Table of Contents Table of Contents
Previous Page  600 / 1325 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 600 / 1325 Next Page
Page Background

LA PIETRA DI £ JU C L £A

* * *

Perchè Tocchio è finestra dell'anima, ella è

sempre con timore di perderlo, in modo tale

ch’essendoli mossa una cosa dinanzi che dia

subito spavento all'omo. quello colle mani non

soccorre il core, fonte della vita, nè ’l capo,

ricettaculo del signore de’ sensi, nè audito, nè

odorato o gusto, anzi subito lo spaventato

senso: non bastando chiudere li occhi con sua

coperchi serrati con somma forza, che subito

10 rivolge in contraria parte: nou sicurando

ancora, vi pone la mano, e l'altra distende,

facendo antiguardia contro al sospetto suo.

Ancora, la natura ha ordinato che l'occhio

de Tomo per se medesimo col coperchio si

chiuda, acciò che. non sendo da esso dor­

miente guardato, d’ alcuna cosa non sia of­

feso.

* • •

La popilla dell’occhio «i muta in tante varie

grandezze, quanto son le varietà delle chia­

rezze e oscurità delli obbietti che dinanzi se

11 rappresentano.

In questo caso la natura ha riparato alla

virtù visiva, quando ella è offesa dalla su-

perchia luce, di ristrigniere la popilla del­

l’occhio, e quando è offesa dalle diverse oscu­

rità. d’ allargare essa luce, a similitudine della

bocca della borsa. E fa qui la natura come

quel che ha troppo lume alla sua abitazione

che serra una mezza finestra e più e men.

secondo la necessità; e quando viene la notte

esso aprie tutta essa finestra per vedere meglio

dentro a detta abitazione. E usa qui la natura

una continua equazione, col continuo tem­

prare e ragguagliare, col crescere la popilla

e diminuirla, a proporzione delle predette

oscurità o chiarezze che dinanzi al continuo

se le rappresentano.

Vedrai la sperienzia nelli animali notturni,

come gatte, grifi, allocchi e simili, li quali

di mezzogiorno hanno la popilla piccola e di

notte grandissima, e ’ l simile fan tutti li ani­

mali terrestri d’aria e d’acqua, ma più senza

comparazione li animali notturni. E se lo vói

sperimentare nelTomo, guardali fisso la po­

pilla dell’occhio tenendo una candela accesa

alquanto discosto e falli guardare esso lume,

il quali li accosterai a poco a poco, e vedrai

essa popilla che quanto più tal lume se le av­

vicina tanto più si ristrigne.

E

questa imprendi

va

dell

omo

rispetto

a

quella del gufo

è

come una gran sala che

ha

lume per una piccola busa, rispetto a una

piccola sala tutta aperta, che nella gran sala

v’è notte a mezzogiorno e iiella piccola aperta

v ’è giorno di menaaotte.

L’occhio dal quale la bellezza dell’universo

è specchiata dalli contemplanti, è di tanta

eccellenzia che chi consente alla sua perdita,

si priva della rappresentazione di tutte l’opere

della natura, per la veduta delle quali l’ anima

sta contenta nelle umane carceri, mediante

gli occhi, per li quali essa anima si rappre­

senta tutte le varie cose di natura; ma chi li

perde, lascia essa anima in una oscura pri­

gione, dove si perde ogni speranza di rivedere

il sole, luce di tutt’ il mondo. E quanti son

quelli, a chi le tenebre notturne sono in

somm'odio, ma ancora ch’elle sieno di breve

vita! Oh! che farebbero questi, quando tali

tenebre fussino compagne della vita loro?

Certo, non è nissuno che non volesse più

tosto perdere l’ audito o l’odorato, che l’occhio:

la perdita del quale audire consente la perdita

di tutte le scienze ch’ hanno termine nelle pa­

role, e «ol fa questo per non pei dere la bel­

lezza del mondo, la quale consiste nella su-

perfizie de’ corpi sì accidentali che naturali,

li quali si riflettono nell’occhio umano.

* • *

11

circolo della luce, che appare in mezzo

al bianco dell’occhio, è di natura apprensiva

delli obbietti. E questo circulo medesimo ha

in sè uno punto, che apparisce nero, il quale è

uno nervo forato che va dentro alle intrin-

siche virtù, il quale è pieno della virtù im-

pressiva e giudiziale che capiva al comua

senso; ora li obbietti che sono opposti a li

occhi, fanno co* razzi delle loro spezie a si­

militudine di molti arcieri, i quali volessino

trarre per uno buso d’uno scoppietto, che

quello che si troverà infra fi arcieri per linia

retta alla dirittura del buso dello scoppietto,

5

[uello fia più atto a toccare colla saetta il

ondo d ’esso buco; così li obbietti opposti a

l’ occhio saranno di più passata al senso quanto

più saranno per linia al nervo perforato.

Quell’ acqua, ch’ è nella luce, intorno al

centro nero dell’occhio, fa come i bracchi il

nelle cacce, i quali sono cagione di levare la

fiera, e i leverieri poi la pigliano; così questa,

perchè i’ è uno omore che tiene della virti

imprensiva, e vede molte cose ma non le

piglia, ma subito volge la fila di mezzo, la

quale va per linia al senso, e quella piglia

le

spezie, e ‘ quelle che piacciano le incarcera

nella prigione della memoria.

• • •

Dico la virtù visuale astendersi per li rasfl

visuali in sino alla superfizie de’ corpi

trasparenti, e la virtù d'essi corpi as