

Torino
'48
Torino
'48
Il grido di sdegno. • Nell'angolo *.
I f<er»ontgRÌ delli finzione.
c su tutto ciò clic le passa per la mente dice la sua.
Ha le abitudini del nostro popolo, gente di campagna
elio la città non ha ancora guastato.
Due aspetti della gente di tuon presentano Cìen-
nanno e il suo compare: che l’ uno personifica i « ter
roni » venuti tra noi e che non chiedono che di rima
nervi. e trovano che tutto va bene, che il nostro è il
migliore dei mondi e l’altro, 1 rattristati, coloro che
nelle cose non scoprono se non ciò che contrasta con
1 loro gusti, con le loro abitudini, con la loro men
talità e protestano e smaniano: « A Torino manca
questo, a Torino manca quest altro, non c’è niente
di bello... » 111.1 restano.
Ironia della vita.
Chi trova che a To-
rino qualche cosa di
nuovo da vedere c è
sempre, clic 1111 qualche
modo di divertirsi non
manca mai, è il mon-
ferrino Tomà, ultimo
venuto al microfoni) di
To rino '48 per raccon
tare le sue spassose vi
cende e metterci a parte
dei suoi guai. A Torino, lo
spassoso Tomà ne t.i sem
pre una delle sue, ma la
sera quando toma a casa,
e si ritrova con la mo
glie, (Untili, diffidente e
sospettosa, perchè conosce
il suo uomo c sa che
sdrucciola volentieri, sono
storie! C è sempre qual
che cosa che va per aria
e che va a finire sulle
spalle di Toma. Smorfie
e piacevolezze del vivere.
Monssù Muss, invec
chiato tra le pratiche e le
Torino ’
4
* - No*» Pangraxy:
querele, non vede niente di più bello clic la sua città,
la sua Torino, e vorrebbe tornasse come l’ha nella
memoria. Monssù Muss sta davanti a Madama tìerbin,
sgargiante e viva, secca ed asciutta, con il cappellino
sghimbescio, in atteggiamento rassegnato; la guarda
di sotto 111 su. e. timoroso, nel parlarle, si controlla,
per non provocarne 1 eloquenza. F. il suo sguardo va
al Monte dei Cappuccini che sta al centro del suo
panor
è il Monte e c è la funicolare; ed egli
la guarda, come un innamorato guarda la sua bella
e se ne riempie gli occhi. Che la funicolare rappre
senta per lui il desiderio di sollevarsi un pochino
da terra, di portarsi 1111
po' più 111 -su,
in più
minibil iicrc
per avere
sotto gli occhi panora
mi più vasti da ammi
rare: la sua città, 1 suoi
colli, 1 suoi monti. E vor
rebbe portare su anche
lei. Madama Cerbin, ma
Madama non se ne av
vede e parla e ciancia,
sproposita, sputa sentenze,
lancia progetti, invoca
sanzioni.
Quale dei due sia il
più simpatico non vi sto
a dire. Sono le espressioni
dei desideri contrastanti
che ogni buon torinese
ha ncH’animo: il desi
derio che Torino resti
ciò che era, ciò che tu e
il desiderio che si trasfor
mi c si rinnovi. Che se
fu grande e importante
nel passato, grande e im
portante deve essere an
cora per l'avvenire.
la sorriderne tota Roiin.
GIGI MICHELOTTI