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entusiasta di colpo. Al (|uai*to atto l'autore, il

'ignorile Rovctta, continuava a<I essere acclamato

dagli studenti generosi ed impetuosi, mentre il

pubblico delle poltrone era già tutto sfollato. Io

contai piii di i|iiindici chiamate... »

Fra (|iiel pubblico Icstante, c'era, giovane tra

i giovani. Nino Croce. I.a sua descrizione è breve,

ma vibrante di passione: una gran folla nella

platea, ogni tanto una bandiera metteva una gaia

nota di colon*, allorché dalli* scene una frase

Meramente echeggiava fra il pubblico assorto c

>ospeso:

«

Mi

i

i/nanilo in mi silenzio

/

iììi

ilirino

sifiiillò per Turni grere il giiirumt ilio,

tulli■ru llim i unii ufi, o min Torino,

luti:u ion

sii

, trainile iltilla fiuni imi... »

Tntt'altro ambiente al Regio, frc<|Ucntato

dall'aristocrazia che si interessa delle opere di

Wagner, allora di moda (« Virili, immetto, i in

ifiiuruntino »). K un mondo di ratlinata eleganza

— lumi, splendori di toelette, luccichio di orna­

menti preziosi — ma anche di artificio e di ipo­

crisia. ove il pettegolezzo gareggia con la maldi­

cenza i* la finzione si alterna alla posa. L'o>tdi­

lazione d'ini intercisa mento che nessuno pro\a,

il cicaleccio dell»* datile che conversano <■mar­

i-mulo Terre < sihilmulo l'is s t •>. Patteggiarsi di

taluno ad intenditore di buona musica, gl'incontri

nei palchi, i discorsi nel « ridott....... Idrante gli

intervalli (<• ttli, r im i, miniamo hi rónhstta, ni

l>ia.sin /no/ii tmit In Trilogia! *) sonoritratti magi­

stralmente dal poeta.

La borghesia affollava altri teatri. (|iiclli in

cui si tenevano pure stagioni d ’opera, o si succe­

devano compagnie di operetta o di prosa. Il pub-

blico, meno promiscuo, un po' provinciale nelle

'tic pretese intellettuali ed in certe ridicole affet-

tazioni, era più >pontanco di (|iiell*altro. Si r«*>|»i-

rava (piasi un'aria di famiglia. Kcco il Cariguano.

ove recita /accolli. In assoluto silenzio, per la

tensione creata dall'attore nelPinterpn*t azione,

sta il pubblico assorto:

*

Solo in mi muto, dorme mi giornalista

eoi riso fatto rullilo r xorriih'ntr

E l 'tu rrito rhr fu usa all'interi istu ».

Veniva infine il popolo minuto, senza molte

esigenze, che si commuoveva alle lagrimcvoli

vicende di qualche drammone (tipo •L a immura

<H Monza ») ed era pronto agli applausi, a decre­

tare trionfi, a manifestare senza ritegno e in ogni

forma il proprio animo. (ìreniiva la platea del

Teatro Torinese, di Corso Regina Margherita, o

si addensava davanti al palcoscenico di qualche

locale della |mtìferia.

I

na lieve commozione assale il Croce, nel

ricordare il teatro (iiandu ja, l'antico IPAngcnncs,

in cui. una sera del 1SLM, gli studenti iniziarono

quelle diniostrazioni che dovevano condurre ai

moti rivoluzionari. Teatro adattato a spettacoli

di marionette pel mondo piccino, desta il ricordo

di un'età lontana e felice, quando s'era piccoli

spettatori infervorati.

I na sorte assai triste toccò ad un celebre

teatro torinese, che ebbe gloria e fortuna nel

secolo scorso:

<• Ture talrolta penso ron rimpianto

ni solitario i misero « (Serbino »

umililo tlalTarrerso suo ilestino

in negozio ili mollili olTinronto ».

K dunque nel teatro che trova l'espressione della

.'ila

ina varia e lieta » il popolo torinese.

(ìli altri gruppi di liriche del volume sono

raccolte sotto i titoli: « Le rliiexr », « / ijitirnuli »,

<• / ra/jè », Alcune tratteggiano la situazione gior­

nalistica torinese di allora: « La Gazzetta tiri To­

ltolo •>. il * Momento », il « Pi nerii) ilella Contessa »,

e la <•Sfumila » (« il giornale più forte, ilijiornahine »).

Altre presentano i caffè di Torino: i bar sontuosi

del centro, i ritrovi riservati e compiacenti della

periferia, gli altri modesti e accoglienti della

collina.

<• L'nninni ili Torino >» suscitò vivissimo illtii-

rcsse nel pubblico e nella critica.

II lavoro intellettuale ed i piaceri, cui volen­

tieri indulgeva, furono al Croce eccessivi. Un

esaurimento lo aveva già abbattuto.

Intorno v'era troppa luce, troppa gaiezza,

troppa febbre. « Amò qualche donna — scrive

l'amico suo Nino Saivaneschi. — K sopra tu tto al

mondo, una. sua madre. Colse amori sottili con

le piccole mani viziate. Amori che sapevano dol­

cemente di lune pallide e di baci biondi ».

Pur continuando a tener conferenze, a lavo­

rare (un libro di novelle « I l /

iììi

ilolee percalli »,

appari postumo), si sentiva ogni giorno indebo­

lire. Fu obbligato al letto. Il mah* si aggravò.

Non sempre è triste morire, ma morire a venti anni

è sempre triste. Proprio (piando la giovinezza e

Parte gli sorridevano, come le donne che lo ama­

vano.

Poco prima di morire, udì il saluto augurale

della folla ai soldati partenti per la Libia, il muto

del suo amico Corvetto: « Tripoli bel suol tTamore *

l'incoraggiamento « Sarigo. <> mrazzata, propizio

è il reniti e dolce è la stogimi! »

li suo sogno dannunziano di una Patria lan­

ciata verso radiosi destini era ormai realtà. Allora:

* l.a intuii ijimise quasi inarreiUta;

si ehinò sul guanciale e Inerii liere

In bionda testa ron Vatlnnehe dita

e poi scomporre ne la notte grere ».

8 IC0R