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gestito,

realizzato per allusioni mimiche, minimi

accenni

e confidenze di una antica amicizia;

con una

ridente bonarietà che non scade mai di

tono

; benché abbia forse l’ inconveniente di ripor­

tare un

po’ tutte le cose ad un unico denomina­

tore. In

altre parole, se il libro ha un piccolo difetto

questo

sarebbe, se mai, una certa mancanza o

tenuità nel

chiaroscuro generale; mentre quando

si passa

ai singoli quadri, il colore, le ombre e

i rilievi,

possono riuscire vivissimi.

In quale spirito Baldini abbia girato l’Italia

del Centro e del Mezzogiorno, per una quaran­

tina di tappe, alle quali corrispondono più o

meno altrettanti capitoli, anche se possa sem­

brare superfluo, vogliamo ripetere, a chiarezza

di chi ascolta, con le stesse parole dell’autore e

dell’editore :

«

A ll’Italia non conmene d’esser

vista tanto in fretta

»,

ammonisce Baldini. E len­

tamente, a passo d’uomo, egli si sofferma davanti

a vecchi conventi, a rocche medioevali, a case

di contadini, a gruppi di donne che lavorano ai

piedi dei colli di Romagna e di Toscana, davanti

al mare di Napoli, per le vie delle città cala­

bresi. L ’Italia che a lui importa è quella che con­

tinua a vivere il suo passato e gelosamente lo

conserva e tramanda arricchito di nuove espe­

rienze e di nuovi portati, a un avvenire mi­

gliore.

E questo * Bonincontro »: chi è poi questo

Bonincontro che, nel titolo del libro, mette un

vecchiotto sapore di fiaba? Anche qui ci assiste

Baldini : * Bonincontro, egli dice, assomma e im­

persona i buoni e cari e curiosi incontri :

per­

sone, cose, leggende, paesi,

fatti dall’autore

nelle sue peregrinazioni ». Di sangue arabo-tosco­

romagnolo, come una volta volle giocosamente

definirsi, ma romanissimo di elezione e di vita,

è

curioso come in tutto il suo libro egli si sia

tenuto lontano, abbia girato largo da Roma, su

cui pur dette tante pagine fra le sue più belle,

e tante altre ha certamente da scrivere ancora.

E tutti gli incontri sono nel libro, fuorché l'in­

contro con Roma : cioè quello più grosso di tutti.

Ma noi sappiamo che tale incontro dovrà

riu­

scire

effettivamente

così

grosso, che Baldini ha

sentito il bisogno di destinargli tutto un libro in

particolare.

Auguriamoci che anche

questo pros­

simo volume

su Roma si affretti e faccia in

tempo

a rientrare nella presente fase del

vulca­

nismo

baldiniano. Chè se il vulcano ripigliasse

sonno, buonanotte! noi avremmo da aspettare

chi

sà ancora quanti ami.

Intanto può segnalarsi un risultato che, nel

suo insieme, non si riferisce più soltanto a quello

squisito, esemplare scrittore ch’è Baldini, ma a

buon numero di scrittori anche un po’ più vecchi,

o assai più giovani di lui. Scrittori ai quali, per

parecchio tempo, ne furon dette di tutti i colori ;

e fu detto che erano degli spaesati intellettuali,

corrosi dallo spirito critico, dall’estetismo, dal

decadentismo, magari un tantino esterofili: che

cosa di loro non fu detto? Sta il fatto che, proprio

a questi scrittori (ed in parte anche ai giornali

che illuminatamente si servivano delle loro fa ­

tiche), si è dovuta, durante gli ultimi trent'anni,

una fioritura di pagine e libri intorno all’Italia,

alle sue campagne, quale non si aveva da un

pezzo. E non adoperavano mica, questi scrittori,

rItalia, e le sue città e le sue terre, non le ado­

peravano mica sciorinandole come un arazzo per

decorarne qualche sfondo di romanzo. Ma le

amavano per sè stesse, cercando di ritrarle con

quella superiore forma d’amore ch’è la verità.

Soffici, Cicognani, Pancrazi per la Toscana;

Cardarelli per la

...c

mma etnisca e le Marche;

Linati per la Lombardia; Alvaro e Comisso

per un po’ dappertutto; Lonza e Savarese per

la Sicilia. Se questo loro amore della terra,

oltre che fòr.ùte di buona letteratura, non è testi­

monianza del più sano patriottismo, vorrei mi si

insegnasse come più ingenuamente e profonda­

mente uno scrittore, in quanto scrittore, potrebbe

dimostrare di voler bene al suo paese. In questa

gagliarda compagnia, Baldini sta ad uno dei

primissimi posti. Il suo nuovo libro è un altro

titolo d'onore, per lui e questa nobile scuola,

che ha aiutato a liberare l’immagine dell’Italia

dai vecchi drappi rettorici, e l’ha resa più umana,

più concreta, ed insieme più adorabile e mera­

vigliosa.

EMILIO CICCHI

S P I C C I O L I

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