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Non certo dei bravi organizzatori che dal canto

loro prepararono la manifestazione esemplar*

mente e nemmeno del percorso che più vario

ed interessante non poteva trovarsi, sulle no­

stre tormentate strade. Ed allora a chi si

deve ascrivere il mancato successo sportivo

della corsa, si domanderanno i lettori? Ve lo

diciamo noi in poche parole: colpa dei cam­

pioni. A questi infatti soprattutto deve adde­

bitarsi la colpa deirinsuccesso agonistico della

corsa perchè non impegnarono tutta la loro

volontà, tutte le loro energie. Nella tema di

fare il gioco degli altri, ognuno dei celebrati

assi aspettava che un altro prendesse l'ini­

ziativa, accontentandosi di vigilare attenta­

mente gli avversari, tenendo insomma una

condotta di gara passiva. E questo, sia detto

fra parentesi, è un vecchio male di cui soffre

il nostro ciclismo senza che sia stato possibile

sinora, nonostante i molteplici rimedi speri­

mentati, estirparlo alla radice. Dopo i cam­

pioni vengono i giovani, ossia le « speranze »

del domani. Ma anche questi fallirono un po'

perchè mancò loro l'esempio dei più anziani

ed un po' perchè non ressero alla fatica im­

posta non tanto dalle difficoltà del percorso,

quanto dall’eccessivo caldo; eccessivo soprat­

tutto perchè improvviso. Quando si pensi

che sino ad una quindicina di giorni prima

della disputa del Giro del Piemonte i gio­

vani (che non sono come gli anziani, cioè

tetragoni alla fatica e che per di più cor­

rono da febbraio) gareggiavano che faceva

ancora fresco, se proprio non freddo; eppoi

passarono di colpo ai 38 gradi di calore (tanti

erano quel giorno al sole) viene spontaneo

pensare che lo sbalzo di temperatura abbia

innanzi tempo fiaccato le loro energie e smor­

zato quell’ ardore combattivo che sono soliti

sfoggiare nelle corse. A tutto ciò aggiungete

anche che qualche campione, come ad esempio

Leoni, Bartali e Coppi, furono vìttime d’in­

cidenti di gomme che li costrinse a sfian­

carsi negli inseguimenti e quindi ad impe­

gnare parte di quelle energie che avrebbero

potuto benissimo essere spese a dare rilievo e

tono alla gara, e poi avrete la chiara ed esau­

riente spiegazione del mancato successo ago­

nistico e sportivo del Giro del Piemonte ed

insieme il quadro sintetico ma reale della gara

del

22

giugno.

SILVIO VAM TTO