\i

risvolti che restringono l'angolo visuale dell'aper-

tura una piazza di proporzioni nettamente rettan­

golari.

Fra le forme geometriche che meglio si prestano

alla soluzione di un incrocio di due grandi arterie

ortogonali (quando non \ i è la possibilità di incro­

ciarle semplicemente ma vi è bisogno di uno slar­

go) l'ottagono è la forma migliore.

Infatti la piazza quadrata obbliga ad un allunga­

mento notevole dei percorsi pedonali, crea degli

angoli morti in prossimità degli spigoli che saranno

evitati dai pedoni frettolosi con scan tonam e li in

diagonale; la piazza circolare non ha angoli morti

ed ha percorsi relativamente brevi, ma ha l'incon­

veniente di creare delle fronti di edifici in curva e

perciò di difficile soluzione e di complicata costru­

zione. L'ottagono invece elimina gli inconvenienti

delle due soluzioni e ne consena i vantaggi: con­

tinuità di percorsi, nessun angolo morto, brevità di

passaggi, facile soluzione pratica dei fabbricati

frontisti.

Di questo si può a \ere un esempio nel largo Vit­

torio Emanuele (all'incrocio di corso Vittorio Ema­

nuele e corso Galileo Ferraris). A nessuno, anche

se ha molta fretta, \ien e mai in mente di attraver­

sare nel mezzo la piazza per raggiungere i portici

dall'altra parte, ma tutti seguono naturalmente

l'angolo ottuso dell'ottagono che li porla al punto

più breve per attra\ersare i \ia li.

(Quando poi nella soluzione si inseriscono i por­

tici è ovvio che nel caso dell'ottagono essi saranno

sempre ed uniformemente popolati dalla massa di

pubblico naturalmente incanalatavi nei due sensi e

questo con grande \antaggio per i negozi e. in con­

seguenza. per l'economia della sistemazione.

A parte l'anacronismo, si riterrebbe oggi umano

tenere il manovratore del tram all'esterno della vet­

tura e senz'alcun riparo di sorta contro il freddo e

la neve? Evidentemente, no. Eppure appena venti

anni fa era una cosa normalissima.

Allo stesso mmlo non è affatto umano (e per que­

sto dobbiamo ancora provvedere) vedere i venditori

dei mercati rionali, i cosi detti « mercatini » siste­

mati all'aperto, e se oggi questa è una cosa normale

non lo do\rà essere più domani.

E' proprio necessario che i xenditori ambulanti

si rechino ai luoghi di mercato (e qui parliamo spe­

cialmente dei piccoli mercati rionali, non di quello

grande centrale che. Itene o male, è^ ià stato risolto)

nelle prime ore del mattino quando a volte è an­

cora buio, debbano preparare e montare il banco o

la baracca e, dietro di essa, debbano star fermi fino

a mezzogiorno esposti al vento, alla pioggia, alla

n e \e o al sole estivo? Evidentemente, no.

E perciò dobbiamo fin d'ora pensare alla solu­

zione dei mercati rionali in vasti ambienti chiusi

e coperti, e quale migliore occasione di quella che

ci ofTre la sistemazione di Porta Palazzo che è il

primo e più importante mercato rionale di Torino?