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pieni, alla lungimiranza non è, come si vede, acquisi­

zione moderna, anche se ritornata attuale.

I

snidaci, alloia il marchese Colli di Fclizzano ed

il cavaliere Giovanni Nigra, ebbero l’incarico di pre­

sentare tosto il memoriale approvato a Carlo Alberto

e si trovarono in grado di riferire immediatamente

al Consiglio, riconvocato in seduta straordinaria tre

giorni dopo.

La relazione fitta dal marchese Colli, e che non c’è

ragione di ritenere inesatta, contiene alcune curiose

notizie.

Nel ricevere il memoriale « Sua Maestà rispose la

solita parola :

vedrò

». Poi espresse il suo malcontento

nel vedere in piazza un assembramento, ma fu acquie­

tato colle parole: e gente inoffensiva, solo ansiosa di

conoscere le sue decisioni.

I

sindaci insistettero sovra il concetto clic fosse

opportuno compiere l’opera gloriosamente iniziata

colle riforme dell’ottobre (a favore della stampa e di

una nuova legge municipale) per conservare forza al

governo e mantenere l’ordine pubblico. Al che il re

ripetè la precedente parola:

vedrò.

*

Successivamente * dissero i relatori « Sua Maestà

si degnò di acconsentire alle nostre preghiere ed al

desiderio dell’immensa maggiorità dei suoi sudditi

fedeli ».

Lo Statuto Albertino era promesso. Il Consiglio

deliberò subito che l’intero corpo dccurionalc si re­

casse a palazzo ad esprimere « la viva e sincera grati­

tudine dell’intera città », che si scolpisse in marmo il

ricordo di quella giornata solenne, che la città offrisse

al governo terreno capace di contenere l’edificio da

destinarsi alle sedute delle due camere rapprcscnta-

C av . G io v a n n i

Nifrm. — Banchie­

re della Reai Cotte

c della Corte di R o ­

ma. fu eletto al de-

ruriooaro nel i l ) ]

ed età il ternndo

(indaco negb anni

1I47-1M*.

Il pentolo aspetto del

Marchese V itto rio

C olli di Felizzano. —

Era stato colonnello

nella regia armata. E-

lctto decurione nel 1X34

dopo avere avuto inca­

richi colla «Congrega­

zione • era stato assunto

al sindacato nel 1X46.

Era sindaco al momen­

to delle liberali e pa­

triottiche iniziative, che

portarono alla conces­

sione dello Statuto.

rive e si aprisse una pubblica sottoscrizione in tutte

le città ed i comuni dello Stato per erigere il nuovo

palazzo del Parlamento.

Carlo Alberto non volle ricevere il corpo dccurio­

nalc, come ncssun’altra deputazione c spiegò il suo di­

niego, espressione del suo tormentato spirito con pa­

role indubbiamente nobili, queste:

«Quello che ho fatto, l’ho fatto per la felicità del

mio popolo. Non voglio nè indirizzi, nè ringrazia­

menti, nè feste. Sarò contento, troppo contento se i

risultati corrisponderanno alle mie speranze. Perchè

questi si ottengano, è necessario che la calma sia ri­

stabilita e l’ordine pubblico non sia turbato ».

Il Consiglio si acconciò alla volontà reale. Decise,

peraltro, che una manifestazione religiosa (un

Te Deum)

sottolineasse quella giornata storica.

Ma, a Statuto concesso, le feste popolari prorup­

pero nella città e Carlo Alberto vi si acconciò, rinun­

ciando una volta tanto alla sua eccessiva austerità.

Non fu solo in occasione delle libertà costituzionali

che il Corpo dccurionalc di Torino mostrò di sentire

tutta l’importanza, il valore, il dovere di una pubblica

rappresentanza.

Giornate di grandi speranze e di foschi presagi

apportò ancora ai nostri padri il 1848. Ma, in ogni

occasione, i nostri predecessori vollero mostrarsi col

loro contegno amministratori attenti e sagaci sì, ma

interpreti appassionati e pronti di ogni vibrazione,

anche se politica, dell’anima del popolo.

È anche questo un grande insegnamento.

g ìu l io

c a s a u n i