Table of Contents Table of Contents
Previous Page  602 / 1325 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 602 / 1325 Next Page
Page Background

I l

11

».

ii

n a s c i t a

d i

u h

d o g m a

Fatto papa qualche mese dopo il Concilio

di Efeso, da cui era uscita la condanna del*

l'eresia nestoriana, volle Sisto III che la for­

mula vittoriosa, la preghiera di Cirillo a

« Maria Madre di Dio », fosse figurata in mo­

saico sull’ arco trionfale della basilica liberiana.

Il committente affidava cioè all’ artista il com­

pito di effigiare, per la prima volta, il nuovo

dogma trasportando in immagini visibili, ad

edificazione della plebe, le conclusioni teolo­

giche di un dibattito impigliatosi in astru­

serie e livori bizantini. Dalle sottigliezze dot­

trinarie della cristologia, che avevano ina­

sprito i luminari d’Oriente e di Occidente, il

dogma doveva infine nascere alla realtà, pren­

dere corpo ed evidenza. Tassello su tassello,

con le sue particole vitree e smaltate, il mo­

saicista si accinse a fissare, con cattolica chia­

rezza, l’articolo di fede da poco stabilito,

avendo forse in mano testi canonici, certo

nell’ orecchio i pontificali suggerimenti, in­

torno il furore delle polemiche non ancora

sedate.

Sull’arco romano squadernato in tanta mu­

sicalità di spazio, a un segreto richiamo d’or­

dine e di concretezza cadeva il vento delle

dialettiche scissioni, le nubi delle tesi e degli

anatemi si scioglievano in piogge di tessere

musive, le astratte distinzioni prendevano

sembianze umane incarnando il mistero della

verginale maternità. La stessa tecnica del­

l’ opera, contesta di pietruzze colorate, asse­

condava l’impressione di un meraviglioso con­

solidarsi dei filosofemi che, uno a uno, si

rapprendevano e coagulavano in piccoli cubi,

sprizzanti ormai vivida certezza, da inserire

nella composizione. Le ardue parole delle con­

troversie e gli schemi della speculazione tri­

nitaria diventavano presenze, acquistavano la

consistenza della materia, forme definitive,

una collocazione di rapporti inalterabile.

Finché la parete su cui avevano preso volto

non fosse caduta, e ogni memoria smarrita,

la loro sorte rimaneva segnata per sempre.

Mentre le dispute proseguivano minacciando

di perdersi a ogni passo nella selva ereticale,

il poderoso arco della basilica scendeva tra i

contendenti, spaccava i contrasti nel giusto

mezzo dell’ ortodossia. G ò che per l’ innanzi bi­

sognava accettare per fede certa, rimaneva

illustrato, anzi codificato, sulla sua pagina.

Tutte le discussioni future, per quanto rigore

di logica impiegassero, non sarebbero valse a

staccare un solo granello dal mosaico, nè a

cambiarne uno d’oro in argento, cioè a spo­

stare minimamente gli attributi delle figure,

i valori e i significati della rivelazione. Il pre­

stigio di quest'arte stava

daaqae

nell’ inipri­

mere il suggello dell'autenticità e dell’immu*

tabilità alle origini dei religiosi episodi che ua

eccesso di raziocinio insidiava di contrastanti

interpretazioni. Il movimento delle sue linee,

l’accendersi delle tonalità, la successione delle

immagini, l’orditura del racconto, assume*

vano tale importanza da decidere l’orienta*

mento ecclesiastico, il destino di una fede.

Bastava porre più in alto o più in basso il

seggio della Madonna per essere cirilliani a

nestoriani, romani o alessandrini. Disegnare,

colorire, diventano una impresa non molta

diversa che se si fosse trattato di volgere

ìb

linguaggio figurativo le leggi delle dodici ta*

vole: impresa comunque da non potersi com*

piere che a Roma ove le dispute, nate in Asia,

venivano a comporsi. L’invenzione creativa,

piegata a una funzione sacramentale, si ri­

scattava tuttavia con imperiosità statutaria

assegnando il posto ai divini personaggi, sta­

bilendo le precedenze e gerarchie celesti, au­

tenticando le versioni evangeliche. Nè mai la

fantasia artistica, così infrenata da obblighi

concettuali, fu tanto autoritaria nella realia*

zazione plastica, fino a imporre per decreta

la statura e il peso alle sue forme.

Ma assistere alla nascita di un dogma, nei

modi che qui ci accade, non significa trovarla

già cristallizzato. Questo è anzi il momenta

in cui la dura gemma della dommatica riceve

la sua sfaccettatura. Qualche punta del cri*

stallo non è ancora abbastanza acuta, qualche

faccia resta da levigare. Per uscire di meta­

fora si osservi come i simboli, gli emblemi,

sembrino incerti su chi posarsi: il nimbo noa

è stato bene accertato quale testa debba cir>

condare poiché ce l’ hanno gli angeli e la Ma­

donna no, se ne adorna Erode in segno

di

autorità regia e manca al turbato Giuseppe.

Qui c ’è un angelo in più, lì un re Mago

di

meno. E i fiabeschi sovrani dell’ Epifania, dal

portamento ambiguo che neppure lascia ca­

pire se siano maschi o femmine, con le dovi*

ziose vesti persiane attillate sulle troppo toa>

deggianti membra, non senza ragione furon*

scambiati per danzatrici, o per Erodiade t

sua figlia. La misteriosa donna, cupamente

ammantata, che interviene in due scene, poti

essere identificata per la profetessa Anna, Sa*

lomè pentita, la Sibilla Cumana, la

personi­

ficazione della Chiesa; ancora oggi

impenetra*

bile, quasi che la luce del cristallo si sia dalla

sua parte spénta per sempre e un ramo

dogma, insecchito dall’ oscurità, sia stato

tardi reciso, restandone in questo mosaico

testimonianza carbonizzata, in una sorta

sottobosco della

religione.

Tale sorprei

incertezza in argomenti dogmatici,

dall’uso

dei

Vangeli

apocrifi

e

perfino

alterazioni apportate dai restauri, insinua

sospetto di contemplare un firmamento ia