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Occidentali. Alla fine s'imbarca anche lui e

compiono insieme il viaggio. E così. quasi

senza parere, di tappa in tappa, attraverso

svariate avventure ed intoppi e peripezie, fanno

il giro del mondo. Dalle Canarie

a

Capo Bianco

,

alle Isole del Capo Verde, a Cartagena. a

Panama, al Perù, al Messico, alle Isole Filip­

pine. al Giappone, alla Cina, alle Indie. E

quindi il percorso di ritorno da Goa (nelle

Indie) a Zelanda, a Parigi, a Firenze. Un

ritorno che fu disastroso se si pensi che la

nave, la caracca che portava il Carletti (il padre

era morto) e le sue mercanzie e i suoi sudati

guadagni venne assalita da ribelli zelandesi

rhe la depredarono. Egli cercò in tutti i modi

di farsi rendere giustizia, di ritornare in pos­

sesso dei suoi beni: ma non vi riuscì. Sicché

rimise piede a Firenze dopo quindici anni,

povero in canna, e compose questi

«

Ragiona­

menti

.

affidando totalmente alla fedeltà della

sua memoria. Una fatica che gli venne degna­

mente riconosciuta insieme al suo incontesta­

bile merito d'intraprendente viaggiatore, e gli

valse l'ufficio di Mastro di casa alla Corte dei

Granduchi Ferdinando e Cosimo II.

Il

contributo recato dal Carletti. dotato d'una

acuta facoltà d'osservazione e d una capacità

di rappresentazione puntuale e balzante, è defi­

nitivo per il rilievo dei caratteri e delle parti­

colarità di molti paesi.

Fra i tanti capitoli del libro ci si soffermi a

considerare le lunghe pagine dedicate al Giap­

pone. Hanno una chiara, sottile incisività da

cui risultano stagliati in pieno, con lineamenti

esatti ed inconfondibili, il temperamento di quel

popolo, la fisonomia di quel paese. Si è ancora

nella lontana epoca del medioevo nipponico,

al tempo delle forti e marcate tradizioni d'anti­

chissima origine. Ma si avverte subito che con

l'andare dei secoli questa originaria struttura

non ha avuto radicali, sconvolgenti trasfor­

mazioni. E che le impressioni

,

le descrizioni

leziose di molti viaggiatori successivi, sopra­

tutto moderni, sul Sol Levante sono il risultato

d una conoscenza superficiale e fittizia, il pro­

dotto

<f

una tendenza a lavorare di maniera.

• * •

La guerra attuale, in ispecie se si riguardano

le origini ed i motivi del conflitto

conflitto di

ideali contro interessi malamente costituiti, con­

flitto in nome

<f

una immanente legge di giu­

stizia contro vecchie, tenaci, supremazie plu­

tocratiche

— non

dorrebbe essere senza con­

seguenze sugli orientamenti della letteratura.

Sia se s'intenda la guerra emme motivo ispira­

tore. sia che la guerra la si interpreti

data

anche la sua rastità e le ragioni in conflitto

come profondo processo rivoluzionario, capace

d'investire e di rinnovare anche le forme e le

direttive delVattività intellettuale. Ma queste

forse son prospettive che. a tempesta placata,

si riveleranno con gli anni. Han bisogno di

un lungo periodo d'incubazione per sortire un

qualche effetto. Sem­

pre che. come opinano

certi critici sulla scor­

ta di precedenti espe­

rienze, la letteratura

non continui a battere

pacificamente le sue

strade. Non continui

a far la figura della

salamandra che passa

attraverso il fuoco

senza bruciarsi.

Eppure oggidì, sot­

to Vincentivo dell'at­

tualità. non si può

dire che la guerra,

anche sul terreno let­

terario. non maturi i

suoi frutti. Saranno impressioni, notazioni

giornalistiche: saranno pagine dettate dal pre­

mere dell'ora e degli avvenimenti. Ma basta che

a questi compiti si dedichino scrittori, artisti

autentici perchè quel che in altre mani diven­

terebbe materia labile e fuggevole, si coaguli e

rapprenda in validi ftaniti artistici.

Leggete, ad esempio, questo libretto di Vit­

torio G. Rossi » La guerra dei marinai

"

(edi­

tore Bompiani.

1941).

È una serie di rapidi

capitoli. Tuttavia la dura vita del marinaio,

i più segreti e meno appariscenti aspetti della

sua lotta, le macchine che egli governa e domina

con la

sua

destrezza e con la saldezza del suo

cuore, gli sforzi ed i pericoli ch'egli affronta

oscuramente, anonimamente risultano in tutto

lo splendore della loro virtù poetica. E quanto

è risultato di severa disciplina, di profonda

vocazione, d'intelligenza alacre, di freddo, riso­

luto coraggio, di lavoro assiduo e tenace, di

attenzione insonne compone un vasto pano­

rama di fatiche e di sacrifici in cui il marinaio

in guerra, quasi in se medesimo, si esalta.

Si consideri un momento il compito de

• /

dragamine o quello de

Gli ausiliari della

flotta

Son mandati che in apparenza sembrano

ingloriosi, navi le cui imprese forse non giun­

geranno mai, alla notorietà dei bollettini. Ma

che tuttavia hanno una loro funzione essen­

ziale. una loro funzione insostituibile nel

grande quadro della guerra sul mare.

E

do­

minante. in funzione di protagonista, risulta

qui l'uomo; questo complesso di capacità e

di qualità insospettabili che sventa Pinsidia

del nemico e costruisce pazientemente, lenta­

mente il disegno della rittoria.

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