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Dalla mia casa dom inante nello Langhe — re­

gione. pur troppo, trascurata dal turismo, ma sovrab­

bondante di panorami avvincenti, di paesani» vari,

ora adagiati in una serenità, quasi umbra, ora dura­

mente selvatici e prim itivi

balzo talvolta dal tavolo

di lavoro, nelle sere di estate e di autunno, attratto

da improvvise apparizioni in cielo di pennellate audaci,

stupefacenti, che diresti effetto di un consumato arti­

ficio. E le une succedono alle altre, di rado eguali,

finché, col scendere della sera, non resta in lontananza,

che un velo di rosso o di rosa sempre più vanente,

e in lontananza il seiino sinuoso delle montatine vio­

lacee.

Alcune di quelle fugaci apparizioni bellissime ho

visto incastonate in p a e sa n i degli artisti-poeti, di

quelli che

s o n o

detti 1 trasfiguratori della natura, so-

vratutto di l'ontanesi e dei suoi allievi.

C erto essi furono poeti, perchè dei poeti ebbero

la facoltà di sentire profonde emozioni per bellezze,

di cui moltissimi neppure si avvedono. Ma furono,

nel tempo stesso, artisti di eccezione, perchè seppero

ridestare in altri le stesse loro emozioni, f orse essi non

trassero del loro profondo mutimi di mai apparse

bellezze, figurazioni originali di inesistenti paesaggi.

Imprigionarono bensì l'attimo fuggitivo e lo dona­

rono aH'uomo. Ma. più di un dono riusci medicina

dello spirito.

G IU L IO C A S A L IN I