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€ S A t O S I S *
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tetti dei casali dispersi per la campagna sono bianchi di neve: questo giova
a dare una straordinaria dolcezza alla tinteggiatura delle facciate, a mettere in
valore la patinatura delle stagioni. Vi sono facciate dipinte di color di rosa con
delicatissime sbavature azzurre delio zolfo dato alla vite che una volta rampicava
di fianco alla porta.
Nel pomeriggio dorato ma gelido le acque del Sile appaiono così limpide,
così quiete, che nemmeno si scorge il filo della corrente. I riflessi dei barconi
immobili all’ormeggio si dipingono nell'acqua così nettamente da alleggerire
deliziosamente questo paesaggio di vacanza. £ così le immagini delle case di tutte
queste borgate sulle sponde lineari del canale toman capovolte nell'acqua con una
chiarezza così purgata che a confronto di quell'immobile cielo rispecchiato il
vero cielo dei voli pare caliginoso e stanco.
Dentro i fossi ghiacciati, bambini e bambine in zoccoli di legno con piccole
slitte improvvisate si divertono a scivolare sui lastroni ve
. : età beata nella
quale la felicità la troviamo pure in fondo ai fossi!
Andando incontro agli argini del Piave la scena cambia. Le campagne por
tano lamentevoli segni dell’esodo affrettato, le belle ville son tutte abbandonate,
e dall’alto d’un argine segnato da una carraia lutolenta vediamo che le acque
delì’allagamento procurato a difesa delle linee del Basso Piave sono per grandissima
parte ghiacciate, e rispondono debolmente al sole. 11 cielo che non riesce a colo
rire la fosca distesa d’acque e di gelo pare cosa che non riguardi più la terra:
spettacolo angoscioso col bel tempo che oggi fa: quasiché una subita maledizione
abbia fra gli argini e le strade fermato le acque fulmineamente. Lo specchio della
ghiaccia è ancor tutto marezzato e smagliato. Le onde rotolanti fra i filari delle
viti e il granturco, il vento stesso che le moveva sulla prim'ora dell'alba le ha
fermate nel gelo senza che avessero nemmeno avuto il tempo di posare. Le canne
del granturco strette dalla ghiaccia si sono spezzate.
La vita è sospesa come in fondo all’inferno dantesco. Le case col piede som
merso hanno uno specchio di ghiaccio a mezza scala. Barconi affondati sono
incastrati nella spietata vetriera. E sul filo melanconico dell’orizzonte traspaiono
nella nebbia leggieri scheletrì d’alberi che paiono fumate d’esplosivi coagulate
anch’esse a mezz’aria dal gelo notturno.
Tra le nebbie che l’ inghiottono, il sole al tramonto manda brevi fiamme ver
miglie: e la terra si tinge a quei fuochi sconsolatamente, come se dnmani il sole
non dovesse più tornare a illuminarla. Il deio sanguinante cinge d ’un’aureola
corrucciata le masse brune rilevate all’orizzonte.