

LA PIETRA DI £ JU C L £A
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Perchè Tocchio è finestra dell'anima, ella è
sempre con timore di perderlo, in modo tale
ch’essendoli mossa una cosa dinanzi che dia
subito spavento all'omo. quello colle mani non
soccorre il core, fonte della vita, nè ’l capo,
ricettaculo del signore de’ sensi, nè audito, nè
odorato o gusto, anzi subito lo spaventato
senso: non bastando chiudere li occhi con sua
coperchi serrati con somma forza, che subito
10 rivolge in contraria parte: nou sicurando
ancora, vi pone la mano, e l'altra distende,
facendo antiguardia contro al sospetto suo.
Ancora, la natura ha ordinato che l'occhio
de Tomo per se medesimo col coperchio si
chiuda, acciò che. non sendo da esso dor
miente guardato, d’ alcuna cosa non sia of
feso.
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La popilla dell’occhio «i muta in tante varie
grandezze, quanto son le varietà delle chia
rezze e oscurità delli obbietti che dinanzi se
11 rappresentano.
In questo caso la natura ha riparato alla
virtù visiva, quando ella è offesa dalla su-
perchia luce, di ristrigniere la popilla del
l’occhio, e quando è offesa dalle diverse oscu
rità. d’ allargare essa luce, a similitudine della
bocca della borsa. E fa qui la natura come
quel che ha troppo lume alla sua abitazione
che serra una mezza finestra e più e men.
secondo la necessità; e quando viene la notte
esso aprie tutta essa finestra per vedere meglio
dentro a detta abitazione. E usa qui la natura
una continua equazione, col continuo tem
prare e ragguagliare, col crescere la popilla
e diminuirla, a proporzione delle predette
oscurità o chiarezze che dinanzi al continuo
se le rappresentano.
Vedrai la sperienzia nelli animali notturni,
come gatte, grifi, allocchi e simili, li quali
di mezzogiorno hanno la popilla piccola e di
notte grandissima, e ’ l simile fan tutti li ani
mali terrestri d’aria e d’acqua, ma più senza
comparazione li animali notturni. E se lo vói
sperimentare nelTomo, guardali fisso la po
pilla dell’occhio tenendo una candela accesa
alquanto discosto e falli guardare esso lume,
il quali li accosterai a poco a poco, e vedrai
essa popilla che quanto più tal lume se le av
vicina tanto più si ristrigne.
E
questa imprendi
va
dell
omo
rispetto
a
quella del gufo
è
come una gran sala che
ha
lume per una piccola busa, rispetto a una
piccola sala tutta aperta, che nella gran sala
v’è notte a mezzogiorno e iiella piccola aperta
v ’è giorno di menaaotte.
L’occhio dal quale la bellezza dell’universo
è specchiata dalli contemplanti, è di tanta
eccellenzia che chi consente alla sua perdita,
si priva della rappresentazione di tutte l’opere
della natura, per la veduta delle quali l’ anima
sta contenta nelle umane carceri, mediante
gli occhi, per li quali essa anima si rappre
senta tutte le varie cose di natura; ma chi li
perde, lascia essa anima in una oscura pri
gione, dove si perde ogni speranza di rivedere
il sole, luce di tutt’ il mondo. E quanti son
quelli, a chi le tenebre notturne sono in
somm'odio, ma ancora ch’elle sieno di breve
vita! Oh! che farebbero questi, quando tali
tenebre fussino compagne della vita loro?
Certo, non è nissuno che non volesse più
tosto perdere l’ audito o l’odorato, che l’occhio:
la perdita del quale audire consente la perdita
di tutte le scienze ch’ hanno termine nelle pa
role, e «ol fa questo per non pei dere la bel
lezza del mondo, la quale consiste nella su-
perfizie de’ corpi sì accidentali che naturali,
li quali si riflettono nell’occhio umano.
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circolo della luce, che appare in mezzo
al bianco dell’occhio, è di natura apprensiva
delli obbietti. E questo circulo medesimo ha
in sè uno punto, che apparisce nero, il quale è
uno nervo forato che va dentro alle intrin-
siche virtù, il quale è pieno della virtù im-
pressiva e giudiziale che capiva al comua
senso; ora li obbietti che sono opposti a li
occhi, fanno co* razzi delle loro spezie a si
militudine di molti arcieri, i quali volessino
trarre per uno buso d’uno scoppietto, che
quello che si troverà infra fi arcieri per linia
retta alla dirittura del buso dello scoppietto,
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[uello fia più atto a toccare colla saetta il
ondo d ’esso buco; così li obbietti opposti a
l’ occhio saranno di più passata al senso quanto
più saranno per linia al nervo perforato.
Quell’ acqua, ch’ è nella luce, intorno al
centro nero dell’occhio, fa come i bracchi il
nelle cacce, i quali sono cagione di levare la
fiera, e i leverieri poi la pigliano; così questa,
perchè i’ è uno omore che tiene della virti
imprensiva, e vede molte cose ma non le
piglia, ma subito volge la fila di mezzo, la
quale va per linia al senso, e quella piglia
le
spezie, e ‘ quelle che piacciano le incarcera
nella prigione della memoria.
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Dico la virtù visuale astendersi per li rasfl
visuali in sino alla superfizie de’ corpi
trasparenti, e la virtù d'essi corpi as