

S P O R T
Il Giro del Piemonte, che « La Gazzetta del
Popolo » ha fatto disputare con una perfezione
ed una signorilità senza pari ai corridori pro
fessionisti, ha segnato a Torino ed in tutta la
zona l'apoteosi del ciclo-turismo.
Tempi fortunati, questi, per il popolare vei
colo a due ruote! Sino ad un anno e mezzo fa
la bicicletta (che godette larga e fantasiosa
fama sino all'avvento del motore, tanto da
essere cantata da poeti e montata da principi
di sangue reale) era, come si dice..., umiliata
dalle automobili e dalle motociclette imperanti
sulle strade di tutto il mondo. Il popolo, il
solo popolo, se ne faceva un mezzo di locomo
zione e di diporto. Per questo motivo non
usciva da quella modestia in cui l'aveva con
finata la predominante motorizzazione. Il vol
gere rapido degli eventi bellici portarono alla
rarefazione degli autoveicoli. L'umile, mo
desta bicicletta cominciò conseguentemente la
sua ascesa e divenne poscia, in breve volgere
di tempo, la regina incontrastata delle strade.
Essa sconfinò dalle semplici pareti domestiche
del popolo per passare (fattasi elegante ed a
volte persin vistosa, modernissima e quindi
più confortevole) trionfante e fiera nei palazzi
e nelle ville signorili e gentilizie, prendendosi
così la rivincita sui motori immusoniti, ab
bandonati nelle rimesse. Il veicolo del popolo
assurse così all'importanza di veicolo univer
sale ed in tal modo venne battezzato la « re
gina della strada : silenziosa, agile, semplice,
elegante, fatta di piuma tanto è leggera.
Dello sviluppo preso oggidì dalla bicicletta
ne ebbimo la percezione, la visione esatta,
anzi, in occasione del Giro del Piemonte che
fu insieme la sagra e l'apoteosi della bicicletta
e ciò in quanto che i camerati della « Gazzetta
del Popolo » indissero, a fianco della loro an
nuale manifestazione sportiva, un grandioso
raduno ciclo-turistico. Sodalizi, ditte, enti ed
autorità (fra cui anche il nostro Comune) con
corsero alla riuscita del popolare raduno. In
Torino e lungo tutti i 270 chilometri del per
corso della gran prova, i ciclisti e le cicliste
erano assiepati a decine di migliaia. Spettacolo
imponente di grazia e di sana forza fisica:
signorine e giovanotti formanti siepi umane
interminabili su due fragili ruote; policrome
festanti che lanciavano i loro evviva ed i loro
incitamenti ai popolari campioni della strada,
fra il verdeggiare dei
campi,
nelle
linde ripo
santi ed
accoglieBti cittadine di provincia
(come ad esempio Asti che offrì al passaggio
del Giro una magnifica ed elegante visione
allineando innumerevoli ciclisti in maglia rossa
« gerbiana », col popolare « Diavolo Rosso » in
testa) o nel recinto del Motovelodromo, dove
la manifestazione ebbe il suo epilogo. Quel
giorno si sarebbe, forse, potuto fare il censi*
mento delle biciclette in Piemonte, perchè
ebbimo l'impressione che fossero tutte uscite
in istrada. Così ci rendemmo conto personal*
mente (per quanto ne fossimo già edotti) del
grande immenso sviluppo preso dalla bicicletta
che sta attraversando il suo periodo aureo,
grazie anche alla comprensione ed al meravi
glioso intuito del nostro Duce, che stabilì che
le porte delle autostrade fossero aperte ai
ciclisti di tutta Italia. In tal modo la « regina
della strada » ora impera e s'è assicurato uà
avvenire che, qualunque sarà l'evoluzione dei
tempi nel futuro, non potrà non essere che
brillante.
Fin qui la parte turistica dopolavorìstica
coreografica della grande manifestazione del
quotidiano torinese. La parte tecnico-sportiva
viene ora col Giro del Piemonte, la decana
delle corse classiche piemontesi, che costituisce
anzi, una parte preponderante del patrimonio
sportivo locale. Il « Giro » tanto caro ai tori*
nesi. s'è svolto, come abbiamo detto, in una
atmosfera arroventata, nel senso che tutta
quella massa di ciclisti assiepata sul percorso
suscitò ondate indescrivibili di entusiasmo e di
sana passione popolare. Purtroppo però i risul
tati tecnici della corsa non furono pari all'at
tesa giustificata di vedere tanti campioni a
confronto diretto in una prova di sì grande
importanza. L'attesa rivincita del campio
nato italiano ad esempio (che non soddisfi
appieno la crìtica e forse neanche tutti gli
sportivi) vinto, com'è noto, da Adolfo Leoni
ed i diversi altri temi della vigilia la cui
soluzione era affidata alla prova torinese,
mancarono in pieno, perchè la gara risultò
scialba, incolore, priva di contenuto tecnico ed
agonistico. Quando infatti si verificano arrivi
in volata di 25 corridori e si ha a registrare;
una media
bassa,
è giocoforza pensare che noa
v'è stata lotta e conseguentemente non si
possono emettere giudizi precisi.
Questo Giro del Piemonte, conclusosi eoa
la vittoria del pratese Aldo Bini (che questa
prova ha già vinto tre volte) in volata su Bar
tali ed il corridore del camerata dott. Zo,
Osvaldo Bailo, è passata così alla storia nel
l'indifferenza pressoché assoluta. Colpa di chi?
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