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pacatezza, ili discutere le varie sentenze con serenità,

di sostenere la sentenza propria con lucide e sicure

argomentazioni, di non mai insultare i seguaci delle

sentenze contrarie

quai.do

queste — pur essendo con­

trarie — erano sostenibili e rispettabili.

Con lui la politica esulò aifatto dal Convitto: ed

era estremamente difficile ottenere un cotale ostra­

cismo in quei tempi!

Non vogliamo dire con questo che il Cafasso sia

stato un prete

patriota

nel senso comune della parola.

Il suo patriotti­

smo consisteva

ncll’esser egli un

uomo di Dio, un

esempio di tutte

le virtù sacerdo­

tali. Inflessibile

sui principi e

quindi contrario

a certe deviazio­

ni dottrinali, a

cui taluni eccle­

siastici indulge­

vano o per errore

o per ingenuità,

egli era nella pra­

tica sensato, pru­

dente, aperto alle

maturazioni in­

declinabili dei

tempi. Quando si

parlò di man­

darlo deputato al Parlamento, rispose:

La politica

del prete è quella di salvare le anime!

Questa era la sua vera vocazione e passione.

* * ★

Nel mondo ecclesiastico torinese agitavasi in quei

tempi una curiosa questione a proposito... dei panta­

loni. Si sa che i nostri bisavoli portavano calzoni corti

e stretti al ginocchio, una lunga palandrana e un cap­

pello a tricorno cioè triangolare: e così pure i preti.

Or ecco che proprio in quei giorni la vecchia moda

cade: e i laici indossano calzoni lunghi e cappello

tondo. Poco per volta i preti, infastiditi di comparire

in pubblico con quelle anticaglie disusate, reclamano

a loro volta i calzoni lunghi e il cappello tondo; alcuni

anzi li indossano senz’altro.

Oggi cotcsta questione —

la quistion d’ie braje

ci fa sorridere; eppure in quei giorni assunse aspetti

di acuta tensione, perchè oltre tutto toccava anche

un delicato punto di disciplina ecclesiastica. Agli ze­

lanti i calzoni corti e il cappello triangolare parevano

segno di vocazione sacerdotale, mentre i calzoni lun­

ghi e il cappello

tondo apparivano

segno di sentire

mondano, secola­

resco... Mo lti

guardavano a

Don Cafasso : il

quale ben alieno

dall’idcntifìcare

lo

stico con la fog­

gia dei pantaloni,

e senza entrare

in polemica, in­

cominciò a pre­

dicare con l’esem­

pio, e cioè da

parte sua indossò

sempre — anche

fuori di casa —

l’abito talare: uso

che diventò poi

generale in Italia e nei paesi latini.

* * *

Ma queste oramai ci appaiono quisquiglie. Ciò che

rende tuttora il Santo vicino a noi, attuale in tutti i

tempi e degno di essere considerato fra i massimi

nostri benefattori e concittadini, fu quella virtù eroica

ch’è il contrassegno della vera grandezza morale: la

carità.

Sull’esempio dei nostri grandi apostoli di carità

Sebastiano Va lfrè e Giuseppe Cottolcago , il C i f t t i

svolse il suo pietoso e infaticabile ministero fra i po-

« t

Medaglione in ergente d i S

m

G . CAFASSO