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L I

B R I

('.erta critica che si compiace più di teorie

che di approjondimento e di conclusioni sul

corpo concreto delle opere

,

più di catalogazioni

che di assaggi e di rilievi approssimatili su

letture va di sicuro incontro alle più grandi delu­

sioni se si esperimento con la sostanza degli

autori più vivi.

Guardate, ad esempio, il caso di Moravia.

Alcuni esegeti ossequienti al metodo che diremo

del partito preso fe­

cero presto ad inca­

sellarlo.

E si può affermare

che per vario tempo

anche lo scrittorefavo­

rì ed incoraggiò questi

incasellamenti.

Gli in­

differenti

costituivano

una prova attendibile

che aveva tutte le ap­

parenze del definitivo

,

con i suoi limiti ben

segnati e con i suoi

connotati marcata-

mente in rilievo. E ciò

non soltanto per i ca­

ratteri. i personaggi

,

le figure di quel mon­

do; ma per il modo con cui Moravia li rap­

presentava e li riguardava. Una sorta di freddo

distacco, pur nell'acutezza degli scandagli ana­

litici, una specie di lontana e severa non par­

tecipazione dell'autore anche dove il dramma

con maggiore agitazione e profondità vibrava.

La critica facilmente incline alle più semplici­

stiche conclusioni aveva molti appigli e carte

in mano per tirare le somme. Ed è agevole ar­

guire come essa ne approffittasse con la consueta

sicurezza. Sembrava non dovesse temere smen­

tite. Anche perchè Moravia

,

immediatamente

dopo

Gli indifferenti,

parve offrire una giunta

ed una conferma a quel che era stata la sua

iniziale definizione. Allora si parlò di gelido

moralismo, di realismo sotto una nuova incar­

nazione. di indifferenza rappresentativa, ecc.

E lo scrittore parve quasi maturo, come si di­

rebbe in linguaggio burocratico, per

essere

pas­

sato agli atti.

Tanto non

avrebbe

potuto presen­

tare

si

prevedeva

con gli

sviluppi succes­

sivi che

qualche minima e trascurabile variante

questa

suagià assodatafisonomia. Ma pai ven­

nero

i

racconti de

I sogni del pigro e

fu una

sorpresa. Moravia si rivelava capace di rompere

i schemi

delTmmmliamo e della discorsività mar

rativa per scoprire qualità di concisione e di

scrittore evocativo. Adesso ci giunge questo ro­

manzo:

La mascherata (

ediz. Bompiani

,

1941,

Milano) e Moravia ci si presenta

,

certo con

disappunto dei compilatori di etichette

,

ancora

diverso

,

imprevedibile e trasfigurato.

Il tema del romanzo

,

tanto per intenderci

,

può

ricordare in certo senso l'argomento di un rac­

conto d'ambiente messicano. Ma ciò soltanto per

quanto si riferisce al carattere della trama ed

alla natura

,

al temperamento dei personaggi che

la movimentano. Chè il libro non ha riferimenti

spaziali e temporali. E questo svincolamento da

confronti ed addentellati realistici immerge la

successione dei casi in un'atmosfera

,

pur senza

astrazioni

,

immaginaria e rarefatta. Ne deriva

un ritmo rapido nella narrazione

,

un veloce

incalzare degli

imenti, un serrato

,

fitto

correre della vicenda verso lo sbocco e il finale

dell'epilogo. Con l'impressione che la fantasia

deUo scrittore

,

libera dagli impacci e dalle esi­

genze di una rappresentazione confermata ed

ancorata a sondaggi ed a dati concreti

,

reali

si muova agile e disinvolta fra i meandri di

questa pittura. In più con una pienezza di go­

dimento

,

di assaporata compiacenza nell'avven­

turoso e composto susseguirsi degli episodi: chè

personaggi, circostanze han valore e funzione

più che per se stessi per la parte

,

la convinzione

che mettono in questo gioco. Poiché in sostanza

ed il titolo del libro è almeno questa volta

fortemente indiziario ed esplicativo

si tratta

di una completa finzione

,

d'uria gremita ma­

scherata. Ed i sentimenti che ispirano e agitano

le fila dell'azione sembrano per molto tempo

rinforzati e rilevati da una serie di atteggiamenti

meccanici e contraffatti. Tanto difficilmente si

riesce a credere ad un Cinco che organizza du­

rante una festa un falso attentato

per conservarsi

il posto. 0 ad

un

Teresa A

rango

,

conquistatore

di città e sbaragliatore di avversari

,

preso

nella

pània amorosa dai vezzi di

Fausta

,

una donna

il cui aristocraticismo

non

disdegna

di avvilirsi

in abbracci

plebei. Come difficilmente

si riesce

ad

accettare

la metamorfosi di

Sebastiano in

cameriere

,

anche

se V

esaltazione passionale e la

volontà

di

conservarsi Fausta o di sincerarsi

sulla vera natura dei suoi sentimenti sembra in

apparenza giustificarla. Ma ani forse non canta

Vevidente carica d'artificio d e è im queste pro­

messe. Piuttosto contorno gjU sviluppi

,

il com­

plicarsi degli intrighi

,

i requisiti di necessità

e di naturalezza che derivano dal premure del

rimo dell'avventura. Urna continua, assidua eoi-

w

MASCHERm