Table of Contents Table of Contents
Previous Page  589 / 1325 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 589 / 1325 Next Page
Page Background

L. Foscolo Benedetto:

« Il Cantico di Frate

Sole

", un voi. in 16°, pag. 264. Sansoni, Fi­

renze, L. 20.

L'indole della nostra

Rassegna

non ci con­

sente di dedicare al volume di Benedetto uno

studio ampio, quale meriterebbe l'importanza

dell'argomento e il modo con cui l'A. l'ha af­

frontato. Studi su San Francesco si susseguono

periodicamente

,

ma il suo cantico delle creature

non è stato finora approfondito come si con­

viene al suo altissimo valore.

«

Cantico di Frate

Sole ■ lo chiama Benedetto

,

scegliendolo fra le

varie denominazioni con cui ci è pervenuto,

perchè questo era certamente il titolo più caro

al poverello di Assisi, che chiamava col dolce

nome di

frate

e

sora

tutte le creature del Si­

gnore,, compresa la morte. Un'interpretazione

nuova troviamo nella particella

per

che ricorre

in ogni verso del cantico.

Laudato si’ , mi Signore,

per

sora Luna

[e le Stelle.

Il

per

va considerato come un complemento

di agente. Sono cioè le creature tutte che rivol­

gono lodi al Signore. La spiegazione finora

adottata è invece quella di un

per

causale

,

il

latino

propter,

e il francese

pour

come tra­

ducono, ad esempio. Sabatier e Renan. La so­

luzione adottata dal nostro è più propria, e

più rispondente al modo di sentire di San

Francesco

,

che vedeva in ogni essere una mani­

festazione del creatore

,

al quale deve la sua esi­

stenza e quindi la dovuta gratitudine.

Il

per

causale significherebbe che l'uomo rin­

grazia Iddio perchè ha creato tutte le cose e le

forze della natura per servire a lui solo

;

si po­

trebbe in certo modo pensare che Iddio M ia

operato ed operi per servire all'uomo anziché

l'uomo sia staio creato per servire a Dio cioè

alla armonia universale.

La tradizione ci ricorda come luogo di forma­

zione dell'inno al Signore

,

il convento di San Da­

miano presso Assisi

,

ove la pietà di Chiara

avrebbe costruito per Francesco una capan-

nuccia di canne. Si fa tuttora vedere al visita­

tore il minuscolo giardinetto ove il cantico sa­

rebbe stato composto, dopo vari giorni di atroci

tormenti attraverso i quali il povero frate sarebbe

passato.

Dopo una notte insonne, più terribile delle

altre, Francesco avrebbe avuto l'inspirazione

dirina delle laudi. Ma la pia leggenda, la poe­

tica tradizione deve cadere di fronte a solide

argomentazioni dell'

A.,

il quale sostiene che esse

furono composte presso Rieti

,

a San Fabiano

,

•ve Francesco risiedeva in attesa di un oculista

,

il ouale seguiva la corte papale allora a Rieti,

9

doveva liberare il poverello dalle atroci soffe­

renze agli occhi che non gli dav+n* requie.

Cade così l'asserto che Santa Chiara sarebbe

stata l'inspiratrice del cantico. Eppure è con la

stessa commozione che gli amici del Santo conti­

nueranno a contemplare la lapide in cui esso

canto è stato inciso e la lampada votiva in ferro

battuto portata con rito d'amore dai ciechi

d'Italia nel

1926,

nel settimo centenario della

morte di San Francesco.

Quale il movente del cantico? Esso è dovuto

non soltanto ad una reazione dello spirito acceso

nel corpo affranto per averne sollievo di conso­

lazione egoistica

,

sia pure altissima e sovru­

mana consolazione

,

ma uno sforzo ancor più

sovrumano sul corpo ammalato per fine di al­

truistica dedizione

,

per far dono cioè di quel

mezzo di consolazione di cui aveva lunga espe­

rienza personale.

Il cantico di Frate Sole era destinato ad

essere cantato dai frati nelle pubbliche piazze

,

dopo che uno di essi aveva opportunamente pre­

dicato al popolo. E perchè fosse maggiormente

accessibile a

(ulti,

veniva modulato con una mu­

sica

,

che pur troppo non ci è stata tramandata.

Perchè avesse la massima diffusione, Francesco

lo compose in volgare

,

anziché in latino. Egli

era l'amico di tu**'

*opratutto dei poveri e dei

derelitti

,

ai quali atsiderava non mancasse al­

meno il pane spirituale.

«

Il popolo verso cui andava era la moltitu­

dine degli umili

,

degli oppressi

,

dei reietti

».

«

Per andare verso il popolo egli e i suoi

fratelli si erano fatti popolo anch'essi

».

Ecco perchè il Cantico di Frate Sole è più

vivo e vitale che mai. Esso è il Cantico della

bontà divina e sopratutto il cantico dell'umiltà,

non solo nelle parole

,

ma nei sentimenti e nette

idee. Perciò dopo sette secoli non ha perduto

nulla nè del suo valore umano nè della sua bel­

lezza poetica.

Si direbbe che non a caso Benedetto abbia

composto il suo studio in questo periodo met­

tendo in vista il punto essenziale dell'insegna­

mento del poverello d'Assisi, del santo patrono

d'Italia; il Cantico del Sole è appunto il credo

dell'ordine Francescano

,

che si è conservato

dopo sette secoli sopratutto per opera dei frati

minori

,

i quali vivono separati dai frati con­

ventuali. Esso è un monito

,

un avvertimento

alTItalia e al mondo, ed è particolarmente caro

a noi

,

che siamo lieti di ricordarlo in queste

colonne

,

perchè Torino, ove Vautore del libro

ha avuto i natali

,

conserva tuttora una magni­

fica tradizione Francescana.

La nostra Città, thè lo scorso anno ebbe

ronore di portare ad Assisi Folio per la lam-

r

ia che arde perenne nella chiesa ove riposano

ossa del Santo

,

possiede a pochi passi dai

Palazzo municipale una chiesa dedicata a San

Francesco

,

la quale fu per parecchi secali sede

degli archivi e della vita comunale.

»