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L

//

pochi di Torino

itali* Ciliberto |«* ni‘1 lijrco Cavour. In «|ii«*gli anni

f«*c«* i suoi jirimi tentativi poetiti, esercitandosi

specialmente nel sonetto, prove utili perchè lo

addestrarono in questa forma metrica e nelle sue

varietà (sonetto «loppio, sonetto niinort*. «*«*«•.).

A «|ii«*sta fax* iniziale appartengono alcuni* rac-

c«»lt«* «li v«*rsi ch'egli utili f«*c«* pubblicare: (<■/.«/-

n 'ìiiif *, < LinnZf /mftirhf •>) «* fra l'altro « Alhtl

Lii/itstr» • dedicala n«*l Natale del liti.'» ai "«-nitori

«in segno di profonda venerazione*. Il suo primo

v«>luinctt«». fu diin«|U«* composto «lai Cr«>«*«* app«*na

sedicenne.

N«*l 1 IMM» stampo un «|uiutcrn«*tto «li versi,

intitolato « I trittici ». frutto ili una scelta severa

«* giudiziosa ch«* l'autore aveva fatto «Ielle sin* poe-

si«*. Nel 1!MI7 il Croce pubblicava presso gli «-«li-

tori Sella «- (Inala «li Torino un poemetto in v«*rsi

« II boxai tifile fimi/nini » ispirato «la una soave,

antichissima leggenda ch«* un frate carmelitano,

Nat ballici 1rw ing. »*sp«m«*va aridamente in v«*st«*

prosastica n«*l libro « Kspana triuniphante *.

L'anno appressi» pubblicò un libro «li p«

«• Sul limiti tifila htff

*.

«-he si richiamava a

«|U«*II«»

all«»r.i r«*«*«*ut«• di Pastonchi * Sul lim itf tlfll'nm-

hra * «*«1 anticipava. ndl'ispirazione «li tono cre-

puscohm*. la tlistezza malata «li («nido (Sozzano,

lutanti» «-«dlalMirava a giornali e riviste, wriveva

un paio di c<»n)ni«‘<lie «* insieme a ( ligi Michelotti

un li!»r«-tlo «r<»|H-retta, viaggiava in Francia «* in

lielgio p«-r conto della «(ìazzetta «li Torino* e fr«*-

«liientava i ««irsi «li giurispnnleiiza a ll'l’uiversità.

Qu i c«»n«»bl»e i futuri autori di * Atiditt yiort-

tuzzu ». Sandro ( amasio e Nino Oxilia. coi «piali

< I poeti «ari agli «lei muoioii giovani, ma i

parenti «-ari ai poeti n•uoi«»u v«*c«*hissnni. forse

p«*r dar modo ai biograti «• ai eriti«*i «li atting«*r«*

alle loro non melodi«»sc labbra tanta prosa «l'am-d-

d«>ti «• di cotidiam* occorr«-nz«- «la abbassare al

livelli» dei comuni mortali quell** angeliche crea­

ture ■>cosi argutam«‘i)tc, scriveva Mario Praz, par­

lando d illa -iirella di Kcats. ma il suo discorso

potrebbi* ugualmente valere per il fratello di I m ­

parili. per la sorella di

P a s c o l i .

p«-r l«- madri di

(ìozzaito «* di Tarchetti.

Anche al poeta (liovanni (>«»«-«-. morto a venti

anni, sopravvisse a lungo una madre, fedele cu­

s t o d e

«Ielle sue ineni«»rie «• dei suoi v«*rsi. (ìiovaillli

Croce non è molto noto fuori «Iella cerchia t«»ri-

ncs«-.

Troppo breve la sua vita per conquistare

«Iu« Ila fama che le sue prime opere facevano

prevedére. Sebbene l'oblio. d«»po oltre treUt'amii

dalla sua morte, abbia velato un poco la sua ti-

gura «• il ricordo «l«*i suoi v«*rsi «• d«-||«- su«* novelle,

(liovanni Croce occupa tra i po«-ti italiani «l«-lla sua

generazione un posto b«*n detinito tra la luminosità

dei dannunziani e la peiiombra «lei crepuscolari.

(liovanni Croce (p«*r la famiglia e per gli amici

più semplicemente Nino) nacipic a Torino nel

issi».

Il ri«*ordo dei suoi primissimi anni rimase

l«*gato al Trentino. «»v«- aveva s«»ggiornato col

padre infermo e che presto doveva mancargli.

Ktirse la visione di quelle montagne e l'impres-

si«un* di quella ser«*na vita «li natura si stamparono

neiraiiinio del fanciullo, influendo più tardi sulla

sua ispirazione |»octicu.

Compì i simi stuili a Turila» nel Collegio nazio